martedì 31 marzo 2015

Bauhaus - 1979-1983 (1986)

Webbaticy: "Col vocalismo strozzato e profondo di Murphy, il chitarrismo rotante ed atipico di Ash, la potentissima ritmica dei fratelli Haskins, furono uno dei gruppi emotivamente più potenti dell'intera new-wave".
Conobbi i Bauhaus (Peter Murphy, voce, chitarra; Daniel Ash, voce, chitarra; David J, basso; Kevin Haskins, batteria) in Miriam si sveglia a mezzanotte: la loro Bela Lugosi's dead marchiava a fuoco la parte iniziale (la migliore); il film lo andai a vedere (aggirando un divieto, se non ricordo male) solo perché vi recitava David Bowie ... uno che, allora, era uno dei miei miti rock fondativi ... 
Alle soglie dello scioglimento licenziarono, conseguentemente, una cover di Ziggy Stardust (che rimane una dei migliori rifacimenti del brano): epitaffio pop a una carriera bruciante e influentissima.
Double dare, In the flat field, Dark entries, Bela Lugosi's dead, St. Vitus' danceMask sono tutti (tutti) capolavori dark wave giocati su atmosfere plumbee, oblique e stranianti; e Stygmata martyr (un altro capolavoro), con quell'invocazione trinitaria in latino (maccheronico) che sembra un invito all'Arcinemico più che la richiesta d'una benedizione celeste, è il suggello d'una stagione che, come il Bauhaus di Weimar, presagiva l'inferno.


giovedì 26 marzo 2015

Musica storta - Teenage Jesus & The Jerks - Everything (1995; recordings 1976-1979)/Contortions - Buy (1979)/Red Transistor - Not bite (1977)


Siamo nella provincia profonda, profondissima.
Mi fermo a parlare un po' con mio cugino, uno che conosco da quando è nato e con cui, in tempi felici, intrattenevo gare a chi pisciava più lontano. Ha sempre lavorato, da quando aveva quattordici, quindici anni. "Se viene l'Isis mi arruolo con tutte le scarpe. Subito". "Mmmm ... va bene ... ma così a tua moglie le tocca mettere il velo" gli dico. "E allora? Tanto i preti il lavoro loro non lo fanno più, meglio quello, no?". "Eh, se l'Isis esiste sul serio un pensiero ce lo faccio anch'io. Ci pigliano insieme" scherzo. Ma lui non scherza mica: "Almeno si crede a qualcosa. O no? Almeno credono a qualcosa. Ma questo ..."; e prende tempo agitando le mani ... " ... questo ...", come a dire: questo spappolamento generale, quest'oggi, questo schifo di situazione, "questo che è? Che rappresenta? Questo che è?".
Oggi, invece, attacco discorso con un ragazzo di fuori Roma. Ricoverato presso una clinica romana. Sta nel letto accanto a quello di mio padre. Lavora presso una notissima industria dolciaria italiana. Moglie, figlia, parenti. Normalissimo. Mi rivela d'essere un fervente mussoliniano. Io ribatto con un'altra rivelazione: "Qui vicino, a cento metri, c'è una villa degli anni Trenta. Mussolini la fece costruire per Claretta Petacci". Lui si illumina. Si arriva a parlare di politica. Fini lo disgusta, e così tutta la destra. Sul governo in carica sputa fiele. E poi: "Io sono molto cattolico. Tutta la famiglia. Cattolicissimi. Mia figlia va a scuola dalle suore, pensa un po' ... e però lo sai chi ha rovinato l'Italia?". "No", gli faccio, "chi?". "Il Papa. Il Papa. Con questa cosa dell'accoglienza. Ma cosa vuoi accogliere, cosa? E vengono, vengono ... ma vengono a far che? Ma che vengono a fare? Ha distrutto l'Italia. Tutti. Hanno distrutto l'Italia".
A fine giornata mi è presa la voglia di ascoltare musica storta. James Chance dei Contortions; Lydia Lunch, la puttana santa; i Red Transistor di Frankie Cavallo alias Von Lmo con un 7'' pre-no wave. New York, la più storta di tutte le città musicali.
Sull'Italia che dire? Un drago si agita sottopelle. Può succedere di tutto. Forse creperemo (è la soluzione più probabile vista la vigliaccheria italica) o forse no. Forse sì; o forse no.

martedì 24 marzo 2015

Beyond the (Italian) boundaries. Post rock vol. 10 (Giorgio 'Zanagoria' Carnini/Amedeo Tommasi/Piero Umiliani)

Piero Umiliani

Giorgio 'Zanagoria' Carnini - Trait d'union (1977). Potete gustarlo su Insight modulation (1972) o assieme a Egisto Macchi in Neuro tensivo (1971); in questo Trait d'union la qualità non cambia, al di là di un quasi impercettibile ammodernamento nel suono (il basso). Forse è una colonna sonora, forse no: importa poco. La consueta tensione stavolta affiora solo a tratti (Melismas, Trio con percussioni); altre ci si dirige verso una liquida rilassatezza (Plagal), seppur di livello, altrove (ma sì, voglio essere banale) si trova solo bella musica da ascoltare. Grande.  

Amedeo Tommasi - Spazio (1973). Webbaticy: "Più che uno sguardo alla volta celeste si direbbe un bad trip di sfasature liquide, di brancolamenti lunari; poche le fasi veramente musicali, dovuta a qualche sparuto bordone d'organo. Spericolato". Un Klaus Schulze in sedicesimo, secondo l'opinione d'altri? No, rivendichiamo a Tommasi una propria originalità: le quattordici rapide vignette sonore (tutte sui due minuti), depurate dall'ingenuità vintage, e ascoltate nel loro insieme, s'impongono con la forza dello straniamento. 

Piero Umiliani - L'uomo nello spazio (1972). Ancora temi space, anche qui difformi rispetto alla psichedelia tedesca coeva che amava diluire il proprio genio ispirativo verso Giove e l'infinito. Qui abbiamo tredici tracce (fra i due e i tre minuti) gestite dalle tastiere di Umiliani con inconsueta intensità drammatica. Da ascoltare.

sabato 21 marzo 2015

Mutant Sounds reborn - The Italian posts of Mutant Sounds vol. 17 (N/Roberto Donnini/Oronzo De Filippi)



N - Hospital murders (2004). N. is the sick death industrial/noise project of one called Davide Tozzoli. No much infos on him, except that he is Italian. Musically he owes much to early MB sound, combined with Atrax Morgue noisy sick soundtracks. This release differs from all his others and it's possibly his best (well for me at least). No noise here. Just ambient soundscapes created by analog sources, creepy voices creating really morbid atmosphere of psychosis, disease and death. It could be perfect soundtrack for a giallo movie about a sick serial killer addicted to sexual murders in hospitals. The tape comes in vinyl box with two nice inserts and it's limited to 100 copies. The tape itself is white with "blood" splashes and Skeletone sticker on A side. Perfect deluxe packaging from Skeletone label! Highly recommended release!

Roberto Donnini - Tunedless (1980). Architect, visual artist and musician, Roberto Donnini has realized some great avantgarde LPs back in the 80s and 90s, pure droning soundscapes with a complex blending of a rich instrumentations played by an enviable cast of guest musicians (including Albert Mayr, Giancarlo Cardini, Donella Del Monaco, Giancarlo Schiaffini, Andrea Centazzo, Lino Capra Vaccina). This LP was released through Lynx label in 1980, as Galerie Schema edition, of course limited (I heard about 100 copies only). Tunedless is contemporary music for synthesiser and electric and acoustic instruments, composed by Roberto Donnini and performed by Roberto Donnini, Stefano Fiuzzi, Jaqueline Darby, Roberto Buoni, Aldo de Bono, Mino Vismara, Albert Mayr. It can be performed by any kind and number of instruments or voices. Only one instruments must play ad libitum the series with the last three or four notes (right) at random, but returning always to a flat. All other instruments and voices can be well tuned or fluctuate within a very small interval above and below the notes frequency of the instrument playng ad libitum: they can't play more then five notes of the series for each performance.

Oronzo De Filippi - Meccanizzazione (1969?). This fabulous Morricone-esque library rarity (issued on the Leo label) is plainly the template for the turn Stereolab would take circa Dots And Loops, its atmosphere of pointillistic op-art modernist cool enacted via percolating cadences, dancing patterned harpsichord hits, stray dissonances, elegantly odd organ elaborations and jaunty period orchestrations.

giovedì 19 marzo 2015

Controcanzonissima vol. 1. Piper Club 28 gennaio 1972 (Latte e Miele/Trip/Delirium/Guccini/Orme)

Da Wikipedia: "Controcanzonissima fu una manifestazione musicale del 1971 preceduta da un referendum indetto dal settimanale musicale Ciao 2001 per far emergere i miglior musicisti italiani. Vinsero The Trip, Delirium, Osanna, New Trolls, Le Orme, Premiata Forneria Marconi, Claudio Rocchi e Francesco Guccini che si esibirono il 28 gennaio 1972 al Piper Club di Roma per circa nove ore".
Il concerto fu già postato, meritoriamente, dal blog Verso la Stratosfera il 22 febbraio 2012.

01 - Eddy Ponti - Introduzione
02 - Latte e Miele - Passio secundum Mattheum (I)
03 - Latte e Miele - Passio secundum Mattheum (II)
04 - Latte e Miele - Passio secundum Mattheum (III)
05 - Armando Gallo - News Internazionali
06 - Delirium - Sequenza I e II (Ipocrisia -Verità)
07 - Delirium - Movimento I (egoismo)
08 - Delirium - Deliriana (pt.1)
09 - Delirium - Assolo di batteria
10 - Delirium - Deliriana (pt.2)
11 - Delirium - Assolo di flauto & finale
12 - Delirium - Inedito
13 - Delirium - Canto di Osanna

01 - Armando Gallo presenta Guccini
02 - Francesco Guccini - Canzone per un’amica (In morte di S.F.)
03 - Francesco Guccini - Il vecchio e il bambino
04 - Francesco Guccini - Un altro giorno è andato
05 - Francesco Guccini - Auschwitz
06 - Francesco Guccini - Canzone della bambina portoghese
07 - Francesco Guccini - Gli Ubriachi
08. Eddy Ponti presenta The Trip
09 - The Trip - Caronte (pt.1)
10 - The Trip - Two brothers
11 - The Trip - L’Ultima Ora e Ode a J. Hendrix
12 - The Trip - Fortuna

01 - Armando Gallo presenta Le Orme
02 - Le Orme - Collage
03 - Le Orme - Sguardo Verso Il Cielo
04 - Le Orme - Evasione Totale
05 - Le Orme - Cemento Armato
06 - Le Orme - Rondò

martedì 17 marzo 2015

Estinguere l'ascoltatore/1

E così, lungamente atteso, è arrivato il sorpasso.
L'altra mattina.
Con un misto di odio e disprezzo, di blanda indulgenza per le proprie doti di previsione ("entro un anno ..."), nonché di insana allegria - quel sentimento indefinibile che regala la disfatta: quando tutto è perduto, insomma, le vie di scampo sono sbarrate, e al superstite non rimane che scegliere fra l'ultimo assalto o la resa.
Ammettiamolo: nelle sconfitte ci si può crogiolare. "L'avevo detto io ...", "E vai, sempre più in basso ...", "Peggio di così ...", "Maledetto Jovanotti ...", e via andare.
Per farla breve: alla mia edicola di riferimento - sempre meno edicola sempre più bazar di ciarpame importato - il numero delle riviste di tatuaggi ha superato quello dei periodici musicali.
Musicali: jazz, classica, vintage, rock. Delle rockeggianti sopravvivono Blow up, Rumore e Rockerilla (mi pare; Rolling Stone no, quello è un guazzabuglio mainstream come Vanity Fair, Cronaca Vera e Sorrisi e Canzoni).
Delle riviste concorrenti (e vincenti, seppur tutte uguali, con la sorca tatuata on the cover) ce n'era persino una tematica: solo tatuaggi di teschi.
Si può obiettare che il target tribal-feticista sia transeunte, fluido e disposto a mollare la moda alla prossima ondata (magazine su chip sottocutanei?). E, viceversa, il lettore melomane/audiofilo costituisca uno zoccolo duro pronto a risollevarsi. Non è così, però. 
Intanto, madamine, il catalogo è questo: ci sono più investimenti editoriali sui tatuaggi che sulla musica.
E poi, ancora una volta, è l'aria che tira a decidere: e tira aria di smobilitazione.
Non della musica; dell'intelligenza.
E l'intelligenza non sopravvive all'ignoranza: può estinguersi. Interi popoli sono scomparsi. Intere tradizioni culturali. La tigre dai denti a sciabola, l'ittiosauro, il Navajo e l'Inca.
Ancora una volta lo affermo: questa pingue immane frana è dovuta alla mancanza di una guida ... cooptare dei perfetti imbecilli nelle redazioni, abolire la terza pagina e, di fatto, l'unica critica possibile, quella che distingue il bello dal brutto, non ha reso un gran servigio alla qualità e, quindi, alla quantità ...
Ma è tutto l'Occidente ad aver abdicato alla bellezza, a  un canone estetico ... in nome di cosa? Di qualche tallero in più subito?  E poi?
L'Occidente, questa parodia della psicopatia americana (una vecchia colonia impazzita dell'ultimo vero Impero europeo, quello britannico) non mi ha mai così disgustato.

In Italia ... ah, l'Italia ... ma che ne parliamo a fare di questa espressione turistica ... una magione patrizia, ricca di echi e memorie millenarie, e di mirabili affreschi, di recessi incantevoli e scintillanti fontane ... svenduta a qualche parvenu camorrista ... in vista d'una riclassificazione catastale (very cool) a luogo di ristoro e conforto new age ... per qualche lurido verme ... ricco, ovvio ... ricco come si può essere ricchi oggi ... del nulla dell'usura ...

In attesa d'un sorpasso da parte di culturismo e fitness ... salutandovi indistintamente ... Vostro ...

Vlad Tepes

sabato 14 marzo 2015

Morricone, Cipriani, De Angelis, Nicolai e gli altri. Music from the Italian B movies of the Seventies 1^ parte/2^ parte

Sentieri della musica: vado sul blog Pensieri cannibali, trovo la recensione di un film immaginifico, Amer, dei registi belgi Hélène Cattet e Bruno Forzani, e leggo: "Adesso potrei stare a raccontarvi la trama di Amer. Il problema è che la trama … non c’è. Non una ben definita. Nel corso della pellicola assistiamo a tre momenti nella vita di una giovane donna, uno relativo all’infanzia, il secondo è un breve episodio tratto dalla sua adolescenza e un terzo quando è adulta. Tre capitoli differenti. Le tre parti sono interpretate da tre attrici differenti, ma i tre capitoli sono accomunati da una visione del sesso malata e immaginata, piuttosto che vissuta, oltre che da una tensione costante, grazie anche alle musiche prese in prestito dai poliziotteschi italiani anni ’70 e a un uso del sonoro incredibile".
La coppia belga ha replicato la prima fatica con il recente L'etrange couleur des larmes de ton corps: anche qui la colonna sonora è composta da musiche tratte dal genere giallo/poliziottesco italiano degli anni Settanta.
E allora mi chiedo: perché non ascoltare, in parallelo alla library music nazionale di quel periodo, gli sforzi di tali compositori, spesso anche autori di library?
Detto fatto. Ho messo insieme le tracce dei due film suddetti più una raccolta ad hoc. Alcuni brani sono davvero notevoli e possono gustarsi a sé, senza alcun riferimento alle immagini. 
Tutti mi ispirano una profonda nostalgia. 
Sembrano reperti di un tempo che valeva la pena d'essere vissuto. Rimpianti che avverto sempre più spesso, oggi, nel 2015.

Bruno Nicolai - Sequence 1 (La coda dello scorpione)
Stelvio Cipriani - La Polizia sta a guardare
Stelvio Cipriani - La Polizia chiede aiuto
Stelvio Cipriani - La Polizia ha le mani legate
Ennio Morricone - Un uomo si è dimesso (finale) (La tarantola dal ventre nero)
Nico Fidenco - My boundless (Emanuelle. Perché violenza alle donne)
Guido e Maurizio De Angelis - La strage ha inizio (Gatti rossi in un labirinto di vetro)
Bruno Nicolai - Nell'assolata Alhambra (Gatti rossi in un labirinto di vetro)
Bruno Nicolai - Magico incontro (Tutti i colori del buio)
Alessandro Alessandroni - Suor Omicidi, Seq.4 (Lo strangolatore di Vienna)
Riz Ortolani - Così dolce ... così perversa
Ennio Morricone - Mondo perduto (La tarantola dal ventre nero)
Ennio Morricone - Il bisturi (La corta notte delle bambole di vetro)
Giuseppe De Luca - Rito a Los Angeles (Il dio chiamato Dorian)
Bruno Nicolai - Sabba (Tutti i colori del buio)
Guido e Maurizio De Angelis - Il grande racket
Ennio Morricione - Erotico mistico (Maddalena)
Bruno Nicolai - Sabba (Tutti i colori del buio)

Guido & Maurizio De Angelis - Il grande racket
Luis Bacalov - Montreal non stop (L'ultima chance)
Gian Paolo Chiti & Sergio Montori - Desperation and money (La Banda Vallanzasca)
Luis Bacalov - The summertime killer (Ricatto alla mala)
Franco Micalizzi - Folk and violence (Napoli violenta)
Raoul - Tira 'a rezza oj piscatore (Napoli violenta)
Franco Campanino - Napoli si ribella
Ennio Morricone - Inseguimento e fuga (Blood in the streets)
Guido & Maurizio De Angelis - The new face of Naples (Con la rabbia agli occhi)
Bruno Zambrini - Dinamica della fuga (Qui squadra mobile)
Stelvio Cipriani - Papaya (La polizia ha le mani legate)
Guido & Maurizio De Angelis - Gangster story (La polizia incrimina la legge assolve)
Stelvio Cipriani - Speed machine (Poliziotto sprint)
Franco Campanino - The climber (L'ambizioso)
Alessandro Alessandroni - Sangue di sbirro
Piero Piccioni - Kidnap (Fatevi vivi la polizia non interverrà) 
Mecco Guidi - Giulia 1600
Franco Micalizzi - Hold up (M22) (Istantanea di una rapina)
Riz Ortolani - L'intoccabile Mr. Cliff (Si può essere più bastardi dell'ispettore Cliff)
Osanna-Luis Bacalov - Preludio (Milano calibro 9)
Guido & Maurizio De Angelis - Goodbye my friend (Il cittadino si ribella)
Stelvio Cipriani - La Polizia chiede aiuto

mercoledì 11 marzo 2015

Detroit rock sound - Where you gonna go. Motor City garage bands 1965-1969 (2008)/Sympathetic sounds of Detroit (2001)

Dirtbombs
Il sottotitolo a questo post potrebbe essere: non valiamo più niente, ecco la verità.
Volevo usare una espressione più forte, ma anche questa rende bene l'idea. Sì, siamo una generazione di smidollati, facciamo schifo a noi stessi. Le differenze con chi ci ha preceduto sono palpabili e nette, come strati geologici di materiali incompatibili.
L'ho già spiegato: ai tempi di MC5 la gente si faceva ammazzare nelle strade, adesso su tutte le vette è pace.
Nessuno oggi reagisce perché non ha la minima idea di come farlo; e, soprattutto, ha paura a farlo: una sorta di vergogna sociale - o di inadeguatezza - ne blocca gli atti più spontanei. Timorosi, queruli, isterici, arroganti - facce diverse di uno stesso cubo di Rubik, quello dell'impotenza.
E questo accade, pur con tutti i nostri titoli di studio, i dottorati, le lauree, le specializzazioni, la sapienza tecnica e la possibilità davvero prometeica di conoscere in tempo reale il mondo e la natura: e perché accade? Perché, in fondo, siamo solo degli attori della vita.
Il capolavoro del potere: costringerci, senza apparente obbligo, in una recitazione ben precisa.
Non esprimiamo sentimenti, ma fingiamo sentimentalismi; non rivendichiamo giustizia, ma ciò che ci hanno detto essere giustizia; non conosciamo l'amore e l'odio, ma i simulacri commerciali di queste due potenti molle all'azione. Una finzione continua, un traccheggiare da guitti che sembra farci felici  e invece conduce alla nevrosi.
I nostri vecchi avevano la seconda o la terza elementare, ma ancora possedevano passioni. Li potevi ingannare come i cafoni di Fontamara, costringerli con la forza, tenerli nell'ignoranza più brutale, limitarli in una riserva, ma era impossibile che scambiassero il bene con il male; o fingessero una vita o degli odi o degli atteggiamenti. Esisteva ancora l'indignazione, come istinto sorgivo, immediato. E un sentimento di giustizia naturale, millenario. Il benessere e la pace hanno infrollito i loro figli, e i loro nipoti e bisnipoti - noi - ridotti a innocui figurini di secondo piano, perfettamente manipolabili, e intercambiabili.
La mancanza della passione ... di empatia, di coinvolgimento emotivo. Una deprivazione emozionale che lascia sbigottiti. Di fronte alle tragedie, all'iniquità più manifesta (contro persone e popoli) si rimane assolutamente indifferenti; a volte sarcastici sino al dileggio, altre spietati sino al tecnicismo. La tragedia della Grecia, le morti per le difficoltà economiche, la corruzione più sfacciata dovrebbero incendiare il cuore e le lingue ... e invece ... non ho mai visto un corpo sociale più amorfo, passivo, cinico e tremebondo ... rifugiato nella piccineria, nei piccoli conti in casa propria, nel menefreghismo alla si salvi chi può ... perché noi non viviamo, recitiamo ... non sta bene protestare, la parte è assegnata ... coesione, placare i toni, sopire, troncare, cautela ... le ingiustizie più squallide, sbandierate con la protervia dei criminali, non provocano che qualche borbottio ... si alzano le spalle ... si sposa una causa e la si abbandona alla prima difficoltà ... si giura e si spergiura, in alto i cuori, all'arrembaggio .... e poi, al primo scoppio di mortaretto: non ho tempo, non stiamo facendo bene, mamma la pula, occorre una riunione, convergenze parallele, devo scappare ...
Detroit, deindustrializzata, spolpata, spopolata, in bancarotta, rassegnata ... la prefigurazione dell'Italia, insomma ... ma, se non altro, ricca di sacche di pura ribellione artistica: Tidal Waves, Unrelated Segments e MC5 allora; Dirtbombs, Paybacks, Buzzards adesso ... ore di grandissima musica rock da accoppiare all'altra micidiale compilation, Detroitrocksampler, compilata da Julian Cope e ammannita dal vostro Signore della Notte ... in persona ... con un poco di fatica ... sudore e qualche goccia di sangue ....
Intanto, in Italia, le solite baruffe chiozzotte: si accapigliano un critico musicale e un perfetto coglione da musicarello renziano ... uno dei tanti nadir dell'intelligenza italiana ... fra i due non saprei chi scegliere: uno è sicuramente un coglione (con la zeppola), l'altro invece pure ... venendo meno all'aurea regola: mai parlarci con un coglione, qualcuno potrebbe non capire la differenza ... e infatti ... ridicoli anche nella depressione ... un paese da tre palle un soldo, davvero ... viva Detroit!

Tracklist:

domenica 8 marzo 2015

Early British punk from A to Z vol. 19 (Saints/Satan's Rats/Scabs/Scars/Schoolgirl Bitch/Scrotum Poles/Sex Pistols/Sham 69)




Sahara Farm. Introvabili. Bob Noble, voce; Mickey Ross, chitarra; Chris Fleetwood, chitarra; Martin, basso; Martin Hopson, batteria.

Saints (Brisbane) - I'm stranded (1977). Chris Bailey, voce; Ed Kuepper, chitarra; Kym Bradshaw, basso; (Algy Ward), Ivor Hay, batteria.

Satan's Rats (Evesham) - What a bunch of rodents (recordings 1977-1978). Paul Rencher, Steve Eagles, Sharpie, Clint Driftwood.

Scabs (Exeter) - The Scabs e.p. (1979). James Young, voce; John Salmons, chitarra, tastiere; Simon Grant, sassofono; Steve Pardoe, basso; Patrick Cunningham, batteria.

Scars (Edinburgo) - Author! Author! (1981). Robert King, voce; Paul Research, chitarra, tastiere; John Mackie, basso; batteria, percussioni.

Schoolgirl Bitch (Accrington) - Abusing the rules (1978; 7’’). Nick Name, voce, chitarra; 'Phil Serious', basso; Kid Sick, batteria.

Scrotum Poles (Dundee) - Revelation (1980). Smeg Pole, voce; Stripey Sleep, chitarra; Sid ‘Bones’ Gripple; Burt Spurt, batteria.

Security Risk. Introvabili. Jan Parker, voce; Tony Conway, chitarra; Chris, tastiere; Andy Godfrey, basso; Paul Kent, batteria.

Sex Pistols (Londra) - Never mind the bollocks, here's the Sex Pistols (1977). Rotten (John Lydon), voce; Steve Jones, chitarra; Sid Vicious, basso; Paul Cook, batteria.


Sham 69 (Hersham) - The first the best and the last (1980; recordings 1977-1980). Jimmy Pursey, voce; Dave Parsons, chitarra; Dave Treganna, basso; Mark ‘Dodie’ Cain, batteria.

giovedì 5 marzo 2015

Sex Pistols/Sham 69 - Live in Glasgow, June 1979 (2001)


Se il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie il supergruppo lo è dei dinosauri bolliti.
Ma non è questo il caso. O forse sì, dipende dai gusti.
Steve Jones, chitarra, e Paul Cook, batteria, dai Sex Pistols; Dave Triganna, basso, e Jimmy Pursey, voce, da Sham 69. Il nomignolo escogitato, Sham Pistols, era davvero ignobile, ma i Nostri si fecero perdonare riproponendo una serie di hit di puro punk inglese; cantabile, ballabile, comunitario; eversivo, ma non troppo: nei limiti permessi dal welfare britannico. Altro cosa l'hardcore americano, come abbiamo già spiegato: negli Stati Uniti ci si gioca la buccia e i toni sono, come dire, da o la va o la spacca ...
Il protagonista è proprio Jimmy Pursey con i suoi inni populisti, identitari, pogo e sudore: If the kids are united, vero anthem; poi Borstal breakout, ovviamente, Angel with dirty faces, What have I gotThey don't understand; non mancano Pretty vacant, una White riot rubata ai Clash e, ahi, Day tripper rubata alle glorie nazionali.
Che devo dire? Gustarli dal vivo, essendo parte di una comunità, sarebbe forse esaltante ... ma anche dal morto sono, a tutt'oggi, piacevoli, con quei ritornelli trascinanti, l'esecuzione basica e l'aria da ritrovo virile in birreria ... erano focherelli, però; si sente già, a quarant'anni di distanza, la netta sensazione di una resa ... il mese prima era stata eletta la signorina Thatcher ... due anni dopo sarebbe morto Bobby Sands, nel 1984 avremmo avuto gli scontri fra minatori e polizia a Orgreave, ultimo atto del catastrofico sciopero che sancì la disfatta del sindacato ... dell'idea di sindacato ... e l'inizio della bella merda che ancora dura. 
Non c'è niente da fare, è come oggi in Italia. Quando il vento della storia piglia a soffiarti in faccia è finita. Hai due possibilità: perdere bene o perdere da coniglio. 
Gli italiani, come sempre, ti tolgono ogni dubbio.

martedì 3 marzo 2015

Public Enemy - It takes a nation of millions to hold us back (1988)


Non ho nessun problema con i Cong, disse Mohammed Alì.
Era il primo Alì, strafottente e gradasso, come solo gli uomini non addomesticati sanno essere; uomini a cui non hanno ancora reciso volontà e radici: africani, indios, pellirosse, terroni.
Essere un ribelle: fascinoso; cool; il rock è ribelle. Essere ribelli, i ribelli, insofferenti al potere. Uno stile di vita che affascina i ribelli per eccellenza, gli adolescenti, e anche i borghesi, perché no, invidiosi della carica eversiva dei giovani, assolutamente scandalosa poiché coincide con la sovversione fisica, biologica, trionfante e beffarda, dei corpi e della menti, liquide e pericolose.

Rebel without a cause, sì, nothung, non serviam, non ci avrete mai, no pasaran.
Ci sono ribelli e ribelli.
I ribelli alla moda si limitano a copiare e incollare l'anticonformismo, come quelli che vanno in giro con la maglietta di Che Guevara o Carlito Brigante. Ribelli da salotto e da tastiera. Una parte è sfilata a Roma l'altro giorno.
Ci sono i ribelli fuori tempo massimo, quelli che fanno fuoco e fiamme a babbo morto, i ribelli dei tempi facili: gl'incendi son domati, il cero dell'odio consunto sino alla bugia, e il potere, ormai, si occupa d'altro. Sono ribelli bibliotecari.
Ci son poi i ribelli veri. Quelli che rischiano la buccia e l'onore. L'esclusione dalla società, le pernacchie, gli sputazzi. Che si schierano quando la fucileria della maggioranza alla moda è in piena azione. Attenti! Il ribelle può avere torto! Non cercate necessariamente il lui la ragione e la ragionevolezza, ma solo la piena sincerità. Il vero ribelle, il ribelle qui e ora, sale in cattedra e di fronte alla platea che si aspetta una sviolinata, si mette a graffiare con le unghie la lavagna e proclama: no, non sono d'accordo, adesso, nella mia patria, davanti a voi e a tutti, nel mondo; sono sincero, non mi convincete, il mio non è forse coraggio, ma solo sventatezza e anima di bastian contrario, iattanza e delirio ... tutto quello che volete, ma questo non lo accetterò mai, ve lo dico, e basta.
Mohammed Ali disse questo, lo disse in piena guerra del Vietnam, e pagò. 25 maggio 1967: revoca della licenza e del titolo mondiale.
Lo disse nel 1967, non vent'anni dopo; e non fece neanche il passo a metà: son d'accordo, ma ... oppure: dico questo, ma, attenti, senza esagerare ...
Poteva fare questo, vendersi a metà, lucrare una rendita: soldi, onore e una vita tranquilla. Dopo vent'anni avrebbe potuto scrivere una bella biografia fasulla spacciandosi per quello che avrebbe voluto essere, e non era stato, per vigliaccheria. Avrebbe potuto farlo, ma non lo fece. Si giocò tutto e subito. Puntò sui cattivi, e perse.
Ma noi su cosa puntiamo?
Ditemelo voi. Le due fiches che vi rimangono su quale casella le gettate?
Ancora il quieto vivere? 
Cosa dobbiamo fare? Sfilare contro Salvini?
Cosa dobbiamo dire? Che il cattivo è Berlusconi, Calderoli, Grillo?
Abbiamo il coraggio di affermare che gli sgherri dell'Unione bancaria e il crucco paralitico hanno fatto più morti di Priebke e Kappler? O che Obama è solo uno dei tanti sanguinari tiranni della storia? Avete il fegato di puntare su questo? O siete barboncini della rivoluzione?