giovedì 24 settembre 2015

Scratch Acid - The greatest gift (1982) ovvero: aspettando il grande botto

A cosa ci siamo ridotti?
Ma non erano le forze della controinformazione a dover liberare il mondo?
Non eravamo noi tutti, tramite il magico mondo virtuale, a doverci unire, pian piano, per denunciare al popolo del Mondo Connesso i sotterfugi ignobili e criminali del potere e agire di conseguenza?
A cosa ci siamo ridotti?
A qualche coglione che sbraita soluzioni da saltimbanco e non riuscirebbe a portare verso di sé manco una maggioranza qualificata dell'assemblea condominiale.
A qualcuno squilibrato che crede a tutti i complotti e, quindi, di fatto, non crede più a niente.
A qualche vecchio umanista cattolico che spurga un po' di veleno, ma sa già, in cuor suo, che le sue mura sono state abbattute dalle trombe di Gerico della propaganda e le trincee improvvisate travolte da una artiglieria disinformativa mai vista (e sospettata) prima?
A qualche arnese che blatera di economia e vaticina ogni settimana la fine del mondo finanziaria?
A professorini insultanti che pontificano narcisisti, ma poi, all'atto pratico (armiamoci!), vengono seguiti da dodici-persone-dodici?
A chi crede che il petrolio è finito e quindi ...
A chi crede che alluvioni e terremoti sono gestiti dalla CIA ...
A cosa ci siamo ridotti?
Ve lo dico io: a gente che aspetta il botto.
Siccome non sappiamo fare più niente aspettiamo il botto fine-di-mondo che ci libererà dai tiranni a cui non sappiamo manco fare il solletico.
Se solo ci vedessero i nostri vecchi. Quelli che oggi avrebbero cent'anni. Loro non ci sono più eppure mi vergogno lo stesso.
Che merdoni: non sappiamo trovarci un lavoro decente, lottare per il nostro paese umiliato ogni giorno, non sappiamo difendere le conquiste sociali, i tesori d'arte, i panorami, le pietre millenarie, la cultura eterna, non sappiamo neanche più fare a pugni, rimorchiare, avere una visione basica e limpida di ciò che è giusto e sbagliato ... non sappiamo sparare, accendere un fuoco, orientarci, coltivare la terra, alzare un muretto ... niente.
Pure le foto sono impietose: una foto in bianco e nero degli anni Cinquanta: guardateli bene in faccia ... duri, atticciati, ben rasati o con barbe appena accennate, ispide e metalliche, solidi ... per loro un sì era sì e il no era no ... una stretta di mano bastava a suggellare i patti ... fate qualche confronto con gli ominicchi attuali: i capelli fonati, il tatuaggetto, le camiciole, gli occhialini, la barbetta scolpita.
Fanfaroni pieni d'aria. Niente, non sappiamo fare niente. Noi che dovevamo cambiare tutto e invece ... manco una sfilata contro un ripetitore vicino alle scuole elementari ... ne sono testimone; tutti indignati ... furibondi .. maledetti politici ... ci hanno venduti ... alla prima manifestazione si presentano in quaranta ... alla seconda in dieci ... saliti a venti dopo qualche giro di telefonate ... il ripetitore è ancora là e ci resterà ... complimenti ... 
L'acqua del tale acquedotto di provincia ha più metalli pesanti di quella di Fukushima ... bene, protesta! Eravamo in cinque.
Siccome siamo dei molluschi, dei rammolliti, dei bruti, il nostro unico atto rivoluzionario è quello di aspettare il grande botto: prima o poi, pensa qualcuno, il sistema imploderà su se stesso e allora tutto cambierà ... sì, come no, aspetta e spera ... coglione ... e sotto le macerie dell'implosione chi ci resta? Obama, Bill Gates, la Goldman Sachs? Sicuro, come dubitarne ... coglioni due volte, tre volte ... cento, mille.
Come nelle epigrafi murali dei Settanta: uno due tre cento mille Mario Salvi! 
I conigli - che siamo noi, perché questo siamo: dei conigli - aspettano con ansia quella fine del mondo che si sostituisca agli impulsi rivoluzionari che non hanno più ... torpidi svogliati tonti ... con le loro competenze da quattro soldi ... uno straccio di diploma e discettano come Socrate nel Fedone questi pagliacci ... era meglio non avere studiato, questo è sicuro ... datemi qualche divisione di vecchi analfabeti e conquisterò l'Italia ... ora capite cosa voleva dire Marlon Brando/Kurtz in Apocalypse now ...
Avete letto? La Deutsch Bank sta per crollare! Il capitalismo è morto, abbiamo vinto! Come no, sicuro ... intanto passa la manovra per tagliare 13 miliardi di prestazioni sanitarie, coglione ... 
Poveri vecchi nostri ... e povero Mario Salvi che si è preso una palla in testa per difendere la democrazia e i poveri ... almeno lui c'ha provato, nelle strade ... con l'eskimo e la sciarpetta, vecchio Gufo ... beato te che non puoi vedere e sentire!

martedì 22 settembre 2015

Castrare l'ascoltatore. John Lennon demonio e santino

L'ho già riscontrato fra gli amanti della letteratura, del cinema; delle arti in generale. Un fenomeno di massa, esteso anche ad alto livello: coinvolge critici, giornalisti, professori universitari; ovvero coloro che dovrebbero, per mestiere e passione, separare il grano del loglio, la cattiva letteratura (e la cattiva musica et cetera) da quella degna di considerazione.
Un fenomeno di massa, dicevo. Consiste nell'ignorare pesantemente il passato. Il pallido ambito di questi zombie critici, il cono di luce dei loro apprezzamenti (le stroncature non esistono più: fanno perdere soldi) copre solo il presente; o l'immediato passato; qualche coraggioso (rarissimo) si spinge sino al passato (molto) prossimo.
L'abbiamo già spiegato; ciò significa una cosa sola: la critica, tutta la critica, ha abdicato alla propria missione e ha consegnato le proprie armi estetiche all'industria. Ciò che esce oggi è buono e degno; il passato è da dimenticare. Per questo si fanno classifiche (cinematografiche, ad esempio) in cui, su cento film, circa la metà (e forse di più, dipende dalla serietà della testata) sono prodotti licenziati negli ultimi venti anni. L'industria reclama questo: deve vendere, vendere in blocco, milioni miliardi di scatoloni di CD e DVD, deve riempire cinema multisala e teatri: mica può indugiare sul chiaroscuro di Jacques Becker, Georges Franju e Eizenstein.
C'è una sola eccezione a tale regola commerciale: il santino.
Il santino (di un artista: letterato musicista; ma anche di un politico) è una concrezione perbenista e conformista che si è coagulata in decenni di propaganda.
Se un artista non appartiene al tempo presente (e quindi non è immediatamente fruibile in senso commerciale) entra in scena il santino.
Il santino di Pasolini, per esempio. Il santino di Che Guevara. Il santino di Nelson Mandela. Il santino di Giacomo Leopardi, di San Francesco.
Ci sono anche santini negativi: il santino di Céline, di Sade et cetera.
Quello sotto è il santino di John Lennon che abbiamo esaminato qui:


I santini di un personaggio hanno poco o nulla a che fare con il l'opera e il pensiero del personaggio stesso.
I santini sono esseri umani dilavati, liofilizzati, potati delle asperità e ricoperti di biacca zuccherosa; e da ultimo esposti sulla bancarella universale del Mondo Connesso.
I santini sono molto apprezzati su facebook. Sui santini si scrivono tesi di laurea e dottorato; si improvvisano saggi, discorsi, celebrazioni.
Tuttavia (è solo un esempio, ma so di cosa parlo) il santino di Pier Paolo Pasolini non ha nulla a che fare con il reale Pier Paolo Pasolini: come lo si evince dai numerosi volumi pubblicati e dai numerosi film editati in DVD. 
Infatti, quasi sempre, chi tratta con i santini ignora con iattanza e spavalderia (a volte dolose, a volte no) l'autentico pensiero dell'artista così santi(ni)ficato.

Oggi ha suscitato grande impressione (sui social network) un John Lennon che, su di un palco, forse aizzato da Paul McCartney, imitava i versi di alcuni disabili.
Amarezza. Delusione. Platee dei social sconvolte. Uno scandalo.
Non troppo scandalo, tuttavia, perché con Lennon ancora si fanno i soldi.
E tuttavia ... quell'immagine del giovane Bitolz che scimmiotta le movenze degli handicappati ha messo a disagio chi si nutre di santini; di chi, magari ignorando quell'epoca e, forse, pure le canzoni dei Bitolz e di Lennon, s'era costruito nella capoccia, a furia di copertine idiote discorsi idioti critiche idiote, la mummia politicamente corretta di un tizio di Liverpool votato a pace-amore-libertà (love love love).
Ormai è così. Persino Miss Italia dà scandalo dichiarando che avrebbe voluto vivere in tempo di guerra. Evidentemente anche tale blanda dichiarazione contrasta, inconsciamente, con il santino di Miss Italia che, dopo la vittoria, scorreggia di solito frasi come: "Viva l'amore, sono molto contenta, voglio tre figli pace pace pace spero in Papa Francesco, ciao mamma e papà".

Siamo tutti più buoni; castrati direi; un popolo di eunuchi che si autocensura; basta guardare le solite galline in lacrime nel dopo affaire Lennon: roba da imbracciare l'AK 47.
La bontà è un sistema pervasivo di governo e dominio.
La bontà a ritroso (retroattività del politicamente corretto) produce santini.
Purtroppo estirpare il male, l'irriverenza e la cattiveria dall'arte significa cancellarla.
E infatti ... 
Per fortuna è alla porte una guerra; la guerra anelata, benedetta.

domenica 20 settembre 2015

We are not Pink Floyd vol. 12. Minor bands of the English Seventies (Nice/Dr. Z/Nucleus)

Nucleus

Nice - Ars longa vita brevis (1968). Lo ammetto: Keith Emerson mi ha sempre dato fastidio. I primi pezzi di questo celeberrimo album (tale, almeno, quando Internet non era fra noi: “Ma hai sentito i Nice?”; “No, dico: ce l’hai il vinile dei Nice?”; “Ah, la tastiera dei Nice!”, e così via) scorrono via piacevolmente, con accensioni beatlesiane e muretti sonori per cui i fratelli Gallagher darebbe un braccio; poi Emerson comincia a fare il gradasso … non è colpa sua … è che nelle sue mani la grande tradizione classica viene ammorbata dal genio inglese per marcette e pompe: il kitsch à la Rondò Veneziano è in agguato e, a volte, colpisce. Per capire la differenza si dia un orecchio (o anche due: è meglio) ai cecoslovacchi Collegium Musicum, loro contemporanei. Nonostante tali pecche (che, forse, sono una mia testarda idiosincrasia) nel tutto si rinvengono dei passaggi notevoli, soprattutto quando le tracimazioni dell’organo vengono contenute dai compagni. Viva i Nice! Keith Emerson, tastiere; Lee Jackson, basso; Brian Davison, batteria, percussioni.

Dr. Z - Three parts to my soul (Spiritus, Manes et Umbra) (1971). Il vinile originale, ridotto – pare - a circa 80 copie, è divenuto un feticcio dei collezionisti. Come spesso accade, in particolar modo fra gli appassionati del progressive, la rarità diviene un viatico per l'ipervalutazione critica del prodotto stesso. E tuttavia questo oscuro reperto dei primi Settanta non demerita tale fama: nonostante la mancanza di pezzi davvero trascinanti e caratteristici, l’insieme risalta per l’ispirazione plumbea e un pervasivo tono dark, da rinvenire soprattutto nelle tracce più estese (Spiritus, Manes et Umbra, 11’53’’; In a token of despair, 10’12’’). I testi, improntati a un vago esoterismo, aiutano. L’assolo di batteria in Spiritus mi ricorda, a naso, quello iniziale di Lust for life: piccola curiosità. Keith Keyes, voce, tastiere; Rob Watson, basso; Bob Watkins, batteria, percussioni.

Nucleus - We'll talk it about later (1971). Un capolavoro del jazz-rock britannico: fluido, potente, inventivo, specie nella prima parte; e ancora non diluito dal funky più orecchiabile e meno problematico. Da ascoltare subito. Chris Spedding, chitarra; Karl Jenkins, tastiere, sassofono, oboe; Brian Smith, flauto, sassofono; Ian Carr, tromba, flicorno; Jeff Clyne, basso; John Marshall, batteria, percussioni.

giovedì 17 settembre 2015

Van der Graaf Generator - Live Auditorium di Roma 4 aprile 2011


Già son passati più di quattro anni ...

01 Interference patterns
02 Mr. Sands
03 Your time starts now
04 All that before
05 Lifetime
06 Bunsho
07 Childlike faith in childhood's end
08 All over the place
09 Over the hill
10 (We are) not there
11 Man-Erg
12 Scorched earth

lunedì 14 settembre 2015

Kraftwerk - 1974-2004. The singles collection (2011)



Questo post fa parte di un esperimento sociale i cui risultati verranno apprezzati (e resi pubblici) fra qualche giorno.
Per adesso: buon ascolto.

domenica 13 settembre 2015

Khun Narin - Electric Phin Band (2014)

Spero che abbiate seguito il derby di calcio milanese. Fra l'Internazionale (di proprietà di un indonesiano) e il Milan (di proprietà - così pare - anche di un thailandese, Bee Taechaubol).
Il mondo sta cambiando.
L'Europa sembra finita.
Peggio per noi. E bene per noi: abbiamo l'occasione straordinaria di vedere, in tempo reale, come si muti l'ordine mondiale. Occasioni come queste capitano solo a storici fortunati e di genio. A noi, invece, basta collegarci su Internet. A chiunque di noi, persino a  un coglione.
Bene. Il mondo sta cambiando: e la psichedelia di grana fine la fanno i thailandesi.
Questi simpaticoni li hanno scovati su youtube; percussioni e chitarre. Sei strumentali.
Le percussioni sembrano ritmare una festa di villaggio orientale, i fraseggi delle chitarre sono, invece, folk-psych di alto livello (a patto di ridisegnare mentalmente quelle due parole: folk-psych, ostaggio di una visione critica puramente angloamericana).
The times they are a-changin'.


giovedì 10 settembre 2015

Residents - Eskimo (1979)

Secondo alcuni il grado di civiltà d'una nazione si misura dalle condizione delle carceri.
Forse una volta. Per me, oggi, tale metro risiede in ciò che possiamo trovare in (libreria?) edicola ogni giorno.
Stamattina ha riaperto la mia edicola di riferimento. Dopo un bel mese di vacanze. "Inutile che tenevo aperto. Tanto nun se batte chiodo". Il chiosco è sommerso, più che dalla carta, dai gadgets. Scemenze in allegato: plasticaccia che emana diossina anche in forma solida. C'è di tutto: bambolotti, spade finte, utensili da cucina, ricami, soldatini; un inventario della stupidità.
Occhieggio: pare sia tornato in edicola Playboy Italia. In copertina, a gambe larghe, con strategica sovraimpressione ("Scrivere è sexy") e mammelle accennate il giusto, una tizia qualsiasi della fauna della pornografia neocapitalista: Giorgia Crivello. Bella, però. Mi colpisce il carattere grafico: simile a quello degli inserti di Repubblica. E questo lo trovo politicamente logico. "Quasi quasi me lo compro", dico fra me, massaggiandomi il mento. Poi un demone socratico mi sale sulla spalla: "Ragiona. Questa Crivello è una blogger. Scrive. Hai capito il messaggio? Questa è una rivistina con pretese per acculturati gonzi, come Rolling Stone. Rolling Stone dovrebbe parlare di musica, ma di musica forse ce n'è dentro? No, manco una riga. Così come Playboy: che dovrebbe contenere e mostrare fica e, invece, sono sicuro, mi ci gioco le corna, lì dentro di fica ce n'è pochina. Risparmia gli euri". 
Do ascolto all'istinto e rinuncio a Giorgia. E pensare che all'inizio avevo commesso una gaffe: nell'ansia di sapere chi fosse la signorina on the cover l'occhio era stato risucchiato dall'unico nome femminile che si leggeva a destra: Laura Boldrini. Per un microdecimo di secondo ho creduto nell'irreparabile: la terza carica dello Stato a gambe larghe. Un microdecimo. Poi l'equivoco si è sciolto.
L'edicola offre poco. Ci sono tre riviste musicali; che non comprerò. Tre. Superate, almeno nel numero, dalle consuete riviste di tatuaggi (6) e di fitness (5). Ne avevamo già parlato. Il numero di tre riviste musicali (3) è insidiato dal numero delle riviste tematiche sulle beccacce. Per ora solo una, ma chissà ... La rivista che tratta di beccacce è titolata, molto pertinentemente: 'Beccacce che passione'.
Bene.
La sera mi sento sfinito come Sisifo, manco avessi spostato un masso col petto tutto il giorno.
Decido di lavarmi il cervello e riesumo un vecchio disco dei Residents che non ho mai capito cosa fosse: un saggio etnico? Una presa per i fondelli? Una elegia alla vita artica?
Devo ammetterlo: me lo ricordavo meglio.

Ma queste follie totalmente aliene, irriducibili al buon senso, terapeutiche come una seduta sciamanica, hanno il potere di ricollocarmi dalla parte giusta del mondo. L'occhio ipnotico dei Residents taglia via con destrezza chirugica le mediocrità della giornata passata. 
E tanto mi basta.
Domani è un altro giorno.


martedì 8 settembre 2015

Quiet Sun - Mainstream (1975)

Ultimo post da summer prog con un gruppo noto più per la militanza di Bill Manzanera dei futuri Rozy Music (e di McCormick dei Matching Mole) che per gli effettivi meriti.
Mainstream è rilasciato nel solco dei Soft Machine: il suono è più duro (crimsoniano? Il che non guasta), ma la costruzione (son pur eccellenti Sol caliente, Bargain classics e Mummy was an asteroid) è, purtroppo, priva di quella profondità propria ai migliori di Canterbury; essa rifugge non tanto dalla complessità quanto dalla problematicità; si rischia poco, insomma, e l'assalto al cielo segna il passo. 
Le date, peraltro, non mentono. Nel 1975 si è già in fase calante. Ma il disco è da sentire.

Phil Manzanera, chitarra, tastiere; Dave Jarrett, tastiere; Bill MacCormick, basso; Charles Hayward voce, tastiere, batteria, percussioni.


domenica 6 settembre 2015

Finite le vacanze, coglioni?


C'è una bella poesia di Rudyard Kipling che recita:

Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
disperdi il fiore della tua progenie –
obbliga i tuoi figli all’esilio
per assolvere le necessità dei tuoi prigionieri;
per vegliare pesantemente bardati
su gente inquieta e selvaggia –
popoli da poco sottomessi, riottosi,
metà demoni e metà bambini

Un inno all'uomo bianco, alla propria responsabilità epocale: quella di guida civile e buon padre nei riguardi delle popolazioni selvagge, naturalmente inferiori, senza legge e Dio, e prive di qualsiasi valore, se non quello di un abominevole vitalismo.
Indiani, afghani, pakistani, aborigeni, indios: l'uomo bianco, naturalmente superiore, deve sottometterle, per il loro bene.

Pochi giorni fa, grazie al sito Scenari Economici, vengo a conoscenza di un dialogo avvenuto durante una trasmissione televisiva, una delle tante. Uno dei dialoganti era Marco Travaglio, l'altro Mario Monti; Monti ha proferito tali parole:

"Volevo chiedere a Travaglio, il fatto che abbia dato l’impressione anche lei di pensare che, in aggiunta a certi limiti dei governanti o di certi governanti, c’è però, lei dice, un paese poco serio un paese cialtrone, allora dobbiamo, io ho riflettuto molto su questo tema, credo come tutti noi, dobbiamo davvero convincerci che c’è qualcosa di intrinsecamente inferiore nell’Italia e quindi, o rassegnarci o vedere la soluzione in un ultra secolare processo di educazione delle future leve degli italiani, cioè può dirci una parola sul bilanciamento tra accusa ad un Paese ed accusa a singoli governanti.

Monti è uno dei miei politici preferiti: non mente mai. O meglio: non riesce, forse per deficienza nelle capacità attoriali, a dissimulare il proprio pensiero, che è il pensiero dei suoi padroni.
Il pensiero, in tal caso, era questo:

"Gli Italiani sono esseri inferiori.
Poiché sono inferiori non dobbiamo permettere loro di decidere.
Gli Italiani, perciò, non possono vivere in una democrazia, ma in un regime solo apparentemente democratico.
In tal modo noi (e i miei padroni) potremo aggirare la Costituzione e le regole democratiche e approvare - senza il loro stupido consenso - tutto ciò che riteniamo giusto.
Per il loro bene".

Formula:

Mario Monti: Rudyard Kipling = Italiani: aborigeni australiani

Mario Monti è un razzista purissimo.
Anche i tedeschi sono razzisti.
Basta leggere i titoli dei giornali crucchi durante la crisi greca.
Un intero popolo è stato trattato come un accozzaglia di lavativi, evasori, cialtroni, bugiardi.
Poi, per loro piacere, è arrivato il venduto Tsipras e tutte le caselle sono andate a posto.
Sono andate così a posto che quattordici aeroporti greci sono in vendita presso una società pubblica tedesca.
Per il bene dei Greci, suppongo.
Anche alcuni porti italiani sono in vendita. Cinque.
Stanno per essere venduti da una società che si chiama Invitalia.
Recita Wikipedia: 

"Invitalia - Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., è una società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell'Economia ... nasce nel 1999 come Sviluppo Italia S.p.A. in seguito al decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999 deliberato dal Governo D'Alema ...".

D'Alema come Massimo D'Alema, già deputato di Gallipoli (dove c'è un bel porto), e noto proprietario di barche nonché appassionato regatante.


"Trieste, il Porto delle Grazie di Roccella Jonica, passando per la marina di Portisco, in Costa Smeralda, Capri e la marina di Arechi a Salerno realizzata da Santiago Calatrava. Sono questi i cinque porti che Invitalia, società controllata dal Ministero dell’Economia, ha messo in vendita ... circa 2.500 posti barca per un valore di circa 50 milioni di euro, che rientravano, come spiega il Corriere della Sera, nel progetto di valorizzazione in capo alla società Italia Navigando che, attraverso un massiccio investimento statale, mirava a costruire un maxi polo nautico tra nord e sud, con una rete di 50 porti per 50 mila posti barca".

Chissà a quanto ammontava il massiccio intervento statale ...
Chi lo sa?
Voi lo sapete?
Nessuno lo sa, come nella battuta che lessi in un libro di Mario Puzo, quello de Il padrino. "Chi è il capo della famiglia? Io non lo so, tu non lo sai, nessuno lo sa ..."
Non dobbiamo saperlo, siamo selvaggi.
E ora un po' di scioglilingua, grazie all'articolo di Stefano Sansonetti, che potete leggere qui:

Nella divisione Finanza di Invitalia siede Bernardo Mattarella, nipote di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica Italiana.
Il quasi omonimo Bernardo Sergio Mattarella, invece, cugino del primo Bernardo, e figlio di Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica Italiana, è Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministro per la Semplificazione, Marianna Madia.
Bernardo Sergio Mattarella, figlio dell'attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, siede anche nel think tank chiamato ASTRID assieme a Giulio Napolitano, figlio dell'ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano (e vecchia fiamma di Marianna Madia: Giulio, non Giorgio).
ASTRID è "guidato dal presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, con dentro ex giudici costituzionali come Giovanni Maria Flick, Valerio Onida ed Enzo Cheli".

[Curiosità: presso la Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan) è stata da poco assunta Eleonora Padoan, figlia dell'attuale Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan]

Sia Bernardo Sergio Mattarella che Giulio Napolitano (figli, rispettivamente, dell'attuale e dell'ex Presidente della Repubblica Italiana), ricoprono inoltre numerose altre cariche, qua e là.
Bernardo Sergio vede volare nelle sue tasche circa 125.000 euri annui, limitatamente al proprio incarico in Invitalia.
Una miseria.
Lo fa per passione e, soprattutto, per il nostro bene.
Questa gente (i Mattarella, i Napolitano, i Padoan) siedono, infatti, su quegli scranni a causa nostra: come i colonizzatori di Kipling recano il fardello dell'uomo bianco (the white man's burden). Si sacrificano per noi (noi selvaggi, noi riottosi, noi demoni e bambini) risparmiandoci le fatiche del retto vivere secondo la civiltà.

Un'ultima nota per i Servizi Segreti e la Digos: le cose qui scritte le ho tratte dagli articoli di questo Stefano Sansonetti; non venite da me, insomma, andate da lui.
Anche se su Stefano un dubbio mi sorge: così giovane e già giornalista?
Non sarà mica figlio o parente di Piero Sansonetti, già all'Unità, Liberazione, Paese Sera?
Solo una curiosità.

sabato 5 settembre 2015

Circus - Movin' on (1977)

Band progressiva seppur priva del peculiare tappeto delle tastiere: il risultato è comunque eccellente.
La prima parte del disco è devota alla atmosfere dei Genesis più pacati, poi lo strumentale Dawn alza l'asticella introducendo degnamente alla suite Movin' on (22'25''), un capolavoro di prog-jazz (a volte Yes, a volte Crimson, ma son solo suggestioni) in cui ogni musicista (Hauser su tutti)  riesce a ritagliarsi un ruolo d'alto livello.
Un piccolo classico.

Andreas Grieder, voce, flauto, sassofono, percussioni; Marco Cerletti, voce, chitarra, basso; Roland Frei, chitarra, sassofono; Fritz Hauser, batteria, percussioni.

martedì 1 settembre 2015

Zyma - Thoughts (1978)

Tedeschi, sì, ma del tutto estranei alle correnti più gotiche dell'elettronica e dello space teutonico (che pure fanno capolino seppur in maniera accessoria: One way street, Wasting time); d'altra parte l'anno congiura a questo: i Settanta più profondi, ruvidi e problematici erano già in liquidazione. E tuttavia il progressive elegante, pulito e ben suonato degli Zyma merita ciò che ogni critico dovrebbe regalare a tali prodotti: la visibilità postuma. Sì, gli Zyma valgono bene un ascolto. Brava la Ferber.

Dorle Ferber, voce, flauto, violino; Meinrad Hirt, tastiere, flauto, violino; Günter Hornung, violino, clavicembalo; Bodo Brandl, basso; Udo Kübler, batteria.