venerdì 31 luglio 2015

Built to Spill - Live (2000)


Ecco, questo è il post giusto.
Ed è pure l'album in cui appare la versione di venti minuti di Cortez the killer (la canzone di Neil Young che abbiamo già gustato in nove versioni).
Per il capolavoro dei Built to Spill, Perfect from now on andate sulle pagine di Webbaticy.
Due semplici click, due ore di musica da mandare in loop eterno.

Pooh - Fantastic fly/Odissey (colonna sonora dei Racconti fantastici)


Ma sì, solo due strumentali componevano, a quanto mi risulta, la colonna sonora dei quattro episodi dei Racconti fantastici, sceneggiati trasmessi dalla RAI nel 1979, e tratti liberamente dalle opere di Edgar Allan Poe.
La regia di Daniele D'Anza, e la scrittura di Biagio Proietti (il duo che ci ha assicurato il capolavoro televisivo Il segno del comando), regalano agli episodi (Notte in casa Usher; Rewind (Ligeia forever); Il delirio di William Wilson; La caduta di casa Usher) un sicuro tono autoriale. Eppure ...
Eppure si era alla fine dei Settanta e la qualità e l'originalità, inesorabilmente, venivano meno. Di poco. Una cesura quasi inavvertibile. Gli attori sembrano meno convinti di fare arte, la regia osa di meno, i dialoghi si fanno più grossolani e sbrigativi; gli stessi Pooh (che, ricordiamolo, sono i Pooh) suonano già anni Ottanta: chef di rilievo (il moog di Fantastic fly è di chi sa dove mettere le mani) e, al contempo, efficienti camerieri di sciacquatura per piatti.
Ho caricato questa sciocchezzuola per tre motivi: non era pronto il post sui Built to Spill; ho un umorismo macabro; desideravo mostrare come la qualità artistica di un definito periodo storico non sia mai duratura. 
La qualità, infatti, necessita di un humus particolare, di fortunate congiunzioni astrali. Quando i pianeti più non si posizionano con certe particolari quadrature c'è poco da fare: è finita. Al massimo rimane il mestiere (che è importante), ma la liquida essenza, insondabile e magica, che ha donato vigore a un'intera epoca, scompare. A volte riemerge, diversa, come un fiume carsico, carica di tutto ciò che ha strappato nelle viscere della terra: ed è un miracolo.
A volte non riappare più.

martedì 28 luglio 2015

Roma caput mundi - 30 Roman songs about The Eternal City

Il cartello recita: "Questa aiuola è di tutti.
Aiutaci a mantenerla pulita e a curarla"

Profetizza Beda il Venerabile:

Finché sarà il Colosseo, sarà Roma
Quando il Colosseo cadrà, sarà Roma a cadere
E quando Roma cadrà, cadrà il mondo

E sarà forse così. Un bell'attentato al Colosseo (anzi, presso l'Arco di Tito) me lo sento nelle ossa.
Caduta Roma, ultimo architrave del vecchio ordine, cadrà il mondo come l'abbiamo conosciuto; e il male avrà campo libero.
In effetti Vlad sta perdendo le rotelle, ultimamente ...
Sì, Roma cadrà perché deve cadere.
Non avete notato l'escalation?
Afghanistan, Babilonia, Egitto, Siria, Persia, Grecia, Russia ... Atene Baghdad Alessandria Damasco Pietroburgo ... i nervi storici che tengono unito il mondo classico, i tendini d'acciaio che legano a sé il Nord-Africa romano, l'Asia e l'Europa sono sottoposti a uno stress forse fatale.
Lo volete capire? La storia non deve esistere ... la storia rende sapienti, forma la bellezza, la differenza. Questo è intollerabile per chi ha in mente il mondo di Aldous Huxley. E quindi: Roma delenda est.

* * * * *

Queste canzoni (e registrazioni: da teatro e cinema) potranno non piacervi ... ma, fra esse, si nasconde almeno un capolavoro: Cristo al Mandrione (il Mandrione era una borgata poverissima di Roma), cantata da Laura Betti su testi di Pier Paolo Pasolini. Una versione eccezionale, superiore persino a quella di Gabriella Ferri.
Da sentire anche gli stornelli tratti da Mamma Roma, una sorta di rap ante litteram: beffarde improvvisazioni in rima con cui gli autori si rinfacciano sgarbi e sconvenienze.
Brillante Remo Remotti, immortale Petrolini, bravo Venditti, commovente (ma sì!) Claudio Villa (la canzone si riferisce alle demolizioni dell'era fascista lungo Via della Conciliazione), storico lo sfogo Abbasso li francesi: qui Sergio Centi si riferisce alle battaglie del 1849 combattute fra le truppe della Repubblica Romana (comandate da Giuseppe Garibaldi) e l'esercito francese chiamato dal Papa a restaurare l'ordine; gli scontri, durissimi, si svolsero sul colle del Gianicolo, dove ora sorge il quartiere Monteverde. In un assalto disperato, la sera del 3 giugno, venne ferito, fra gli altri, il ventiduenne Goffredo Mameli (morirà un mese dopo, in un ospedale di Trastevere, per il sopraggiungere di una cancrena).
Ancor oggi può ritrovarsi tale luogo, vicino a una delle brecce delle mura del colle (il 6° bastione, vicino Largo Berchet), fra la Via delle Mura Gianicolensi e il parco storico di Villa Sciarra.
Pasolini, che abitò da quelle parti negli anni Sessanta, lo conosceva bene (anche se, erroneamente, credeva che Mameli vi fosse pure morto):

Vado sulla porta del giardino, un piccolo
infossato cunicolo di pietra al piano
terra, contro il suburbano
orto, rimasto li dai giorni di Mameli,
coi suoi pini, le sue rose, i suoi radicchi.
Intorno, dietro questo paradiso di paesana
tranquillità, compaiono ,
le facciate gialle dei grattacieli  
fascisti, degli ultimi cantieri: 
e sotto, o!tre spessi lastroni di vetro,
c'è una rimessa, sepolcrale. Sonnecchia,
al bel sole, un po' freddo, il grande orto 
con la casetta in mezzo ottocentesca,
candida, dove Mameli è morto,
e un merlo cantando, trama la sua tresca.

Quei giorni Roma capitolò contro gli eserciti del Papa e di Francia.
Ma fu una sconfitta come tante. Una scaramuccia che la Città assorbì con quell'indifferenza che fluiva assieme al Tevere da tremila anni; quell'indifferenza fatalista e quell'amabile strafottenza che s'è appiccicata, col tempo, anche a tutti i romani.
La prossima guerra, però, potrebbe essere definitiva.
Ahi serva Roma, di dolore ostello!

Anna Magnani (a altri) - Stornelli (da Mamma Roma di P. P. Pasolini)
Anna Magnani-Renato Rascel - Arrivederci Roma
Antonello Venditti - Roma capoccia
Antonio Basurto - Buonanotte Roma mia
Antonio Basurto - Il sole sorge a Roma
Bobbi Solo - Vecchia Roma
Carla Boni - Mia cara Roma
Ettore Petrolini - Gastone
Ettore Petrolini - Nerone (dallo sketch omonimo)
Ettore Petrolini - Tanto pe’ cantà
Franco Califano - Roma nuda
Gabriella Ferri - Cristo al Mandrione
Gabriella Ferri - Roma forestiera
Gabriella Ferri e Pino La Licata - Aritornelli antichi
Germana Caroli - Autunno a Roma
Gino Latilla - T’aspetto a Roma
Lando Fiorini - Cento campane
Lando Fiorni - Ammazzate oh
Laura Betti - Cristo al Mandrione
Laura Betti - Il valzer della toppa
Remo Remotti - (Mamma) Roma addio
Renato Rascel - Roma nun fa’ la stupida stasera
Rino Salviati - Sott’er cielo de Roma
Sergio Centi - Abbasso li francesi
Sergio Centi - Canto d’addio prima di andare in guerra
Sergio Centi - Divino amore
Sergio Centi - Monticianè
Sergio Centi - Piazza di Spagna
Sergio Centi - Ricordo de Roma
Sergio Centi - Stornelli del Sor Capanna

lunedì 27 luglio 2015

Uniformare l'ascoltatore italiano (in fondo un paninaro un po' evoluto)

James Senese, il 'fratè' Eros e Jovanotti officiano la messa cantata
per il salmone di Pino Daniele

Lo diceva anche Louise Brooks, mitica attrice del muto americano, vittima della nascente industria del parlato, e coscienza critica e sprezzante di Hollywood: "Cos'è il cinema d'oggi? Niente. Gli spettatori vengono educati a dimenticare il passato e ad accettare solo il presente. L'ultima cosa è la migliore, e basta".
Il capitalismo attuale, ridicolo e meschino, macera se stesso nell'eterno presente. Solo il presente ha valore. Il passato, proprio perché è passato, non vale più. Il futuro, invece, non esiste.
Se fosse solo così ... purtroppo la piccineria del presente, la spaventevole idiozia a esso connaturata, è un tumore che si estende anche al passato, lo divora, lo rende simile all'oggi; al contempo la scipitaggine del presente aggredisce anche il futuro, esclusivamente inteso come eterna ripetizione dell'attimo perfetto: il presente stesso.
La foto in alto distrugge in un colpo due generazioni della nuova canzone napoletana: Pino Daniele, idiotizzato in un rimpianto da santino, e James Senese, di cui si cancellano i tratti più eversivi per riproporlo quale sanguigno interprete da basso folclore.   
Il presente (Jovanotti e Ramazzotti!) metastatizza ogni cosa con ferocia nichilista, insulsa e ridanciana.
E questi due, ricordiamolo, sono delle nullità. Lascio a voi presagire la potenza dell'operazione a livello internazionale. Lo ripeto: i blog servono ... ogni dissenso serve in tempi di totale dittatura.
Lascio a voi anche gustare la prosa del Jovanotti: l'uso iperbolico dell'eulogia ("Pino Daniele ... un dono per l'eternità"); il cameratismo d'accatto ("mio 'fratè' Eros ...", "emozioni forti") a simulare una fratellanza spirituale generica e inesistente, che è solo basso edonismo - e in fondo una sublimazione dell'archetipico Gimme five ("E ora non si dorme"); la piaggeria spinta sino al delirio insensato (James Senese "favoloso ... strepitoso", come se ne sapesse qualcosa, l'imbecille!); il sottile fascino dell'anacoluto ...
L'ascoltatore italiano ... uno zombi da catena di montaggio. A ben guardare un paninaro adattato ai tempi del web (ma più ignorante).

Jovanotti: "Sono a Napoli è notte fonda e sono ancora emozionato di stasera. E ora non si dorme. Domani vi scrivo qualcosa in più, anche se sarà impossibile raccontare, ma ora voglio ringraziare mio "fratè" Eros (un grandissimo artista e amico) e il favoloso James Senese, il padre del nuovo sound napoletano e musicista strepitoso ... Stasera nel mezzo del mio concerto di fronte al pubblico di Napoli abbiamo celebrato Pino Daniele, che ci manca da morire, attraverso la sua musica, che è un dono per l'eternità a chi la ama e a chi l'amerà in futuro. Eravamo decine di migliaia ma sembrava di essere a casa. 
Vabbuò, domani vi metto qualche foto e qualcos'altro se vi va.
Emozioni forti.
Se c'eravate è avete voglia di raccontare qualcosa voi domani vi leggo.
Grazie a tutti".

sabato 25 luglio 2015

L'odio

Cartello di un ferramenta romano vicino alla chiusura

Rispondo al commento di Blissard, in calce al post Il dottor Stranamore ci avvicina al bagno di sangue, in dissenso con la seconda parte dell'articolo.


"... nutro però perplessità ... in primo luogo relativamente alla presunta nobiltà dell'odio. L'odio di per sé è quasi sempre un sentimento meschino, che non riversiamo contro i meritevoli di disprezzo, contro gli artefici della nostra degradante situazione, ma contro quelli che stanno peggio di noi (e quindi immigrati, poveri, malati) o contro i nostri vicini "rei" di stare poco poco meglio di noi. Odio come invidia, non generato dall'ingiustizia ma dalla voglia che i privilegi appannaggio di qualcun altro siano anche nostri; odio come paura, di coloro che hanno meno di noi e che quindi possono ambire ai nostri "tessori". No, scusa se te lo dico, ma l'odio non è quasi mai un sentimento nobile. La rabbia ha connotazioni positive, ma soltanto se è orientata da un senso di progettualità non distruttivo ma costruttivo".

Quello che tu descrivi, l'odio come un sentimento meschino che si riversa contro chi non lo merita (immigrati, poveri, malati), è il sentimento oggi predominante, certo, ma viene dalla parte opposta, dal potere.
Chi ha il potere vanta indifferenza, disprezzo, menefreghismo, superbia.
Esempio: interi settori della vita pubblica sono lasciati all'improvvisazione e al pressapochismo; questa politica viene attribuita, a volte con ragione, agli amministratori locali e nazionali (quelli più vicini all’occhio; li si può chiamare vassalli); a ben osservare, tuttavia, tale negligenza della cosa pubblica è dolosa e sistematica. In tal modo, infatti, si ottiene un triplo risultato: i vassalli lucrano tangenti e guiderdoni feudali; i padroni hanno via libera verso la privatizzazione selvaggia (in nome dell'efficienza, beninteso); entrambi riescono a disunire socialmente ancor più il corpo popolare, intento a beccarsi come i capponi di Renzo Tramaglino o a escogitare capri espiatori.
Un tipico divide et impera.
Da tale odio, l’odio delle élite e dei loro servi, quello vero, nasce l’ingiustizia; dall’ingiustizia l’odio che tu descrivi: che non è odio, come detto, ma un sentimento cieco di rivalsa che non individua i veri responsabili; un sentimento ancora trattenuto, ma che tutto travolgerà.
Il tizio che ha esposto quel cartello o i comitati contro i profughi di Casal S. Nicola (per citare altri due esempi che mi ritrovo sotto casa) sono grumi di livore istigati dall'odio delle elite (democratiche!) per i propri stessi elettori e cittadini; reazioni istintive da mors tua vita mea. Ma questo non è odio. Il ferramenta che si lamenta degli immigrati e del fisco, e i medio borghesi che assaltano un pullman di profughi non odiano nessuno. Dagli di che vivere, garantiscigli qualche balocco, alcuni servizi essenziale decenti e quelli non odieranno nessuno. Si faranno, molto probabilmente, gli affari loro. Manco metteranno il naso fuori di casa. Questo è l'uomo medio postmoderno: autistico. In genere l'uomo postmoderno è incapace di sentimenti forti, figuriamoci se riesce a portare avanti l'odio. Questo avviene per una serie di motivi precisi: anzitutto esso ha paura di perdere quel poco che ha (lavoro, famiglia, minuscolo tran tran sociale); inoltre è disabituato alla lotta (settant'anni di pace non sono pochi); la tradizione comunitaria più non gli appartiene; infine è totalmente secolarizzato: non ha, insomma, un mondo di riferimento sovraindividuale che lo sgravi delle colpe dell'azione violenta (una volta si poteva dire: Dio lo vuole! Oppure: l'Italia ci chiama! Oppure: l'onore lo esige!).
E poi c'è la questione fondamentale: non odiano perché non sanno.
L'odio, invece, è nobile perché si basa sulla coscienza viva della propria condizione.
Chi odia ha un mirino di altissima precisione e sa dove puntarlo; conosce la verità, quella verità che pochi sfiorano; chi odia ha travasi di bile, accessi violenti d'ira poiché intuisce lo sfacelo quando tutti (compreso il ferramenta e i residenti di Casal San Nicola) sorridono beati e paciosi.
Essi infatti non hanno consapevolezza; muovono le braccia alla cieca; sentono oscuramente di essere stati traditi (e hanno ragione), ma non riescono a individuare i contorni del nemico. Le loro scariche di fucileria si rivolgono, perciò, alle prime incolpevoli file di fanti che si trovano davanti. Qualche innocente muore. Fanti innocenti che militano in quell'esercito mosso dai fili invisibili dei potenti, degli affaristi e degli usurai, i veri portatori d'odio.


venerdì 24 luglio 2015

Robert Fripp/Brian Eno - Live at Olympia, Paris, May 28, 1975 (2011)


Ogni tanto la realtà, inaspettatamente, subisce delle crepe.
Quella muraglia, senza alcuno iato, candida e inoppugnabile (e praticamente perfetta in quanto noi la riteniamo, per negligenza e pigrizia, scevra da ogni smagliatura), permette, delle volte, d'intravedere barbagli e speranze di un ulteriore piano dell'esistenza. 
Barbagli, chiarori celestiali, faville infernali, bisbigli, sospiri.
Da una di tali spaccature del conformismo ieri sera, senza avvertimenti o blande premonizioni, sono filtrati suoni d'altri mondi.
Verso le due di notte, una radio ... i loop di Brian Eno, pulsanti come espirazioni ultraterrene, si costituivano incessanti quale sfondo metafisico a lunghi, atemporali ritagli elettrici: gli accordi di Robert Fripp.
Null'altro.
Sono passati quarant'anni dall'esibizione del duo a Parigi. Nel 2011 se ne è ricavato un triplo album: due ore e dieci di musica. O quel che è. Un flusso ininterrotto di sonorità trascendenti a cui non vale opporsi.
Sì, sciogliete i legami che vi legano al ponte della nave di Odisseo.
Tendete l'orecchio.
Fatevi tutt'uno con la Santa Sapienza.

mercoledì 22 luglio 2015

Celebrating Czech underground vol. 1. Plastic People of the Universe - Ach to státu hanobení (live recordings 1976-77)/Plastic People of the Universe (live 1997)


Un capolavoro si aggira per l'Europa: Egon Bondy's Happy Heart Club Banned .. Se non l'avete già ascoltato fatelo al più presto ... dirigendovi verso la pagina del volume 35 della Nurse With Wound list (NWW202).
Già che ci siete andate pure ad ascoltarvi i volumi 8 e 9 della Virgin Forest: 



e questa compilazione degli anni Settanta:


nonché i Fermàta:


La scena cecoslovacca è una delle più importanti del continente.
Solo ora comincia a essere rivalutata. Se il progressive è abbastanza riconosciuto nel suo valore effettivo (il genere conta tenaci aficionados), il lato underground non ha mai avuto una definizione soddisfacente.
Con questa doppia opera dei Plastic si cerca di rimediare. In seguito daremo conto della produzione di DG 307, Psí Vojáci, Už Jsme Doma, Visací Zámek, Garáž. Fra gli altri. 

venerdì 17 luglio 2015

French zeuhl and progressive vol. 6 (Christian Vander/Vortex/Noa)



Christian Vander - Tristan et Yseult (1974). Non inganni il solo nome di Vander, né gli onomastici lovecraftiani degli altri componenti: si tratta dei Magma, nient’altro che dei Magma, seppur in sedicesimo, impegnati nella colonna sonora dell’omonimo film di Yvan Lagrange (1972). Percussioni, voci straniate, basso pulsante e pianoforti: il sound, ridotto all’osso, non indietreggia, però, d’un millimetro rispetto alla produzione canonica. Conturbante, sbilenco, marziale. Un mezzo capolavoro. E forse qualcosa in più. Tauhd Zaïa (Stella Vander), voce; Zébëhn Straïn Dë Geustaah (Christian Vander), voce, tastier, batteria; Wargenuhr Reugehlem^ësteh (Jannick Top), basso; Klötsz Zaspïaahk (Klaus Blasquiz), voce, percussioni.

Vortex - Le cycles de Thanathos (1979). Eccellente prodotto del tardo progressive francese. Nessuna novità, ma il sound strumentale, devoto al lato colto del jazz rock europeo, fluido, ricco e impeccabile, riesce sempre a emozionare. Complessa e più cupa la partitura della traccia omonima (24’30’’), un tour de force epico e sotterraneo. Christian Boissel, tastier, oboe; Jean-Pierre Vivante, tastiere; Jacques Guyot, sassofono; Gérard Jolivet, sassofono; clarinetto; Alain Chaleard, silofono, vibrafono, percussioni; Maurice Sonjon, percussioni; Jean-Michel Belaich, batteria, percussioni; Michel Boissel, bassoon; Sunny Jammes, violin.

Noa - Noa (1980). Zeuhl di grana fine, dominato dalla grande voce della Nicolas. Rispetto ai Magma, i Nostri rendono più intime le inquietudini connaturate al genere esornandole con squarci strumentali free e assoli di prim’ordine. Da ascoltare. Claudie Nicolas, voce; Alain Gaubert, chitarra, basso; Bernard Nicolas, flauto, sassofono; Philippe Vincendeau, sassofono; Christian Robard, batteria, silofono, vibrafono.

mercoledì 15 luglio 2015

The ballads of Easy Rider - Steppenwolf/Fraternity of Man/Holy Modal Rounders




Steppenwolf - Live 1970. Goldy McJohn, tastiere; Jerry Edmonton, batteria; John Kay, voce, chitarra; Larry Byrom, chitarra; Nick St. Nicholas, basso.

Fraternity of Man - Fraternity of Man (1968). Lawrence "Stash" Wagner, voce, chitarra; Elliot Ingber, chitarra; Warren Klein, chitarra, sitar; Martin Kibbee, basso; Richard Hayward, voce, batteria.

Holy Modal Rounders - The mooray eels eat The Holy Modal Rounders (1968). Steve Weber, voce, chitarra; Peter Stampfel, voce, banjo, violino; Richard Tyler, tastiere; Sam Shepard, percussioni.

lunedì 13 luglio 2015

Il dottor Stranamore ci avvicina al bagno di sangue


Difficile, molto difficile occuparsi di musica e simili sciocchezze di fronte agli avvenimenti di questi ultimi giorni.
L'odierna resa del governo greco mi ha indotto a cancellare tutto, tanto ero disgustato.
Mi sono mosso verso "Impostazioni/Altro/Strumenti del Blog".
Ho puntato il cursore su "Elimina Blog".
L'indice accarezzava il tasto del mouse come il grilletto di una pistola da clown.
Poi la decisione di dare un altro calcio al barattolo della futilità.
Il blog. "Prima devo finire la Nurse With Wound list!". E bravo coglione!
La democrazia è ormai una barzelletta che non fa ridere.
Votare? Per cosa? Non votare? Per cosa? Non si riesce nemmeno a organizzare una manifestazione ... non facciamo ridere i polli. Ve lo dico da mesi, ragazzotti: siamo una generazione di falliti. Non sappiamo fare nulla, né sopportare nulla: una manganellata sui denti che vi riduce a semolino e acqua per anni la sapete sopportare? No, vero? Siamo omiciattoli, dai ... non abbiamo nessuna cognizione della lotta ... sapete accendere un fuoco? Non sto scherzando ... vi sapete orientare? Sapete a chi rivolgervi per un documento falso? Sapete sparare? Vivere da clandestini? Isolarvi dalla vostra quotidianità? Lasciare mamma e sorelle? Cosa sapete fare, insomma? Ve lo dico io ... continuare a vivere come vogliono gli altri ...


Nel film Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick, una delle anime nere della distruzione del mondo è, appunto, il dottor Stranamore, un ex nazista naturalizzato americano ... paralitico ... che sibila ghignando dati sulla mortalità mondiale ... un miliardo di morti qua uno di là ...
Americani, nazisti, tedeschi, militari impazziti, coglioni, russi impotenti ... nel film c'è tutto ...
Un riadattamento nostrano potrebbe contemplare il paralitico Schauble al posto di Peter Sellers. 
Tutto combacia ... sadismo ... violenza ... disprezzo delle conseguenze.
E Tsipras? Come noi ... un ometto ... non ha mai sofferto ... una generazione che non soffre, che non ricorda il sapore del sangue, il dolore di chi ci ha preceduti, non può combattere ... ne ha perduto la capacità intima ... anche le sue spade hanno perso il filo ... 
Solo una guerra riaccenderebbe certi talenti sepolti ... a prezzi spaventosi.


L'odio ... è un sentimento nobile. 
L'odio è generato dall'ingiustizia.
Spero che i popoli europei, alcuni di essi almeno, recuperino l'odio.
Spero che i Greci recuperino l'odio.
53 miliardi di euro di beni pubblici devoluti in un fondo per le privatizzazioni. In un trogolo per i porci, semmai.
Equivalgono, per l'Italia, a più di 300 miliardi di euro di beni pubblici (quelli pagati dai nostri vecchi) trasmutati in pastone per i nuovi feudatari.
Toccherà pure a noi ... inutile che i nostri vigliacchi girino al largo ... perché questo sono: vigliacchi.
Spiagge, porti, monumenti, acqua, energia ... i codardi italiani sono pronti a venderci ... 
Siamo alla follia.
Per fortuna tale disprezzo e tali umiliazioni si muteranno, prima o poi, in odio purissimo.
E questa benzina in quale serbatoio si riverserà? Fascisti? Populisti? Nazionalisti?
A me sta bene tutto ...
L'importante è riguadagnare le strade. E non sbagliare bersaglio.

domenica 12 luglio 2015

Nurse With Wound list vol. 42 (Demetrio Stratos/Supersister/Taj Mahal Travellers/Tamia/Tangerine Dream/Ghédalia Tazartès/Technical Space Composer's Crew/'Mama' Béa Tekielski)

NWW vol. 42. Tamia Valmont

248. Demetrio Stratos (Italia) - Cantare la voce (1978). Le investigazioni sullo strumento musicale più negletto: la voce. Demetrio Stratos, artista cosmopolita (nacque in Egitto da genitori greci, di fede ortodossa), recupera all’ascolto occidentale alcune tradizioni vocali popolari (siberiane e mongole) in funzione di rottura proprio con l’ordine borghese. L’operazione, assolutamente eversiva dal punto di vista antropologico e politico, mostra inoltre una tecnica stupefacente (basta dare un orecchio a Flautofonie e altro nonché a Investigazioni. Diplofonie e triplofonie [in cui Stratos raddoppia e triplica la voce alterandone il timbro]); il limite del disco risiede in una persistente aria d’incompiutezza, come se ogni traccia fosse un torso per sperimentazioni e studi piuttosto che una scultura finita e polita. Scartafaccio e non libro. Da confrontare, per la comprensione di tali appunti, al lavoro affine di Tamia Valmont.

249. Sweet Okay Supersister (Olanda) - Spiral staircase sass (1974). Abbiamo già presentato i primi due album della formazione olandese, Present from Nancy e To the highest bidder. Il presente Spiral staircase conferma il loro “eclettismo lodevole eppur forzato”, fra episodi di progressive colto, inserti concreti e lazzi di buona lega. Vanno riconosciuti ai Supersister, tuttavia, sia l’originalità d’ispirazione che la perizia nell’esecuzione. Robert Jan Stips, voce, tastiere; Sacha van Geest, voce, flauto, percussioni; Martin Van Wijk, chitarra; Dick De Jong, cornamuse; Anneke Van Der Stee, mandolino; Mien Van Den Heuvel, mandolino; Bertus Borgers, sassofono; Jan Hollestelle, basso; Ron Van Eck, basso; Louis Debij, batteria; Los Alegras Band, batterie; Dorien Van Der Valk, cori; Inge Van Iersel, cori; Josee Van Iersel, cori.

250. Taj Mahal Travellers (Giappone) - August 1974 (1975). Giàpresentato qui, JPR37.

251. Tamia (Francia) - Senza tempo (1981). La cantante francese (Tamia Valmont) recupera e reinterpreta vocalmente la tradizione popolare (medio)-orientale: in Shakuhachi song, ad esempio, una melodia nipponica per flauto di bambù, in First poliphony le polifonie tibetane, e così via. Le punte del disco (Narcissa solis) attingono davvero a un’esperienza atemporale, fuori d’ogni canone occidentale. Da ascoltare.

252. Tangerine Dream (Germania) - Electronic meditation (1970). Il debutto dei Tangerine Dream, formati da tre colonne della musica germanica dei Settanta, è già un capolavoro. Sono passati quarantacinque anni: Electronic meditation non solo non è invecchiato, ma, a tutt’oggi, fa appassire, al confronto, parecchia avanguardia arrivata subito dopo. Essenziale. Edgar Froese, chitarra, tastiere; Conrad Schnitzler, chitarra, violoncello, violino; Klaus Schultze, batteria; Jimmy Jackson, tastiere; Thomas Keyserling, flauto.

253. Ghédalia Tazartès (Francia) - Tazartès' transports (1980). Francese di nascita, ma di ascendenza ebraica (in terra turca), Tazartès fonde con sorprendente fluidità concretismi, loop, effetti elettronici, spezzoni parlati (anche in italiano) e suggestioni di musica popolare nord-africana e medio-orientale: il pout-pourri si snoda sicuro, segno inconfutabile di una sensibilità superiore. Forse è world music, forse no. Eccellente, in ogni caso.

254. Technical Space Composer's Crew (Germania) - Canaxis V (1969). Il capolavoro diHolger Czukay, già recensito qui.

255. 'Mama' Béa Tekielski (Francia) - La folle (1977). Di padre polacco e madre italiana, Béatrice Tekielski si inscrive, per sua stessa ammissione, nella riconoscibile tradizione della canzone francese propria a Brel, Brassens e Léo Ferré. La forza appassionata e ruggente delle interpretazioni, a volte fluviali (La mort, 16’30’’) e dilatate, la pongono ben al di là del semplice manierismo. Da ascoltare.

sabato 11 luglio 2015

Brian Reitzell - Hannibal season 1 soundtrack


Hannibal è una serie TV americana, basata sui personaggi di Thomas Harris, presenti in quattro opere dell'autore (Il delitto della terza luna, Il silenzio degli innocenti, Hannibal, e il prequel Le origini del male; qui il link per farsi un'idea della saga); il libro più famoso è senz'altro Il Silenzio degli innocenti, bestseller da cui fu tratto un celeberrimo film con Jodie Foster e Anthony Hopkins (1).
Tolgo il dente senza anestesia: la serie è migliore del film.
Per due motivi.
Essa vanta una potenza drammatica che alla pellicola di Jonathan Demme manca: lo scambio continuo fra Male e Bene, tra realtà e allucinazione, carnefice e vittima, colpa e innocenza. E tale indifferenza fra poli opposti dello spirito umano (opposti e irriducibili, almeno per le religioni e il senso comune) è significata con immagini simboliche di forte impatto psicologico.
Un solo esempio: una delle prime scene della serie (sotto riprodotta) vede una giovane donna morta, impalata da corna di cervo e martoriata dai corvi. Il simbolo del cervo ossessiona l'intero svolgimento del telefilm: nelle prime fasi esso appare quale forza maligna (è proprio Hannibal a comparire in tale veste, negli incubi dei protagonisti); nello svolgimento della trama, tuttavia, sarà proprio il maggiore antagonista di Lecter, Will Graham (suo doppio fatale), ad appropriarsi (dopo la transizione alla colpa e al male) di tale simbologia negativa per operare un titanico tentativo di sublimazione, dalla dannazione alla salvezza (riguardate il fotogramma anzidetto; c'è tutto il telefilm: se il corvo, messaggero di morte, significa la discesa agli inferi, verso il peccato e gli orrori dell'inconscio, il cervo, invece, simboleggia la redenzione del Cristo che sconfigge il demonio, la resurrezione, la risalita, il sacrificio del dio solare che annienta le tenebre) (2).


A rendere notevole la serie contribuiscono le interpretazioni (eccellente Mikkelsen, solidi i veterani Fishburne e Anderson, e ammirevoli tutti i comprimari), la fotografia, la non comune qualità dei dialoghi, e, incredibile a dirsi, un maneggio discreto e avvertito della cultura alta.
In più Hannibal vanta una peculiarità: non contempla, nel resoconto dell'orrore, momenti di alleggerimento: l'intero telefilm è orrore, non c'è mai stacco, o cambio di registro: solo il grottesco, ma un grottesco feroce, tipico dell'espressionismo tedesco più spietato, s'alterna al continuo di morte, sangue e dolore. In questo Hannibal somiglia a Il gabinetto del dottor Caligari, gioco di specchi in cui i poli opposti (veglia e sogno, ragione e insania, vittima e torturatore) si struggono l'uno nell'altro in un fluire senza scampo e diversione. A tale cupezza irredimibile contribuisce, in modo determinante, il bordone sonoro di Brian Reitzell, già batterista dei Redd Kross: un pervasivo sottofondo elettronico, costante e minaccioso, implacabile.

(1) Manhunter, frammenti di un omicidio, di Michael Mann (1986), è invece ispirato da I delitti della terza luna.
(2) In San Paolo il cervo snida e uccide il serpente, ovvia personificazione del diavolo.  

mercoledì 8 luglio 2015

An anthology of noise & electronic music vol. 5 - Fifth a-chronology 1920-2007 (2007)

Père Ubu
Rogelio Sosa - Vinylika
Christian Galaretta - Marañon (part VI)
Li Chin Sung aka Dickson Dee - Shame (Tetsuo Furudate Sound Materials Remix)
François-Bernard Mâche - Prélude
Richard Maxfield - Pastoral symphony
Wolf Vostell - Elektronicher dé-collage. Happening raum
Charlemagne Palestine - Seven organism study
André Boucourechliev - Texte 2
Helmut Lachenmann - Scenario
Alireza Mashayekhi - Shur, op.15
Claude Ballif - Points, mouvements
Mauricio Kagel - Antithèse
Vladimir Mayakovsky - And would you?
Raoul Hausmann - Fmsbw
Gil Joseph Wolman - Mégapneumies, 24 Mars 1963
Léo Kupper - Electro-poème
Josef Anton Riedl - Leonce und Lena
Sten Hanson & Henri Chopin - Tête à tête
Dajuin Yao - Satisfaction of oscillation
Pere Ubu - Sentimental journey
Ground Zero  - Live 1992
Masonna / Yamazaki "Maso" Takushi - Spectrum ripper (part I-II-III)
Sutcliffe Jügend - Blind ignorance
Club Moral - L'enfer est intime
Dub Taylor  - Lumière (part I)

domenica 5 luglio 2015

Rock in Greece ovvero: "Coraggio, amore, domani è un altro giorno ..."

"A Bruxelles ... a Bruxelles .. casa, la nostra casa ...
coraggio, amore, domani è un altro giorno
"
Nell'immagine superiore due psicopatici.
Nel titolo, invece, si cela una compilazione di musica rock greca. Davvero apprezzabile.
Per il resto, in (umile) margine ai risultati del referendum greco voglio dire due cose, da ignorante. 
Prima cosa da ignorante. Non ho la minima idea di cosa accadrà adesso; non so se Tsipras è un eroe; non so se la Grecia continuerà nel suo declino o reagirà alla catastrofe imminente; non conosco statistiche o grafici risolutori; se Tsipras, domani, annunciasse un accordo che si rimangia tutte le speranze dell'oggi non rimarrei sorpreso. La Storia ne ha visti di peggiori, di voltafaccia. La Storia ha visto anche tigri di carta prendere fuoco all'improvviso, però. Quindi: resto in attesa.
Seconda cosa da ignorante: sono felice per il risultato del referendum solo per vedere come certe facce masticano la merda della propria arroganza. Non mi riferisco né agli psicopatici di cui sopra (la punta dell'iceberg), né ai cattivacci della finanza, né ai creatori delle rivoluzioni colorate; a nessuno dei potenti, più o meno nell'ombra. No. Mi riferisco agli italiani. Non ho mai visto, a mia memoria, una tale esibizione di superficialità, iattanza, crudeltà, presunzione, menefreghismo, stupidità, volgare prepotenza e sicumera da farabutti; non solo su quei quattro scartafacci che ancora qualche vecchio si ostina a comprare nelle superstiti edicole, ma anche nei blog, compresi quelli di certa controinformazione. 
Abbiamo trattato un intero popolo che, dalla seconda guerra, è stato umiliato e decimato, come un branco di sanguisughe e parassiti (qualcuno ha parlato di "merdacce levantine"), con una applicazione di psicologia razzista che non si vedeva dai film hollywoodiani con gli sporchi indiani. Con le persone ragionevoli si può ragionare, con tale feccia mai. Senza contare i soliti idioti che si dividevano ancora (nel 2015!) fra neri e rossi (ah, i comunisti! Ah, i fascisti!). Per tacere di illuminati accademici che, di fronte a un avvenimento storico, diluivano se stessi in baruffe chiozzotte, da pollaio di retroguardia. Per tacere, infine, dei traditori e dei vigliacchi: che ci sono sempre stati, ovviamente, e che vanno fucilati. Per tacere, infine, dei peggiori: di chi salta sul carro del vincitore, magari dopo aver eseguito per anni, come un maggiordomo, gli ordini delittuosi degli psicopatici di cui sopra.
Siamo proprio un popolicchio, piccino, anzi microscopico; altezzoso, gradasso, stupido; sempre meno popolo, un'accozzaglia di bulli che hanno perso la bussola; asini con la pelle di leone, piagnoni, pecoroni, voltafaccia, mocciosi gonfi di boria.
Senza empatia, buon senso, cautela.
Ci meritiamo il peggio. O il meglio: una guerra.

01 Aphrodite's Child - Altamont
02 Lucas Sideras - Rising sun
03 Axis - Shine lady shine
04 Dimitri - The land
05 Demis Roussos - O My Friends
06 Vangelis - He-O
07 Akritas - The festival
08 Plj Band - Transmigration
09 Socrates - Don't be long
10 Northwind - No no, yeah yeah 
11 Vavoura Band - I ain't the junkie
12 Apocalypsis - Metepsychosis
13 Nemesis - Stress
14 Schmetterling - Low down
15 Harris Chalkitis - Time is over
16 Ypsilon - Day of the dove
17 George Romanos - Dans Le Grenier
18 Morka - Avenue Winter
19 Stamatis - Looking back
20 Alpha Beta - Astral abuse
21 Pavlos Sidiropoulos - Tell me
22 Pete And Royce - Days of destruction

Coraggio, amore, domani è un altro giorno ...

"Coraggio, amore, domani è un altro giorno ..."

giovedì 2 luglio 2015

Evviva gli Ottanta!/1 - Canzoni, storielle e orrori del decennio terribile 1^ Parte/2^ parte

Sabrina "The Queen" Salerno
Nessuno sceglie i tempi in cui vivere, ma i tempi in cui ciascuno vive gli rimarranno appiccicati addosso per sempre, nonostante tutti gli sforzi e i distanti, freddi ragionamenti.
I miei tempi furono gli Ottanta; hai voglia ad ascoltare Keiji Haino, Nadja e Captain Beefheart ... a quei tempi fiorivano le gonadi e, nonostante gli sforzi e i distanti, freddi ragionamenti (e i primi ascolti seri, da Bowie a Neil Young, dai Sex Pistols ai Deep Purple), le gonadi dettavano il loro imperio irresistibile ... e, per soddisfare l'impulso secondario del maschio (il primo era il sonno e il cibo), ci si doveva acconciare a mettere sul piatto Nik Kershaw e Il tempo delle mele ... ah, le festicciuole con il 45 di Lio ... di cui si cicalava il ritornello in franco-belga senza sospettare che parlasse di masturbazione femminile.
L'Italia cominciava a decomporsi, i decisori del mondo avevo segnato per Lei un destino di ridimensionamento, da balera turistica degli anni Duemila, ma gli Italiani ... ragazzi ... mi tocca dirlo ... gli Italiani erano ancora vivi ... una fauna variegata, scesa giù dai lombi di chi era sopravvissuto a fame, guerre e umiliazioni storiche, e che aveva ancora passioni, ire e sentimenti diritti.

Ah, quel peplo bianco ...
A loro modo i primi anni Ottanta furono un'età felice ... disimpegnata, e criminale nel rinnegare le conquiste culturali e artistiche dei Settanta, certo ... ma, in fondo, questa fu l'ultima epoca davvero senza cure e pensieri; anni in cui si poteva dire impunemente: di qui a due anni cambio la macchina; oppure: fra cinque imbianco tutta casa ... fra quindici l'acconto per il monolocale al mare ... un mondo in cui c'era posto per un domani e pure, incredibile a dirsi, un dopodomani ... piuttosto rassicurante poiché assai simile all'oggi. 
Ho la certezza, purtroppo, che se venissi catapultato per magia nei primi anni di quel decennio non faticherei a ritrovare i germi della putrefazione spirituale ... da paese-guida a paese servo ...


Sapore di mare: it's Ciavarro time

L'Italia come espressione turistica era lungi dalla mia capoccia di quattordicenne quando, nel 1982, mi iscrissi al liceo scientifico; si insinuò, invece, quale debole sospetto, appena cinque anni dopo, allorché ne uscii maggiorenne e diplomato: correva voce, infatti, che, quello stesso liceo, fosse in odore di ridimensionamento. Possibile? Certo. Se una cosa volge al peggio in Italia, al peggio andrà sicuramente. E perciò quella scuola, frequentata dal popolo, ma d'ottimo lignaggio (aveva biblioteca, laboratori vastissimi di chimica e di fisica; nacque, inoltre, sotto gli auspici dei migliori studiosi di area comunista), seguì la sorte paventata. A metà Novanta il liceo era sparito; i laboratori, vuoti di studenti, cominciarono ad arrugginire, la sala proiezioni tu sbarrata, la biblioteca dispersa; l'aula magna si mise a ospitare conferenze di ratti. Quando rivisitai di soppiatto quel dolce rudere, attorno al 2000, alle soglie del nuovo millennio, entrai nella mia vecchia aula: vi rimaneva una carta geografica.


Sedie, banchi, cattedre, gessetti, lavagne, era tutto svaporato. E così professori, libri, cessi, bidelli, interruttori, tapparelle. Una spoliazione definitiva, come a temere una rinascita di quel covo di estremisti. Sale sulle rovine di Cartagine. Solo alcuni locali, un quarto circa di quelli totali, erano stati riadattati per i corsi di un istituto alberghiero: intravidi, infatti, le cromature di una macchina del caffè e di qualche pentolone. Si parla spesso di de-industrializzazione; sulla de-culturizzazione (o acculturazione negativa) si tace, invece. Se una nazione con tremila anni di storia abdica al proprio ruolo di materna educatrice per divenire semplice sguattera, essa avrà più bisogno di camerieri che di biologi. Lo dico senza risentimento o snobismo, mi si creda.
Voglio solo aggiungere: intere generazioni sono state vendute a tavolino, con noncurante cinismo e freddezza, quale corte di servi a basso prezzo a vantaggio di nuove leve di feudatari. Tutto qui; e, allo stato dell'oggi, c'è niente da fare. Come spesso ripeto: quando il vento della storia prende a soffiarti contro hai poche scelte: scivolare a favore di corrente, ovunque essa conduca; il suicidio, attivo o passivo (il primo si chiama lotta politica); l'odio impotente.
Ma torniamo alle canzoncine. ...

Bananarama: quella a sinistra troppa ragazzina,
quella a destra troppa cavallona.
Ergo: in medio stat virtus.
Quasi tutte le canzoni anni Ottanta sono legate a un video ... anzi, si può dire che i pochi minuti di drammaturgia-video contribuirono a forgiare l'immaginario estetico e antropologico degli attuali aspiranti al mezzo secolo d'età. E proprio in sede di immagine (video, telefilm, iniziative umanitarie) vennero assestate le prime rozze, ma decise picconate al vecchio ordine patriarcale che si ostinava a resistere ... ma non voglio farla lunga su questa psicostoria di massa: chi ha orecchie per intendere, intenda!
Ovviamente questa prima compilazione non mette insieme il meglio degli anni Ottanta ... ero tentato, a dirla tutta, a collezionare il peggio di quel periodo: the worst of Italian Eighties sarebbe stato consonante a quello Zeitgeist gaglioffo ... alla fine è venuta fuori una prima collezione di brani dolcemente eterogenea ... collezionata con tenerezza e sadismo ... collezione ad altezza di adolescente, di note che erano nell'aria ... o istoriate su malmessi nastri BASF ... o gracchiate da radio col cordino, o celate fra i solchi dei 45 ... o pubblicizzate da Videomusic, il primo pervertitore della postmodernità coi suoi quattro VJs ... 
Una scala di valori, tuttavia, urgeva ... ed eccola, assolutamente personale:

10 = immortale
9 = dove osano le aquile
8 = innegabilmente bella
7 = ancora bella soda
6 = la ragazza tiene, ma si vedono le smagliature
5 = stupida (ma con effetto nostalgia)
4 = stupida e basta 
3 = big mac scaduto
2 = sciacquatura di piatti
1 = si rivaluti Julio Iglesias
0 = piss off!

Tra la prima e la seconda puntata del post sicuramente ricorderò ancora ... anche voi siete pregati di postare eventuali memorie. Quelli fra voi mezzi cotti, naturalmente ... fra quaranta e cinquanta ... (Webbaticy, giovincello, sei fuori).
PS.
Sabrina Salerno nel prossimo numero.


Alphaville - Big in Japan - 5
Bananarama - Cruel summer - 5
Cars - Drive - 6
Claudio Cecchetto - Gioca jouer - 0
Crowded House - Don't dream it's over - 3
Culture Club - Karma Chamaleon - 0
Cure - Boys don't cry - 9
Cure - Just like heaven - 9
Cyndy Lauper - Girls just want to have a fun - 5
Hall & Oates - Maneater - 7
David Bowie - Modern love - 7
Dead or Alive - You spin me round (like a record) - 7
Depeche Mode - Just can't enough - 6
Diana Est - Tenax - 5
Dio - Rainbow in the dark - 4
Dire Straits - Money for nothing - 6
Double - The captain of my heart - 2
Duran Duran - Hungry like the wolf - 6
Echo & The Bunnymen - The killing moon - 9
Europe - The final countdown - 4
Eurythmics - Sweet dreams (are made of this) - 6
Falco - Rock me Amadeus - 5
Franco Battiato - Cuccurucucu - 7
Frankie Goes to Hollywood - Relax - 6
Genesis - Abacab - 7
Giuni Russo - Un'estate al mare - 6
Glenn Frey - The heat is on - 3
Guns & Roses - Paradise city - 6
Howard Jones - What is love - 5
Human League - Don't you want me - 6
Industry - State of the nation - 6
Jefferson Starship - We built this city - 5
Joan Jett - I love rock 'n' roll - 5
Johnny Hates Jazz - Shattered dreams - 2
Joy Division - Love will tear us apart - 9
Katrina & The Waves - Walking on sunshine - 4
Kenny Loggins - Footloose - 4
Kim Carnes - Bette Davis' eyes - 6
Laura Branigan - Self control - 6
Lio - Amoreux solitaires - 5
Lionel Richie - All night long (all night) - 7
Living Colour - Cult of personality - 6
Madness - Our house - 6
Madonna - Save a prayer - 6
Martika - Toy soldier - 4
Men at Work - Who can it be now? - 7
Men Without Hats - The safety dance - 5 
Michael Jackson - Thriller - 5
Michael Sembello - Maniac - 4
Midnight Oil - Beds are burning - 4
Milli Vanilli - Girl you know it's true - 1
Nena - 99 red balloons - 4
New Order - Blue Monday - 8
Nik Kershaw - Wouldn't it be good - 6
OMD - Enola Gay - 5
Paul Young - Love of the common people - 6
Paula Abdul - Straight up - 4
Pixies - Where is my mind - 10
Prince - When doves cry - 7
Queen - Another one bites the dust - 7
Ray Parker jr - Ghostbusters - 2
Richard Marx - Right here waiting - 4
Richard Sanderson - Reality - 5
Rick Astley - Never gonna give you up - 2
Righeira - Vamos a la playa - 1
Simple Minds - Don't you (forget about me) - 8
Smiths - How soon is now - 8
Soft Cell - Tainted love - 7
Spandau Ballet - True - 6
Stevie WOnder - I just called to say I  love you - 5
Stranglers - Golden brown - 9
Styx - Mr. Roboto - 7
Suzanne Vega - Luka - 7
Talk Talk - It's my life - 8
Talking Heads - Burning down the house - 9
Tears for Fears - Everybody wants to rule the world - 5
Tears for Fears - Shout - 5
Technotronic - Pump up the jam - 7
Toto - Africa - 6
Trio - Da da da - 5
U2 - With or without you - 6
Ultravox - Dancing with tears in my eyes - 6
Visage - Fade to grey - 5
Wham! - Wake me before you go-go - 0
Yazoo - Don't go - 6
Yes - Owner of a lonely heart - 6