domenica 30 agosto 2015

Beyond the (Italian) boundaries. Post rock vol. 12 (Riz Ortolani/Maurizio Bianchi/Fabio Fabor & Giancarlo Barigozzi) plus Fabio Fabor e Topolino

Luca Barbareschi in Cannibal holocaust

Riz Ortolani - Cannibal holocaust (1994; recordings 1980). Colonna sonora dell’opera omonima di Ruggero Deodato, Cannibal non è, a primo orecchio, ‘avanguardia’: lo diviene se debitamente incatenata alle scene del film, una raggelante catabasi nell’animo dell’umanità. È solo dopo la visione, infatti, che l’apparentemente innocua main title (e il capolavoro Adulteress’ punishment, d’eccezionale intensità lirica e drammatica) vi si appiccicheranno addosso trasformandosi in simboli sonori dell’orrore. Ruggero Deodato è, pur non artisticamente, oltre Herzog e Conrad: nega ogni afflato poetico e pietismo da colonizzatore compassionevole vietando, al contempo, facili e immediate chiavi interpretative. La struttura del film è lineare quanto geniale: nella prima parte il professor Monroe, assistito da due guide, parte alla ricerca di quattro reporter perduti nella giungla amazzonica; risalendo, come si risale un rivo d’acqua maligna alle sue fonti, sino alla verità (gli esploratori sono stati assassinati dagli indigeni) Monroe si imbatte nei segni di violenze indicibili: unico oggetto sopravvissuto alla strage e alla distruzione è la cinepresa d’uno dei reporter, che custodisce, come un vaso di Pandora, la testimonianza sugli eventi accaduti. La seconda parte è occupata proprio dalle sequenze girate dai quattro, che svelano, a spettatori sempre più attoniti (fra i quali siamo noi, spettatori degli spettatori), il folle carico di violenza innescato dai bianchi into the wild: stupri, incendi, assassini, umiliazioni. Deodato, tuttavia, racconta pure l’altra metà della messa: i cosiddetti selvaggi non sono, infatti, portatori d’un (inesistente) stato edenico: anch’essi (che pure sono stati duramente provocati) partecipano alla violenza (che è violenza umana, congenita) e sono ripresi, perciò, proprio come i bianchi, quali attori di evirazioni, impalamenti, eviscerazioni, decapitazioni (anche nei riguardi di tribù rivali); la differenza colla violenza bianca è puramente antropologica: il manto cultuale e sociale che la avvolge è diverso sol perché frutto d’una diversa evoluzione, dettata esclusivamente dalle condizioni spietate della sopravvivenza (che l’hanno, quindi, formata in tal modo peculiare); certo, sembra suggerire Deodato, essi ci sono forse superiori poiché ‘amorali’, e fuori d’ogni ipocrisia, non essendo riusciti a sublimare adeguatamente il male entro artificiose codificazioni etiche e religiose (quelle che il Conrad di Cuore di tenebra appellava ‘tricks and beliefs’). Solo da tale punto di vista, quindi, i cannibali paiono distanziarci per bontà e naïveté: alla faccia di Rousseau!
Ovvio che tale film, disturbante al di là dell’oggettiva crudeltà della messa in scena, non sia mai stato trasmesso integralmente in televisione (ormai il medium degli idioti).
A voi rimediare.

Maurizio Bianchi - Symphony for a genocide (1981). Devo ammettere che la maggior parte dei titoli del leggendario Maurizio Bianchi mi ha lasciato indifferente (forse anche a causa della qualità delle registrazioni): una serie di borborigmi indistinguibili. Fra le eccezioni troviamo, però, alcune perle; Symphony for a genocide è una di queste: MB ci cala direttamente nelle fucine dell’inferno: loop rumoristici al limite della sostenibilità auditiva, interferenze, risucchi elettronici, concretismi, sardonici girotondi sonori. Da saggiare con cautela.

Fabio Fabor & Giancarlo Barigozzi - Synthetronics (1976). Sedici brevi tracce (notevolissime) che Fabio Fabor (FAbio BORgazzi) licenziò assieme al sassofonista Barigozzi: impossibile capire di chi sia la paternità dei singoli brani, ma pare indubbio l’influsso preponderante del primo. Il disco  è riccamente variegato: si va dalla siderale Flying stars’ ai cupi accenti di Occult sciences e Devil’s foundry sino alle felice intersezioni fra l’avanguardia e il sax di Barigozzi (Erosion, Aberrations) alla free psichedelia di LSD trip. Da ascoltare, ovviamente.
Colgo l’occasione per segnalare che l’ottimo Fabor (almeno dal 1967 al 1970) tenne una rubrica musicale settimanale su Topolino. Lo ignoravo. Evidentemente quando leggevo Topolino non conoscevo Fabor e quando conobbi Fabor non leggevo più Topolino. La rubrica spazia dal jazz alla musica classica al rock sino al pop italico (e allo Zecchino d’Oro), con tono piano e divulgativo; a pensare che milioni di mocciosi italiani appena alfabetizzati potessero leggere di Caterina Caselli, Sinatra, Cino Tortorella quanto di Mozart, Jefferson Airplane e Louis Armstrong mi viene un groppo in gola. Quanta bella Italia abbiamo buttato via?
Due esempi della rubrichetta li vedete sotto; sono compresi, comunque, nel download.


Ed ecco due puntate de "Il Vostro Corrierino della Musica" (poi "Il Vostro Corrierino Musicale"), la rubrica che Fabio Fabor teneva settimanalmente su Topolino (cliccare per allargare):



Topolino nr. 621, 22 ottobre 1967 (Jefferson Airplane)



Toponimo nr. 719, 7 settembre 1969 (Joan Baez)

venerdì 28 agosto 2015

Univers Zero - Heatwave (1987)


Un capolavoro. La formazione belga era parte del movimento della corrente Rock in Opposition (assieme ai conterranei Aksak Maboul), ma il progressive che li distingueva vantava toni cupi e minacciosi: per usare una sentenza critica molto suggestiva si potrebbe definire il loro suono quale "musica da camera gotica".
Una sorta di zeuhl silente, privo di quegli incedere tonitruanti (a maggior gloria della sezione ritmica), e più concentrato nelle misteriose regioni dell'inner space.
Da ascoltare subito.
Gli Univers Zero (in origine: Necronomicon) derivano il nome da una novella dello scrittore fantastico Jacques Sternberg (pressoché sconosciuto in Italia, ovviamente; Universo zéro è stata, però, tradotta: Nova SF, nr. 28, Perseo Libri, 1996).

Michel Delory, chitarra; Andy Kirk, voce, tastiere; Jean-Luc Plouvier, voce, tastiere; Patrick Hanappier, violino, viola; Dirk Descheemaeker, clarinetto, sassofono; Christian Genet, basso; Daniel Denis, voce, batteria, percussioni.

giovedì 27 agosto 2015

Io sto con Ignazio Marino! E dove? Ai Caraibi?

Come definire un sindaco che, mentre la capitale d'Italia viene commissariata, se ne sta ai Caraibi, sguazzando nelle luminose e trasparenti acque caraibiche (con rilassatezza conseguentemente caraibica), e vezzeggiando, al contempo, le amene ed esotiche bestiole (caraibiche) che popolano gli immacolati fondali di quelle mirabili lande?
Pare che il Nostro, durante tale esilio turistico, abbia trovato anche il tempo di vergare le proprie memorie, manco fosse Cincinnato (http://www.romatoday.it/politica/ferie-sindaco-ignazio-marino-libro.html) ...
Qui non è in gioco la parola: 'idiota'.
Marino non è certo un'idiota; è così e basta.
Gli viene naturale.
Un atteggiamento che viene naturale (un disprezzo naturalmente involontario) a tutto quel generone di sinistra attualmente al potere col beneplacito del simmetrico generone di destra (antropologicamente diverso, però, e assai meno ipocrita).
Il problema è che la sinistra post '68 è davvero così, nel suo insieme.
Li conosco da vicino, so di cosa parlo.
Sono stato anche responsabile indiretto di alcune carriere di tali gaglioffi.
Gli viene naturale il disprezzo ... come il respiro.
Ormai siamo a livelli clinici.
Loro, innanzitutto, sono buoni. Si battono per i diritti degli ultimi, i sinistri ... purché gli ultimi si conformino alla loro idea di ultimi ...
Appena l'ultimo esce dal loro schema mentale (reclama pane, lavoro, sicurezza, e non scemenze da diritti civili a costo zero) escono fuori di testa borbottando indignati di razzismo, populismo, fascismo. omofobia, antisemitismo e quant'altro.
Questo avviene poiché, a dargli torto, viene anche insidiato da vicino il loro cadreghino: parassitario, sicuro, comodissimo. E sempre a spese di Pantalone, beninteso.
Bontà d'animo e protezione del cadreghino formano, inscindibili, una regione del loro animo ... difendono la poltrona perché sono di sinistra e sono di sinistra (e buoni, infinitamente buoni) perché difendono la poltrona ... ma non si accorgono di tale trasmutazione poiché, come detto, ormai è un istinto naturale ...
Chi mette in discussione la loro poltrona è un fascista ... e siccome è un fascista mette in discussione la loro bontà poltronesca ... che è il requisito primo, nel loro intendimento, che li ha fatti sedere proprio su quella poltrona contro tutti i più schifosi rigurgiti di fascismo (o populismo, razzismo, omofobia etc etc).
Lo si ammetta, è un sillogismo arduo da comprendere a pieno.
Occorre riflessione, occhio, psicologia ... e conoscenza diretta dei propri polli.
Cominciate a osservare la Boldrini, ad esempio. A leggere il suo curriculum. Quello vero, però. La bontà boldrinesca va di pari passo con l'edacia da poltrona. Laura Boldrini, la nipote del presidente dell'ENI ... il successore di Enrico Mattei ... Enrico Mattei, il presidente ENI polverizzato nei cieli di Bascapè ... Leggete, leggete ... se riuscite a trovarle, certe notizie ...
E tuttavia ... la colpa non è di Ignazio Marino ... con quella faccia un po' così, da bambolotto gonfiabile. 
Braccia strappate alla medicina verrebbe da dire ... ma no, la colpa non è sua ...
La colpa è mia. O nostra. Come sempre.
Colpa mia, anzi, non voglio coinvolgervi ...
Colpa mia.
Colpa mia, non di altri. Della mia impotenza, della frustrazione, del livore da tastiera. Colpa mia e basta.

martedì 25 agosto 2015

Finch - Glory of the inner force (1975)

  • Quartetto olandese decisamente trascurato dai più, ma, a modesto avviso, superiore, ad esempio, ai più celebrati (e grossolani) Focus.
  • Disco completamente strumentale; il classico d'apertura (Register magister, 9'21'') dice già tutto: energia, esecuzione impeccabile, raffinatezza nei passaggi e il paniere completo dei topoi progressivi che rinnovano (e lo faranno sempre) il piacere dell'ascoltatore.
  • Il resto dell'album consegue alle premesse, con qualche compiacimento formale.

  • Joop van Nimwegen, chitarra; Cleem Determeijer, tastiere; Peter Vink, basso; Beer Klaasse, batteria.

sabato 22 agosto 2015

Spyrogira - St. Radigunds (1971)

Da non confondere con la quasi omonima band americana (Spyro Gira).
St. Radigunds è un bel prodotto del Rinascimento folk britannico, impreziosito dal violino di Cusack e dalla voce della Gaskin, in evidenza, purtroppo, solo nella seconda parte.
Cockerham dylaneggia, ma provvede notevoli tracce, a cominciare dall'iniziale The future won't be long.
Per il pieno apprezzamento necessita di almeno un paio d'ascolti.
Chi non ama il folk si astenga, però.

Barbara Gaskin, voce; Martin Cockerham, voce, chitarra; Tony Cox, tastiere; Julian Cusack, tastiere, violino; Steve Borrill, basso.

mercoledì 19 agosto 2015

Trees - On the shore (1970)

Il disco può situarsi, piuttosto facilmente, presso le regioni della riscoperta folk inglese (Fairport Convention in primis).
La cristallina voce della Humphris guida le danze nelle prime due tracce in modo prevedibile, seppur ammirevole, poi la bellissima Streets of Derry spariglia le carte: l'elettricità sovrasta quelle timide aperture regalandoci sette minuti di meraviglie psichedeliche. I dieci minuti di Sally free and easy sono più rilassati, ma la seconda parte, giocata fra vocalizzi aerei, chitarre e piano, è un piccolo gioiello che potrebbero aver scritto i Jefferson. Fool, Geordie e la finale Polly on the shore mantengono alto il livello. Una bella scoperta. Da ascoltare.

Celia Humphris, voce; Barry Clarke, chitarra, dulcimer; David Costa, chitarra, mandolino; Bias Boshell, voce, chitarra, tastiere, basso; Unwin Brown, voce, batteria, percussioni.

domenica 16 agosto 2015

Ange - Au-delà du délire (1974)

Il gruppo francese (ancora attivo) licenzia un progressive di buona lega che oscilla tra toni folk e corpose accensioni debitrici dei primi Genesis.
Le composizioni sono, però, superiori al semplice manierismo e la voce di Christian Décamps è molto efficace nel drammatizzare alcune tracce (Le long nuits d'Isaac).
Per chi ama rannicchiarsi nel genere c'è più d'un godimento.

Christian Décamps, voce, tastiere; Francis Décamps, voce, tastiere; Jean-Michel Brézovar, chitarra; Daniel Haas, basso; Gérard Jelsch, batteria, percussioni.

giovedì 13 agosto 2015

Catapilla - Changes (1972)

Il secondo disco del gruppo inglese (per l'omonimo del 1971 vai su We are not Pink Floyd vol. 2) conferma le migliori tendenze emerse nel primo.
Quattro brani (due oltre i dodici minuti) in cui il jazz rock degli inizi diviene più complesso e rarefatto; ottimi i caldi intarsi del sassofono di Calvert, come nella finale It could only happen to me, e le aeree interpretazioni vocali della Meek (Reflection) che conferiscono al tutto sfumature di psichedelia liquida e avvolgente (con toni quasi space).
Da ascoltare subito.

Anna Meek, voce; Graham Wilson, chitarra; Ralph Rolinson, tastiere; Robert Calvert, sassofono; Carl Wassaer, basso; Brian Hanson, batteria.


mercoledì 12 agosto 2015

Vi lascio (ma non troppo) per due settimane

Vi lascio per un paio di settimane.
A guardia del blog lascio il mio cane più fedele.
Vi lascio per modo di dire: ogni tre giorni, da domani, se Blogger non tradisce, rilascerò qualche post progressivo (o nei dintorni progressivi), così come gli acquari moderni rilasciano il mangime a orari determinati.

Una volta si andava in vacanza per ritemprarsi (o, addirittura, per divertirsi); oggi ci si va per scappare dalla vita.
Per me, almeno per me, è così ormai. Amen.

Il mio politico preferito, frattanto, è ancora sugli scudi: da pochi giorni ha annunciato che il 44% (4+4=8) dei nuovi contratti di lavoro è a tempo indeterminato. Vittoria!
Ne consegue che il 56% (7x8), purtroppo, è a tempo determinato.
Dal canto suo l'INPS ci informa che dal primo semestre 2014 al primo semestre 2015 il numero dei rapporti stabili passa dal 33,6 % (4,2x8) al 40,8 (5,1x8).
Sapete come la penso sul numero 8 ...
Chi ha seguito le puntate precedenti mi comprende.
Comprende come tali numeri siano balle spaziali, completamente inventati. 
Vi ricordate il Bertinotti che snocciolava statistiche nell'imitazione di Corrado Guzzanti? Uguale, ma con questa differenza: siamo passati dal buffone tout court al buffone sadico-massonico.
Avrete anche compreso perché vi lascio per due settimane.
Che Dio ci salvi.
Un saluto
Vlad

domenica 9 agosto 2015

Bill Bruford - Feels good to me (1977)

Dopo gli Yes, e durante il periodo King Crimson, Bruford trovò il tempo di costruire questo disco che, oso dirlo con una contraddizione, è di eccezionale quanto ordinario lignaggio.
Eccezionale perché gli attori coinvolti sono d'eccezione: la chitarra di Holdsworth, il basso di Berlin, la voce di Annette Peacock, e poi lui: il grande Bill. Ordinario poiché, nonostante un inizio al fulmicotone (Beelzebub), l'opera si stabilizza ben presto nei toni della tecnica fine a se stessa. Tutto ineccepibile, ma, raramente, si ha uno scarto, una cattiveria stilistica, un'ombra. Fusion, jazz rock di classe, con toni quasi lounge: levigato, pulito, irreprensibile.

Annette Peacock, voce; Allan Holdsworth, chitarra; Dave Stewart, tastiere; Jeff Berlin, basso; Bill BRuford, pbatteria, percussioni; Kenny Wheeler, flicorno.


giovedì 6 agosto 2015

Brainville 3 (Daevid Allen/Hugh Hopper/Chris Cutler) - Trial by headline (2008)

Per quanto sia allergico ai supergruppi ... è impossibile ignorare la storia di Gong, Soft Machine, Henry Cow e Art Bears; quattro bands e quattro posizioni nella Nurse With Wound list.
Brainville 3 non è, peraltro, un cimitero dei dinosauri. I Nostri si portano appresso la loro storia (c'è anche una I bin stoned before), certamente, ma il disco (dieci brani che oscillano fra avanguardia, space e progressive), pur non vantando memorabili impennate, a tratti si rivela d'inaspettata vitalità.
Da ascoltare, se non altro per omaggiare i tre leoni (Allen e Hopper riposino in pace).

martedì 4 agosto 2015

Cos - Viva Boma (1976)


Ammettiamolo, è sempre una mezza festa quando, dopo numerosi ascolti fallimentari, ci si imbatte in un disco davvero buono. Senza cedimenti; vario, intelligente. Al di là di ogni feticismo o sopravvalutazione di genere.
La media, di solito, è questa: su venti opere, almeno quindici le ricancello subito. Tre sono passabili, da riascoltare. Le restanti due sono buone, sono una bella scoperta, almeno una si può pubblicare.
La Virgin Forest ha le sue regole.
I Cos appartengono a quel versante del progressive belga prossimo alla squisita avanguardia degli Univers Zero e, soprattutto, degli Aksak Maboul (il grande Marc Hollander militò in entrambi i gruppi), pur deprivata da quella fascinosa anarchia. 
Non manca qualche diversione (l'incongruo brano iniziale), ma il disco si mantiene compatto lambendo i territori di Canterbury e di un liquido e obliquo jazz-rock esornato dalla mirabile voce di Pascale Son. Ottimo Schell.
Da ascoltare.
Pascale Son, voce, oboe; Daniel Schell, chitarra, flauto; Marc Hollander, tastiere, clarinetto; Alain Goutier, basso; Guy Lonneux, batteria.

lunedì 3 agosto 2015

"Basta, cacciatemelo via, non se ne può più, ma si può sapere chi ce l'ha portato 'sto cane?"


La battuta del titolo è tratta dal film di Steno, Febbre da cavallo, ormai un cult fra i cult più divertenti e pecorecci. L'incallito giocatore di cavalli e truffatore Mandrake (Gigi Proietti), per racimolare qualche lira in vista della trasferta di Agnano, decide di girare la pubblicità d'un liquore. La battuta portante da citare ("Non prendete fischi per fiaschi. Solo questo è un whisky maschio senza rischio") viene, purtroppo, declinata in tutte le variazioni della canaggine attoriale: da qui lo sfogo del regista.
E tale è Matteo Renzi: non ne azzecca una che è una (a mio avviso, modestissimo).
E poi, ragazzi, c'è il numero 8 ... 8 ... il numero massonico per eccellenza ... il lato della scacchiera ... ogniqualvolta entra in campo lui ecco il numero otto ... come un segno iniziatico ...
Nel 1994 vinse una paccata di soldi al quiz La Ruota della Fortuna, tramesso dalla rete ammiraglia del supermassone par excellence: Silvio Berlusconi. E quanto ti va a vincere? 37 milioni? 23? 41? Macché, proprio 48.400.000 lire ... belle massoniche ... quando si dice il merito ... al millimetro ... anzi: alla centomila ... "E proprio quell'anno comincia la sua carriera politica ..." ... una vera combinazione ... una congiunzione astrale col grembiulino ...
Adesso l'Adenauer di Rignano è costretto a mendicare l'aiuto parlamentare di un massone toscano di prima scelta come Denis Verdini ... e ti pareva ... ma, per fortuna, gli arrivano i contributi per il suo unico giorno di lavoro ... un discreto assegno ... e quanti sono questi euri? 13.993? 17.215? 22.877? 52.689? No, 48.000 ...
Nella stessa paginata google che annuncia tale pioggia dorata leggo:

"In 8 anni 40 (8x5) miliardi di tagli ai comuni ..."
"Comuni: nei prossimi anni arrivano 8 miliardi di tagli ..."
"Piano Juncker. Renzi: 'L'Italia investirà 8 miliardi con la CDP ...'"
"Fisco. La CGIA stronca Renzi: servono 16,8 miliardi ..."
"Caso Entrate. Saltano 8 miliardi di tasse ..."
"Cibo. Lo spreco ci costa 8 miliardi ..."

Volete altre chicche? Leggete questo post ...
Il Truman Show, direbbe Mandrake (o Er Pomata), ci fa una pippa.
Vi prego, cacciatemelo via ... andremo per stracci lo stesso, ma cacciatelo via ... non ne posso più ... 
E chiudete i giornali, le televisioni ... tutto

Mandrake: Anche voi, non prendete fischi per fiaschi, solo questo è un fischio maschio senza raschio!
Regista: STOP! STOOOP! Deve dire: è un whisky maschio senza rischio!
Mandrake: È un vischio maschio senza fischi.
Regista: No, STOP! La rifaccia da capo
Mandrake: È un rischio maschio senza whisky
Regista: STOP! STOOOP!!
Mandrake: Che era ... che ...
Regista: Quante volte le devo dire che la battuta va consumata chiara, precisa ... capisce?
Mandrake: Sì ... com'era?
Regista: Allora: un whisky maschio senza rischio
Mandrake: Mannaggia adesso me ricordo ... possiamo farne un'artra?
Regista: Ma la dobbiamo fare, che l'abbiamo fatto fino adesso?
Mandrake: Perfetta gliela faccio ... anche voi, non prendete fischi per fiaschi, solo questo è il fischi maschio senza raschio!
Regista: STOOOP!!
Mandrake: È un whischio fischio senza maschio
Regista: STOOOP!!
Mandrake: È un teschio maschio senza fischio
Regista: STOOOOP!
Mandrake: Un caschio moschio senza fischio
Regista: NO!
Mandrake: Col fischio
Regista: NOOO!
Mandrake: Col caschio?
Regista: Nemmeno
Mandrake: Va bene, stop! No, io vorrei sapè chi ha scritto 'ste battute, come se fa a dille?!
Regista: Basta cacciatemelo via, non se ne può più, ma si può sapere chi ce l'ha portato 'sto cane?