NWW list vol. 34. Pere Ubu |
Indice generale/General index
202. Pataphonie (Francia) - Pataphonie
(1975). Ancora un attentato anticommerciale. Due lunghi strumentali: Pataphonie, 18’50’’ e Structure poubelle, 22’22’’; due
improvvisazioni sommesse, ma inquiete: itinerari in cui l’ascoltatore (specie
in Structure) fluisce lentamente
cogliendo un mondo ricco di echi e rintocchi incantati. Da sentire. André
Viaud, chitarra; Bernard Audureau, tastiere; Pierre Demouron, basso; Gilles
Rousseau, percussioni.
203. Jean François
Pauvros & Gaby Bizien (Francia) - No man’s land (1976). Si comincia con
una bella aerofagia per trombone, poi si entra nel vivo dell’azione:
improvvisazioni snervate per chitarra elettrica (quali sarebbero state
partorite di lì a qualche anno alla corte della no wave americana, Arto Lindsay
in testa) con sottofondo onnicomprensivo e terroristico delle percussioni di
Bizien; quindi stasi; sibili ominosi; fiati mediorientali; e si ricomincia. Da
sentire. Jean-François Pauvros, chitarra, tromba; Gaby Bizien, trombone,
percussioni.
204. Pere Ubu (Stati Uniti) - Datapanik
in the year zero (1978). EP capolavoro edito nello stesso anno di grazia di
Dub housing e The modern dance. È rock, sicuramente: e della lega migliore.
Eppure tale incedere, riconoscibilissimo e familiare alle orecchie di noi tutti
(chitarre, sezione ritmica, tastiere), e addirittura piacevole per certi
brandelli melodici che si acchiappano qua e là, convive, come l’anima e il
corpo platonici, con una sensibilità straniante, aliena, psicopatica. Le vette
sono Heart of darkness e 30 seconds over Tokyo; la quarta
traccia, Untitled, diverrà The modern dance; Heaven anticipa, invece, pur nei toni più rilassati, Humor me. Da mandare a memoria. David
Thomas, voce; Peter Laughner, chitarra; Tim Wright, chitarra, basso; Allen
Ravenstine, tastiere; Scott Krauss, batteria.
205. Pierrot Lunaire (Italia) - Gudrun
(1977). Opera dall’ispirazione tanto varia quanto contrastante. Il brano
eponimo (11’30’’; più compatto nella versione inedita di sei minuti) è un pout-pourri
che miscela arie rinascimentali, incongrui recitativi infantili, minimal music
à la Terry Riley, incursioni stranianti della soprano Darby; Giovane madre lambisce territori Gong
(con la Darby a gorgheggiare sbarazzina); non mancano momenti rilassati (Dietro il silenzio); altrove sembra d’ascoltare
lacerti di Curved Air e Amon Düül e, forse, proprio di Schönberg, autore
dell’autentico Pierrot. Derivazioni di
levatura che non riescono a precipitare in un’unità emozionale coinvolgente.
Belli, comunque, i singoli episodi. Jacqueline Darby, voce; Gaio Chiocchio,
chitarra, mandolino, tastiere, sitar, zither; Arturo Stalteri, chitarra, tastiere,
flauto, violino, percussioni Massimo Buzzi, batteria.
206. Der Plan (Germania) - Geri
Reig (1980). Prima fatica del gruppo elettronico pubblicata sul fatidico
crinale fra Settanta e Ottanta. A conferma dei più vieti simbolismi epocali: le
radici sono nobili, ma la dispersione di talento operata dalla fine
dell’impegno politico (non partitico!) genera frutti insapori. Alcune tracce
non mancano d’interesse (Hans und Gabi),
ma la profonda lucidità metafisica dei padri è vanificata dall’attitudine verso
un pop dai limiti angusti (facilmente confondibile con decine di prodotti coevi).
I richiami al fascino obliquo della malattia (Ich bin Schizophren, Gefaehrliche
Clowns/Manische-Depressiv), una volta naturalmente immanenti alla musica germanica
kraut, non trascendono, purtroppo, il superficiale ammicco. Frank Fenstermacher, Moritz
R, Pyrolator, elettronica.
207. John Lennon/Plastic Ono Band (Gran Bretagna) - John Lennon/Plastic Ono Band (1970). Il White
album dei Beatles senza l’ingombro di Harrison e McCartney. Coesistono
l’afflato populista di Power to the
people e Working class hero,
prodotti DOC come Well well well e Love, song scorticate dal rock come Do the Oz, ciarpame glicemico, ma anche
eccezionali estroversioni come God e Mother, suoi indiscussi vertici
compositivi. Yoko Ono, come di consueto, non fa nulla, si accaparra meriti non
suoi e sovraintende al tutto dietro le quinte, con impassibile e manipolatore
sadismo levantino. Doveroso l’ascolto, anche per i detrattori dei Bitolz. John
Lennon, voce, chitarra, tastiere; Yoko Ono, fiati; Klaus Voormann, basso; Ringo
Starr, batteria.
Quante belle cosette d'oltralpe riserba la NWW list. Non credevo che la scena francese fosse così fertile. Anche questo disco di Pauvros e Bizien è molto interessante.
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