sabato 25 marzo 2023

Vertø - Krig/Volubilis (1976)

 


Il chitarrista tolosano Jean-Pierre Grasset "è" i Vertø o Verto: egli ha in mente Gottsching o qualche altra anima bella tedesca, ma vive in pieno zeuhl (Benoît Widemann e Jean-Pierre Fouquey stazioneranno nei Magma) e allora assorbe parte delle qualità tipiche di quel progressive sghembo e poco rassicurante; però in Oka mi pare di sentire consonanze col David Crosby di If I could only ... il risultato è, quindi, incerto, a tratti indecifrabile nella sua esitante varietà. Mezzo crudo? O mezzo cotto? Non importa perché, come sempre, alla domanda principe che dovrebbe farsi un critico minimamente degno del proprio ruolo (questo disco è bello o brutto? Insignificante? Importante? Passabile?) ci si ritrova nel mezzo dei dubbi più terribili. Ovvero: per quei tempi ... e le ambizioni di quei tempi ... e la ricchezza inesauribile di quei tempi ... a vederli retrospettivamente, quei tempi ... sembra un dischettino discreto, piacevole ... e però il sottoscritto lo ascolta nel 2023, capite? E allora, reduce  dall'ambient music metropolitana del 2023, dove ti sparano nelle orecchie le peggiori idiozie pop e la sciacquatura di piatti melodica dei talent show - allora, dico, Grasset e i Vertø mi appaiono come un accecante lampo di genio.
Insomma, a dirla tutta, e a farla breve, a uno che è immerso nella merda, anche l'odore di bruciaticcio sembra il profumo dei Campi Elisi.
I 18'35'' di Strato, tuttavia, nonostante il déjà vu, con quelle eco interstellari, non sono poi niente male. Lo affermo oggettivamente, assolutamente, imparzialmente.
Disco dalla Nurse With Wound list.


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