sabato 30 marzo 2013

French zeuhl and progressive vol. 1 (Zao/Eskaton/Weidorje)

Weidorje

Zao (Francia) - Shekina (1975). Innervato da due ex-componenti dei Magma (Seffer e Cahen), il gruppo licenzia un jazz-rock strumentale fluido e preciso, in cui si intarsiano con naturalezza notevoli interventi d’archi. Shekina è la presenza divina; i titoli delle tracce rimandano alla cabala ebraica. Yochk'o Jeff Seffer, voce, sassofono, clarinetto; Claudine Lassere, violoncello; Françoise Douchet, viola; Marie-Françoise Viaud, viola;  Michèle Margand, viola; François "Faton" Cahen, tastiere;  Gérard Prévost, basso; Pierre Guignon "Ty Boum", percussioni; Jean-My Truong, batteria.

Weidorje (Francia) - Weidorje (1978). Autori di un solo album, ma è un album capolavoro. Ancora due transfughi dei Magma (Gauthier e Paganotti; Weidorje è parola kobaiana) quali architravi del nuovo gruppo. A differenza di Zao si ritrovano certe litanie vocali (non cantate) proprie della band madre, inquietanti e spettrali, ma l’impianto è un jazz-rock liquido, con splendidi intarsi di fiati, sorretto da percussioni implacabilmente precise e dal basso grandioso di Paganotti. Bernard Paganotti, voce; Yvon Guillard, voce; Michel Ettori, chitarra; Jean-Philippe Goude, tastiere; Patrick Gauthier, tastiere; Kirt Rust, batteria.

Eskaton (Francia) - 4 visions (1981). Altra gemma del progressive zeuhl, gioiosamente frenetico dall’inizio alla fine grazie alla bravura delle due cantanti (favellano in francese) e della inesauribile sezione ritmica. La traccia eponima è un classico immortale. Amara Tahir, voce; Paule Kleynnaert, voce; Alain Blésing, chitarra; Gilles Rozenberg, tastiere; Eric Guillaume, tastiere; André Bernardi, basso; Gérard Konig, batteria.


giovedì 28 marzo 2013

Another prog another fake - Ballettirosadimacchia


E facciamoci quattro risate ... La formazione ufficiale: Tonino Leo Ucchi, voce, chitarra, basso, tastiere, flauto; Antonio Sassada, chitarra; Gianni Mazzi, tastiere; Marcello Taddeo Matteotti, tastiere, batteria, percussioni, un bel gruppo di italiani progressivi del 1975 circa; la formazione non ufficiale, ma probabile, un assemblea di buontemponi di Osaka che, presumibilmente fra Ottanta e Novanta, prese in giro parecchi amatori e collezionisti. 
Non che il disco abbia raggiunto quotazioni ragguardevoli; fra i cinquanta e i cento euro, diciamo. Certo, il titolo della terza traccia, Altre guei colli (Oltre quei colli ...avrebbe dovuto ingenerare qualche sospetto; per tacere di una serie di svarioni linguistici sulle note di copertina; e che dire del guazzabuglio dei testi in cui lacerti della bella lingua (a volte con inflessioni sudiste) affogano in un delirante broccolino italo-nipponico? Usi a credere fermamente ben più colossali sciocchezze, gli abitatori della nostra penisola non si lasciarono certo scoraggiare da qualche implausibilità, soprattutto in un campo in cui la valutazione estetica cede(va) volentieri il passo alla ricerca della rarità e della stramberia.
Operazione quasi divertente (ma assolutamente inferiore per qualità ai falsi del krautrock della metà degli anni Novanta); per i fortunati che ancora han voglia di ridere nel 2013.

Indice generale delle serie/General index






























- Volume 28 (Mama Dada 1919/Michael Mantler/Albert Marcœur/Mars/maschine No. 9/Maté-Vallancien/Costin Miereanu)







- Volume 35 (Plastic People of the Universe/Poison Girls/Pôle/Pop Group/Michel Portal-John Surman-Barre Phillips-Stu Martin-Jean-Pierre Drouet/Bomis Prendin)

- Volume 36 (Albrecht D./Jef Gilson/Frank Köllges)

- Volume 37 (Public Image Limited/Red Crayola/Red Noise/Steve Reich-Richard Maxfield-Pauline Oliveros/Achim Reichel & The Machines/Residents/Catherine Ribeiro + The Alpes)

- Volume 38 (Boyd Rice/Terry Riley, Rocky's Filj/Claudio Rocchi/Ron 'Pate's Debonaire/Dieter Roth-Gerhard Rühm-Oswald Wiener)

- Volume 39 (Ray Russell/Terje Rypdal/Martin Saint-Pierre/Second Hand/Zamla Mammaz Manna/Günter Schickert/Secret Oyster)

- Volume 40 (Seesselberg/Semool/Sonny Sharrock/Silberbart/Siloah/Smegma)

- Volume 41 (Sally Smmit & Her Musicians/Snatch/Soft Machine/Karl-Heinz Stockhausen/Sperm/Pop & Blues Festival '70/Stooges)

- Volume 42 (Demetrio Stratos/Supersister/Taj Mahal Travellers/Tamia/Tangerine Dream/Ghédalia Tazartès/Technical Space Composer's Crew/Mama' Béa Tekielski)

- Volume 43 (Third Ear Band/Thirsty Moon/This Heat/Jacques Thollot/Thrice Mice/Throbbing Gristle/Paolo Tofani/Tokyo Kid Brothers)

- Volume 44 (Tolerance/Tomorrow's Gift/Ton Steine Scherben/Transprovisation/Spacebox/Twenty Sixty Six & Then)

EARLY PSYCHEDELIA

- Volume 1 (Ant Trip Ceremony/Daily Flash/Fifty Foot Hose)

- Volume 2 (Charlatans/Chocolate Watchband/Count Five)

- Volume 3 (Notes from the Underground/Druids of Stonehenge/Other Half/Frumious Bandersnatch)

- Volume 4 (Jacks/Mops/Apryl Fool)

- Volume 5 (Golden Dawn/Josefus/Ultimate Spinach)

- Volume 6 (Jefferson Airplane/Grateful Dead/Quicksilver Messenger Service)

- Volume 7 (Shadows of Knight/Music Machine/Seeds/Leaves)

- Volume 8 (Mystery Trend/Mad River/Standells)

- Volume 9 (Fever Tree/Mouse & The Traps/Doors)

- Volume 10 (Bad Seeds/Zachary Thaks/13th Floor Elevators/Kenny & The Kasuals)

- Volume 11 (Blossom Toes/Creation/Fleurs de Lys/John's Children)

- Volume 12 (Night Shadow/? & The Mysterians/Remains)

- Volume 13 (Finchley Boys/Haunted/Litter)

- Volume 14 (Kaleidoscope/Litter/Silver Apples)

- Volume 15 (My mind goes high [comp]/West Coast Pop Art Experimental Band/Jake Holmes)

- Volume 16 (The great British psychedelic trip)

- Volume 17 (It's a Beautiful Day/Hapshash & The Coloured Coats/Tomorrow)

mercoledì 27 marzo 2013

Nurse With Wound list vol. 26 (Lemon Kittens/Lily/Limbus 3/Limbus 4/Lubat, Engel, Louiss Group/Alvin Lucier)

NWW list vol. 26. Alvin Lucier

152. Lemon Kittens (Gran Bretagna) - We buy a hammer for Daddy (1980). Pieno post-punk: gli spasmi americani della no-wave (Mars, DNA, Contortions), ma declinati secondo il gusto nichilista europeo, ammorbato da toni plumbei (Coasters) e funebri (Motet). Ritroveremo Blake nei Current 93, ma nei Kittens stazionerà anche Mark Perry, già in Alternative TV (NWW3 e EBP2) e Good Missionaries (NWW19). Da ascoltare ovviamente. Danielle Dax, voce, chitarra, tastiere, basso sassofono, flauto; Karl Blake, voce, chitarra, tastiere, basso, batteria.

153. Lily (Germania) - V.C.U. (We see you) (1973). La medietà dell’ispirazione è riscattata dai continui scarti stilistici (progressive, blues, jazze dall’ottimo lavoro dei due chitarristi. Pur essendo un’opera nata in pieno krautrock, V.C.U. vanta una solida prosaicità; nella riedizione in CD del 2002 compaiono altre quattro tracce che evidenziano momenti improvvisativi non banali (The wanderer, 16’27’’). Wilfried Kirchmeier, voce, tastiere, basso, percussioni; Klaus Lehmann, chitarra; Manfred-Josef Schmid, chitarra; Hans-Werner Steinberg, sassofono; Manfred Schlagmüller, tastiere, percussioni, batteria; Armin Bannach, gong.

154. Limbus 3 (Germania) - New-Atlantis (1969). Improvvisazioni, cacofonie e bizzarrie assortite ricercate con insistenza programmatica e che solo a tratti riescono a liberarsi pienamente sull’onda di influssi sonori world (bella la seconda parte di Oneway-Trip). Bernd Henninger, Gerd Kraus, Odysseus Artner, chitarra, flauto, violino, violoncello, percussioni.

155. Limbus 4 (Germania) - Mandalas (1970). La seconda prova dei Limbus (denominato anche Cosmic music experience) è un tour de force che aggiunge poco al lavoro precedente. La prima traccia (Dhyana; ricordiamo che Canaxis di Holger Czukay uscì nel 1968) è una processione di mantra ben supportati dal ricorso a strumentazione etnica. Altrove però i Limbus confermano che l’operazione, che ha i suoi momenti di pregio, rimane superficiale, più curiosa che profonda. Bernd Henninger, Gerd Kraus, Matthias Knieper, Odysseus Artner, chitarra, flauto, violino, viola, violoncello, percussioni.

156. Lubat, Louiss, Engel Group (Francia) - Live at Montreux 72 (1972). Tre protagonisti della scena francese, Bernard Lubat (lo vedremo con Michael Portal), Eddy Louiss (già con Petrucciani) e Claude Engel (già fondatore dei Magma), in attesa di diventare tre veterani pieni di cicatrici e onusti di medaglie, licenziano un lavoro di jazz-rock irresistibile e paradigmatico: il calore delle tastiere, la percussività quasi funky, gli assoli di Engel richiamano i Settanta più gloriosi e immarcescibili. Esce dal seminato la traccia finale (dovuta a Lubat), più cupa e introversa. Da ascoltare. Claude Engel, chitarra; Eddy Louiss, tastiere; Marc Bertaux, basso; Bernard Lubat, tastiere, batteria.

157. Alvin Lucier (Stati Uniti) - Bird and person dyning (1976). Sperimentatore purissimo, docente universitario, personaggio irriducibile a qualsiasi forma musicale tradizionale (notevoli le sue ricerche nel campo ambientale), Lucier fu attivo anche in Italia; questo suo primo album fu pubblicato, infatti, dalla Cramps: la prima traccia (The duke of York, 20’21’’) vede manipolare la voce umana; la seconda (Bird and person dyning, 23’54’’) sovrappone al trillo d’un uccello (in loop) degli effetti acustici inquietanti e taglienti, a volte ai limiti della sopportabilità auditiva. Da ascoltare. Astenersi melodici.

lunedì 25 marzo 2013

Fools, villains and guitar heroes vol. 8 - hard and heavy rocks 1976 1^ parte/2^ parte/3^ parte

Thin Lizzy

1975

Mariah (Stati Uniti) - Rock and roll band

1976

AC/DC (Australia) - Dirty deeds done dirt cheap
Alkatraz (Gran Bretagna) - Nobody like you
Angel Demonic (Stati Uniti) - Gorilla
Bad Axe (Stati Uniti) - Blues L.A.
Beauteaze (Stati Uniti) - Fun city
Blue Max (Canada) - The new one
Blue Öyster Cult (Stati Uniti) - (Don’t fear) the reaper
Boston (Stati Uniti) - More than a feeling
Budgie (Gran Bretagna) - Black velvet stallion
Chango (Stati Uniti) - Meeting of the gods
Chicken Bones (Germania) - Feeling
Cornerstone (Danimarca) - Mother of mercy
Dallas (Stati Uniti) - I close my eyes
Désirée (Germania) - Woman
Dirk Steffens (Germania) - Just a game
Dirty Tricks (Gran Bretagna) - Black diamond
England (Gran Bretagna) - The fleece
Epizootic (Svezia) - Pluto
Flase Prophet (Stati Uniti) - Flight of the Glaurung
Fancy (Gran Bretagna) - She's riding the rock machine
Fast Buck (Gran Bretagna) - Understanding is the word
Finch (Australia) - Crystal country gorge
Flax (Norvegia) - Leaving home
Ginbae (Giappone) - Anne of the seven gables
Granmax (Stati Uniti) - Glitter boots boogie
Hawkwind (Gran Bretagna) - Kerb crawler
Holy Smoke (Stati Uniti) - Champaign dream
Horton (Stati Uniti) - Light the sky
Irmin’s Way (Germania) - Alone
Joe Walsh (Stati Uniti) - Time out
Judas Priest - Victim of changes
Kansas (Stati Uniti) - Carry on wayword son
Karl Taylor (Stati Uniti) - Stray lady
Kedama (Svizzera) - Finale
Killer Kane Band (Stati Uniti) - Mr. Cool
Kiss (Stati Uniti) - Detroit rock city
Lorraine Lewis (Stati Uniti) - Chains
Mirthrandir (Stati Uniti) - Light of the candle
Mother's Finest (Stati Uniti) - Niggizz can't sang rock'n'roll
Mothers of Track (Belgio) - Storm in a teacup
National Flag (Gran Bretagna) - Captain’s order
Nazareth (Gran Bretagna) - Love hurts
Oko (Jugoslavia) - Hoces z menoj
Paris (Gran Bretagna) - Breathless
Parni Valjak (Jugoslavia) - Tako prodje tko ne pazi kad ga parni valjak zgazi
Peck-Smyth & Off (Messico) - Masacre
Plus (Argentina) - Tomame como soy
Rainbow (Gran Bretagna) - Stargazer
Reaction (Germania) - Ronny stone
Redhouse (Australia) - Snapshot
Ricardo Soulé (Argentina) - Muchos caminos y desafios
Rock da Mortalha (Brasile) - Satânico estripador
Ross Wilson (Australia) - Greaseball
Ruby Jones (Stati Uniti) - Such a woman
Southern Cross (Australia) - What I am waiting for
Stonewall (Stati Uniti) - Bloody Mary
Supernaut (Australia) - Contacts
T.C. (Stati Uniti) - Sympathy
Taste (Australia) - Lady of love
Thin Lizzy (EIRE) - The boys are back in town
Truth and Janey (Stati Uniti) - No rest for the wicked
TV Sucupira (Brasile) - Casa das máquinas
Walter Rossi (Canada) - Hey Serena
Warrior (Olanda) - Hell race
Wheatstone Bridge (Stati Uniti) - Live each day
White Summer (Stati Uniti) - Sail
Wildmarken (Svezia) - Gitarr och dragharmonika
Wishbone Ash (Gran Bretagna) - Outward bound
Yesterday & Today (Giappone) - My heart plays too

sabato 23 marzo 2013

Fascisti, ma progressivi - Janus 1976-1981


In realtà non molto progressivi; forse fascisti; e detentori di una patente di alternatività garantita, più che dalle scelte musicali, dalla quasi totale clandestinità. Un aura da ghetto dovuta certamente alla temperie politica coeva, alla carenza di un pubblico partecipe e, forse, anche ad un sommesso compiacimento underground per l'autoesclusione ("le aquile volano sole, i corvi vanno a stormi").
Formatisi a Roma a metà dei Settanta su impulso di Mario Ladich (una loro storia è delineata dal sito Pinzillacchere Musicali; per l'inquadramento storico bello il post di John's Classic Rock con testimonianze d'alcuni protagonisti del tempo), gli Janus risentono, rispetto alla media della produzione italiana del periodo, degli stessi limiti che questa soffre nei confronti di quella maggiore europea: debolezza delle parti vocali, improvvisazione, privilegio della parte militante su quella squisitamente musicale, ricerca esclusiva del melodismo. Nonostante tali manchevolezze, gli Janus si differenziano, però, dalle precedenti esperienze di destra: sia per il loro eclettismo sonoro (il rock indurito tipico dei Settanta, il progressive, il punk), sia per un deciso arricchimento dei riferimenti culturali a detrimento della pura testimonianza nostalgica: De Aegypto è il volgarizzamento d'un poema di Ezra Pound, il testo di Al Maestrale pare liberamente ispirato all'omonima canzone da ballo di Friedrich Nietzsche*. Altrove i Nostri diluiscono meritoriamente eventuali tributi al nazifascismo in un'elegia funebre (Dresda**); celebrano l'escapismo con rimandi al folclore celtico e latamente tolkeniano (An dro; King of the fairies); si concedono raramente alla lutulenza dell'odio politico (Kampf: "Attento compagno inizia la lotta!"), anzi declinano tale sentimento con accenti frontisti bipartisan che, ormai, muovono al sorriso (L'Europa delle aquile: "No, non credo all'uomo massa/No, non credo alle follie di Marx/No, non credo all'uomo ingranaggio/No, non credo ai grattacieli di [Zio] Sam!"); celebrano il cameratismo con riservato contegno (Note per un amico [A Stefano]; Canzone di un prigioniero politico); mostrano una certa forza d'ensemble (nella Janus first session, 26'14''). 
Il chitarrista Stefano Recchioni fu ucciso nel 1978 da un membro delle forze dell'ordine durante gli scontri scoppiati in seguito ai fatti di Acca Larentia*** (in cui altri due militanti del MSI caddero per mano di un sedicente Nucleo Armato di Contropotere Territoriale).
In realtà le istanze politiche del tempo (di qualunque parte) erano già carne da macello da almeno un quinquennio; la normalizzazione del Potere Unico avanzava incontrastata. Pochi la riconobbero, ancor meno la denunciarono esplicitamente. The brave new world, che ora viviamo, era alle porte. Tutto il mondo politico dei Settanta, strumentalizzato e annientato proprio da quel Potere, porta le stimmate di una sconfitta epocale. Una  pacificazione storica dovrebbe partire da qui.


* Cfr. la lettera del filosofo a Peter Gast datata 22 Novembre 1884.
** La città fu teatro dei bombardamenti a tappeto angloamericani; si registrarono quasi 400.000 vittime civili.
*** L'anno seguente un altro militante, Alberto Giacquinto, venne ucciso dalle forze dell'ordine durante la commemorazione.

giovedì 21 marzo 2013

Shades of darkness - Story of Mark Lanegan 1990-2001

di Laura Boccardelli*

Mark Lanegan muove i primi passi musicali ad Ellensburg, cittadina anonima del Nord-Ovest americano a sud di Seattle, grazie ai due compari Van e Gary Lee Conner, dando l'avvio ad uno dei combi più misconosciuti dell'ondata grunge, gli Screaming Trees. Ma mentre gli Alberi Urlanti tra la metà degli anni '80 e i primi '90 tentano l'assalto all'industria musicale sulla scorta della colonna sonora di Singles - filmetto dell'ex-redattore di Creem e Rolling Stone Cameron Crowe, pretesto per un più largo fenomeno di là da venire - a suon di psichedelia più o meno debitrice dei vari 13th Floor Elevators e Sonics, il biondo vocalist intreccia una storia musicale del tutto personale. La sua scelta previlegia sonorità ben diverse da quelle della band d'origine e lo orienta in un panorama più intimo, costellato di ben altri riferimenti, Tim Hardin, Fred Neil, Nick Drake, addirittura il Dylan dei Basement Tapes.
Primo sforzo solista è The winding sheet (1990), sudario in musica di emozioni sofferte e leggere come pennellate di chitarra. Coadiuvato dall'ottimo Mike Johnson, al basso nei Dinosaur Jr del buon Mascis, e da un insospettabile Cobain, con cui diede vita ad un progetto effimero, il trio blues The Jury, Lanegan dà vita a una serie di brani che come bolle sonore si adagiano pigramente in atmosfere di lunghi pomeriggi alcolici e mattine piovose:

- Museum
- Eyes of a Child
- Woe
- Where Did You Sleep Last Night 
(quest'ultima sarà ripresa dai Nirvana nel celeberrimo Mtv Unplugged)

Passano quattro anni, che per l'industria musicale sono decadi, e mentre gli Screaming Trees mancano l'appuntamento con la gloria Lanegan rimugina una serie di tracce registrate distrattamente tra un concerto e l'altro, meditandone anche la fine poco gloriosa tra le onde di un fiume. Fortuna che viene dissuaso da Jack Endino, ex-Skinyard e ora produttore a tempo pieno di band Sub Pop, che, con l'aiuto prezioso di John Agnello, riesce a dare forma a una scaletta stupefacente per raffinatezza compositiva e messa a fuoco musicale: Whiskey for the Holy Ghost esce all'inizio del 1994, poco prima della tragedia che colpirà il mondo del pop tutto, facendo perdere al pubblico una personalità di spicco e a Mark un grande amico, ed è imbevuto di una tristezza sublime, quasi accennata, persa com'è tra ariosità chitarristiche e vocalità matura. Per molti questo è il lavoro migliore di Sua Tenebrosità, per altri semplicemente un album imprescindibile:

- Borracho
- Carnival
- Sunrise
- Judas Touch

E' ancora Mike Johnson ad affiancare lo Screaming Tree nel suo viaggio musicale, in questo caso di ritorno dall'inferno della tossicodipendenza.  Ricoverato dopo l'arresto avvenuto nel '97 in una clinica riabilitativa del Quebec, viene inserito in un programma di disintossicazione che lo porta attraverso inferni personali stavolta più sbiaditi. Scraps at midnight (1998), risultato di quel viaggio, oscilla infatti tra tempeste sonore ed impeti malinconici, trovando di rado la quadratura del cerchio, e non aiuta l'ingresso in squadra del seppur valido Dave Catching, storico fondatore dei Masters of Reality e uomo di punta dello stoner a stelle e strisce.

- Hospital Roll Call
- Bell Black Ocean
- Praying Ground
- Because of This

Ogni artista che si rispetti ha l'umiltà delle sue origini, e per tributare il giusto onore a chi lo ha ispirato Lanegan fa uscire a suo nome un albo di cover in cui omaggia i suoi padri spiritual-musicali. I'll take care of you (1999) cela perle di assoluta ispirazione, come la Carry home di gun clubiana memoria, oppure Shiloh town, che il compianto Tim Hardin componeva nel Village dei tardi Sessanta, o ancora i Leaving Trains con Creeping coastline of lights e brani più tradizionali che trovano un più ampio respiro. Un lavoro che sa di frontiera polverosa, di quell'Epica americana insomma che forma generazioni di songwriter.

- Carry Home
- I'll Take Care of You
- Shiloh Town
- Little Sadie
- Shanty Man’s Life

Mentre lo scadere del millennio vede il dissolversi inesorabile dell'avventura Screaming Trees, il baritono di Ellensburg tesse una tela di dodici brani che lo vedono ormai come assoluto protagonista compositivo. Field songs (2001) registra non solo un cambio di etichetta, ma nuove collaborazioni, a partire da Jeffrey Lee Pierce per la splendida Kimiko's dream house, brano che il biondo punk californiano lascia in eredità al suo amico prima di morire di emorragia cerebrale nel 1996. Per molti è il lavoro della seconda maturità, e non si può negare una maggiore compattezza rispetto a Scraps of midnight, mentre lo Sturm und Drang si armonizza in tessiture sonore precise; a proposito di sodali spuntano Ben Shepherd dei Soundgarden, Duff MacHagan ex-Guns'n'Roses, e l'allora compagna Wendy Rae Fowler.

- No Easy Action
- Miracle
- Blues for  D
- Kimiko’s Dream House
- Resurrection Song

* Autrice della tesi Mark Lanegan, l'ultimo songwriter, Università degli Studi di Tor Vergata, 2007.

mercoledì 20 marzo 2013

Giorgio Lo Cascio - Cento anni ancora (1976) e canzoni varie 1973-1989


Abbiamo già incontrato Giorgio Lo Cascio in uno dei post ideati contro la malinconia. La sua Fiori bianchi fiori scuri, intessuta di efficaci metafore che rievocano gli scontri di piazza dei Settanta, è una delle canzoni italiane più belle del periodo.
Giorgio Lo Cascio (1951-2001) nacque artisticamente sulle scene del Folkstudio, locale nato alle pendici del Gianicolo al sorgere degli anni Sessanta. Al Folkstudio è legata una ricca aneddotica (graziosa la storiella dell'esibizione dylaniana del 1962, davanti a quattro gatti più interessati al bar che a lui; il vate era in viaggio per Perugia, destinazione la compagna Suze Rotolo): aneddotica che, forse, dice poco di musica e molto sul clima sociale e politico romano di quel tempo. I compagni di viaggio di Lo Cascio: Francesco De Gregori (con cui formò un effimero duo), dylaniano convinto, Antonello Venditti, devoto di Elton John, il facondo Ernesto Bassignano.
La discografia del cantautore romano è sommessa e riservata. Come il suo autore è quasi misconosciuta (ed inedita in CD): ho faticato a racimolare un album intero e parti degli altri tre (La mia donna, 1973; Il poeta urbano1976; Il vaso di Pandora, 1989). Merita però di essere divulgata, non tanto per i suoi meriti artistici (che pure vi sono), ma perché, tramite la sua figura, secondaria e sfortunatissima, possiamo rievocare un particolare momento della storia italiana e romana: un periodo, mi arrischio a dire, felice.
Dei primi anni Settanta mi ricordo "come per suonno", come in un sogno, poiché ero quasi un infante. Vivevo in un suburbio popolare; ci erano familiari figure come il varichinaro, il biciclettaro, il vinaro e l'oliaro, la merciaia. Spesso dai  balconi venivano calati dei canestrelli con dentro qualche centinaio di lire: accorreva il garzone del fornaio (il cascherino di pasoliniana memoria, reso celebre da una pubblicità di Ninetto Davoli), pigliava i soldi, deponeva un cartoccio e un po' di spiccioli di resto, il canestrello veniva issato: "Grazie regazzì!". Non era difficile sentire, sempre 'dar fornaio' serissime ordinazioni: 'mezz'etto de mortatella', una bustina di Idrolitina o Frizzina. Studiare, studiavamo quasi tutti; il nostro maggior vanto era mostrare l'astuccio all'inizio dell'anno scolastico; era ambita la matita bifronte, rossa e blu; l'odore del gesso e del legno delle matite profumava l'aria; il pallone era l'unico gioco di massa, oltre alla schicchera (giocata con biglie di vetro). Un capofamiglia bastava a cinque, sei persone. C'era il filobus, il biglietto (vidimato dal bigliettaio in carne e ossa) costava Lire 50, una ciambella Lire 100. Adesso un biglietto costa Euro 1,50, una ciambella 0,90 il che non depone a favore dell'attuale amministrazione tramviaria comunale (o forse depone a favore dei fornai). 
Ogni volta che ascolto gli arpeggi di Giorgio Lo Cascio mi vengono in mente queste cose. Non so neanche perché ve ne parlo. Mi sovviene un mondo forse chiuso in se stesso, ma ancora basato su una certa idea comunitaria del vivere; in cui i rapporti erano costruiti su modelli immediatamente riconoscibili, secolari, spontanei. La politica, la musica, erano espressione di tutto questo. 
Il 1976 fu anno di svolta, totale e irreversibile. Cominciava a svanire il vecchio ordine. Svanivano le genti, i popoli, le associazioni, i legami profondi. Nella borgata fece irruzione la droga. In pochi anni se andarono a decine. Il cascherino pure: lo trovarono in un cesso nel 1980 o giù di lì. Si era alle porte del nuovo mondo mirabile. Quando me ne andai dalla mia prima casa di tutto ciò avevo vissuto sino a poco tempo prima non era rimasto nulla. 
Lo Cascio se ne andò a neanche cinquant'anni, ma il mondo delle sue canzoni andava sbiadendo, il tessuto che le formava (sensazioni, passioni, nostalgie, speranze) era ormai incomunicabile alle nuove generazioni. La nostalgia lo ricorda per noi, pochi e felici, come in un sogno lontanissimo.

lunedì 18 marzo 2013

Un film un disco vol. 4 - Joe Hisaishi/Takeshi Kitano - Sonatine (1992)


Uno yakuza insofferente alle gerarchie e stanco della vita (Murakawa) viene spedito dal boss in missione a Okinawa in vista d’una mediazione con una gang rivale; i suoi uomini, però, vengono lentamente decimati: in realtà è proprio il boss, Kitajima, ad averlo allontanato per annientarlo e appropriarsi delle sue zone d’influenza. Senza via di scampo, Murakawa si prenderà una sanguinosa vendetta per poi suicidarsi.
Il film è diviso in tre parti: la prima descrive il sottobosco criminale secondo i canoni hard boiled; la seconda, centrale, descrive il lento sgretolarsi della gang di Murakawa sulla spiaggia di Okinawa - uno stillicidio cruento intervallato da goliardie e dalla relazione con una prostituta; il capitolo finale è una definitiva approssimazione alla morte.
E quante volte si è celebrata la bella morte? L’azione disperata e stoica che viene intrapresa pur nella consapevolezza della fine? Uno dei temi più antichi del mondo, dalla grecità più insondabile, micenea e nordica, al mondo germanico (scandinavo e anglosassone) a quello orientale e nipponico. Il fato inesorabile che sovrasta l’uomo: Wyrd, Fate, Karma, Ananke. Chi, pur sapendosi avviato alla morte, accoglie con felicità il disegno incontrastabile della vicenda umana e, anzi, lo asseconda è il vero depositario della libertà. Kitano nasce come autore comico: gli è congeniale, quindi, il disvelamento del volto complementare di quel mondo, la tragedia. I lazzi e gli scherzi sulla spiaggia, dominata da una luna sempre eguale e da un cielo immobile, preannunciano i bagni di sangue di poi. Gli stessi poeti greci durante i concorsi presentavano tetralogie: tre tragedie e un dramma satiresco; e sarà proprio il Sileno, un carattere comico e antichissimo, a dichiarare l’estrema verità della tragedia umana: “Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto”. E non sarà Shakespeare a recuperare questa dualità presentando nei suoi drammi il buffone (fool) che presagisce il destino inevitabile?
Kitano utilizza una simbologia potentissima e universale, un tratto d’unione che lega misteriosamente le radici occidentali (greco-romane e germaniche) con un sentire zen quasi epico.

sabato 16 marzo 2013

US #1 hits vol. 3 - 1964/1965/1966



1964

1-4
Bobby Vinton
There! I’ve said it again
5-11
Beatles
I want to hold your hand
12-13
Beatles
She loves you
14-18
Beatles
Can’t buy me love
19
Louis Armstrong
Hello Dolly
20-21
Mary Wells
My guy
22
Beatles
Love me do
23-25
Dixie Cups
Chapel of love
26
Peter & Gordon
A world without love
27-28
Beach Boys
I get around
29-30
Four Seasons
Rag doll
31-32
Beatles
A hard day’s night
33
Dean Martin
Everybody loves somebody
34-35
Supremes
Where did our love go
36-38
Animals
39-41
Roy Orbison
Oh, pretty woman
42-43
Manfred Mann
Do wah diddy diddy
44-47
Supremes
Baby love
48
Shangri-Las
Leader of the pack
49
Lorne Greene
Ringo
50
Bobby Vinton
Mr. Lonely
51
Supremes
Come see about me
52
Beatles
I feel fine

1965

1-2
Beatles
I feel fine
3
Supremes
Come see about me
4-5
Petula Clark
Downtown
6-7
Righteous Brothers
You’ve lost that lovin’ feelin’
8-9
Gary Lewis & The Playboys
The diamond ring
10
Temptations
My girl
11-12
Beatles
Eight day a week
13-14
Supremes
Stop! In the name of love
15-16
Freddie & The Dreamers
I’m telling you now
17
Wayne Fontana & The Mindbenders
Game of love
18-20
Herman’s Hermits
Mrs. Brown you’ve got a lovely daughter
21
Beatles
Ticket to ride
22-23
Beach Boys
Help me, Rhonda
24
Supremes
Back in my arms again
25
Four Tops
I can’t help myself (sugar pie honey bunch)
26
Byrds
Mr. Tambourine man
27
Four Tops
I can’t help myself (sugar pie honey bunch)
28-31
Rolling Stones
(I can’t get no) satisfaction
32
Herman’s Hermits
I’m Henry VIII, I am
33-35
Sonny & Cher
I got you babe
36-38
Beatles
Help
39
Barry McGuire
Eve of destruction
40
McCoys
Hang on Sloopy
41-44
Beatles
Yesterday
45-46
Rolling Stones
Get off my cloud
47-48
Supremes
I hear a symphony
49-51
Byrds
Turn turn turn (to everything there is a season)
52
Dave Clark Five
Over and over

1966

1
Simon & Garfunkel
The sound of silence
2-3
Beatles
We can work it out
4
Simon & Garfunkel
The sound of silence
5
Beatles
We can work it out
6-7
Petula Clark
My love
8
Lou Christie
Lightnin’ strikes
9
Nancy Sinatra
These boots are made for walkin’
10-14
SSG Barry Sadler [SSgt Barry Sadler]
Ballad of the green berets
15-17
Righteous Brothers
(You’re my) soul and inspiration
18
Young Rascals
Good lovin’
19-21
Mamas & Papas
Monday Monday
22-23
Percy Sledge
When a man loves a woman
24-25
Rolling Stones
Paint it, black
26
Beatles
Paperback writer
27
Frank Sinatra
Strangers in the night
28
Beatles
Paperback writer
29-30
Tommy James & The Shondells
Hanky Panky
31-32
Troggs
Wild thing
33-35
Lovin’ Spoonful
Summer in the city
36
Donovan
Sunshine Superman
37-38
Supremes
You can’t hurry love
39-41
Association
Cherish
42-43
Four Tops
Reach out I’ll be there
44
? & The Mysterians
96 tears
45
Monkees
Last train to Clarkville
46
Johnny Rivers
Poor side of town
47-48
Supremes
You keep me hangin’ you
49
New Vaudeville Band
Winchester Cathedral
50
Beach Boys
Good vibrations
51-52
New Vaudeville Band
Winchester Cathedral
53
Monkees
I’m a believer