domenica 29 settembre 2013

Nurse With Wound list vol. 31 (Napoli Centrale/Negativland/Neu!/New Phonic Art 1973/Iskra 1903/Wired/Nico/Night Sun/Nihilist Spasm Band)

NWW list nr. 31. Neu!

183. Napoli Centrale (Italia/Stati Uniti) - Napoli Centrale (1975). Italia al suo meglio; anzi Napoli al suo meglio: sanguigna, popolare (senza scadere nella guitteria) e capace di assemblare nazionalità ed esperienze musicali in una miscela irripetibile di solarità mediterranea e preciso impegno sociale. Senese, italiano di padre americano, guarda a Miles Davis e Weather Report e confeziona un classico del jazz rock dei Settanta. Da non perdere. James Senese, voce, sassofono; Mark Harris, tastiere; Tony Walmsley, basso; Franco Del Prete, batteria, percussioni.

184. Negativland (Stati Uniti) - Negativland (1980). Elettronica, musica concreta, insorgere delle sonorità post punk, registrazioni dal vero, spetezzi metafisici: un collage inquietante, e a tratti sardonico, della società capitalista a loro coeva (i Negativland se ne intendono: provengono dalla California). Per chi ha lo stomaco corazzato dagli ascolti di Throbbing Gristle e compagnia c'è parecchio da godere. Da ascoltare. David Wills, voce, tastiere, nastri; W. Kennedy M., chitarra; Peter Dayton, chitarra; Richard Lyons, chitarra, tastiere, clarinetto, viola, nastri, elettronica; Mark Hosler, chitarra, tastiere, clarinetto, viola, nastri, elettronica; Joan, percussioni.

185. Neu! (Germania) - Neu! (1972). Dopo decenni è impossibile sottrarsi al fascino di questa opera infinita che continuerà a ricrearsi dopo ogni ascolto, intatta e virginale. Forse, come abbiamo già notato a proposito di Captain Beefheart, essa si modella su pulsazioni segrete del corpo umano o su ritmi ancestrali che, pur dimenticati, continuano a operare in noi. Monumento. Klaus Dinger, voce, chitarra, batteria, banjo; Michael Rother, chitarra, basso, doppio basso.

186. AA.VV. (Gran Bretagna/Stati Uniti/Germania/Canada) - Free improvisation (1974). Listato spesso sotto il solo nome di New Phonic Art 1973, in realtà il disco è un set di tre LP che comprende, oltre alla band citata, anche Iskra 1903 e Wired. Improvvisazione pura, che parte, forse, dal jazz per esplorare territori sconosciuti. Si differenziano dal tono generale gli Wired: le due composizioni (25'27'' e 27'47'') sono lunghi cammini sonori insidiati da echi ominosi. In formazione anche Michael Ranta, già con Toshi Ichiyanagi e Takehisa Kosugi (JPR46). New Phonic Art 1973: Michael Portal, clarinetto, sassofono; Carlos Roqué Alsina, tastiere; Vinko GLobokar, trombone; Jean-Pierre Drouet, percussioni. Iskra 1903: Derek Bailey, chitarra; Barry Guy, basso; Paul Rutherford, trombone; Wired: Mike Lewis, voce, tastiere, percussioni; Karl-Heinz Böttner, voce, chitarra, tastiere, basso, ocarina, zither; Michael Ranta, voce, percussioni.

187. Nico (Germania) - The marble index (1968). I sublimi lieder di Nico, voce e harmonium. Attraverso lei irrompe una cultura millenaria. I trovatori europei del Medioevo, le lamentazioni della lirica pagana anglosassone, la Germania, il senso profondo del destino ineluttabile. Tutto questo dal membro meno tollerato dei Velvet Underground. Monumento.

188. Night Sun (Germania) - Mournin' (1972). Assalto sonoro a metà fra progressive e hard rock alla Deep Purple. Genuini e lodevoli. Versatile lo sconosciuto cantante Schaab. Mournin' rimarrà il loro unico disco; unica prova che farà insorgere la consueta domanda: perché, pur nella ovvia diversità di talento, i Deep ingrassano nella Hall of Fame e questi gemono nella Gehenna dove è pianto, stridor di denti e dimenticanza? Per fortuna c'è il web; e ci siamo noi. Per riabilitare chi se lo merita. Bruno Schaab, voce, basso; Walter Kirchgässner, chitarra; Knut Rössler, tastiere, tromba; Ulrich Staudt, batteria.

189. Nihilist Spasm Band (Canada) - No record (1968). Come le spasm band di fine Ottocento (dintorni di New Orleans), i Nichilisti sfruttano strumenti di fortuna (spesso oggetti con finalità quotidiane, come pettini e carta velina, antenati del kazoo) per inscenare una pantomima sbraitata e cacofonica. Sbavanti e cogli occhi iniettati di sangue essi viaggiano al termine della notte sonora. Una registrazione storica. Da ascoltare, ovviamente. William A. Exley, voce, theremin; John Clement, chitarra; Murray Favro, chitarra, batteria; Archie Leitch,clarinetto; Hugh McIntyre, basso; Greg Curnoe, batteria, kazoo; J. B. Boyle, kazoo.

giovedì 26 settembre 2013

Guru Guru - Hinten (1971)/Känguru (1972)


Reduci dai fasti di Ufo (NWW21), concentrato bionico d'una rocciosa miscela di hard rock psichedelico, i Guru Guru (Ax Genrich, chitarra; Uli Trepte, voce, basso; Mani Neumaier, voce, batteria) affrontano le insidie della conferma del debutto.
Episodi come Stone in o Der LSD march rimangono irripetibili, ma i Guru non si spostano un millimetro dalla precedente formula, un impasto free form, virtualmente strumentale, che vede parimenti molestate la memoria dell'Hendrix di The third stone from the sun e di A merman I should turn to be e l'allure cosmica della legione di gruppi conterranei. Hinten si frange in quattro lunghe improvvisazioni in cui spiccano Electric junk e Space ship, sempre meritoriamente estranee alla melodia e a ruffianerie da guitar heroes; Känguru si struttura similmente (l'ottima Immer lustig arriva sino ai 15'40''), ma il suono, decisamente più curato, annuncia la fine delle debordanti provocazioni elettriche degli inizi. Le tracce sembrano ancora largamente improvvisate, ma affiora la normalizzazione (ovvero la concessione a certo hard rock di marca anglosassone, più pulito e definito).
Per chi ama le sonorità di Ufo, c'è comunque parecchio da godere; e occorre riconoscere ai Nostri una imperterrita coerenza, fuori da ogni concessione, da ogni moda sfacciata.

martedì 24 settembre 2013

Rush - Exit ... stage left (1981)


Non ho mai considerato, nella mia vita di ascoltatore, i canadesi Rush (Alex Lifeson, chitarra; Geddy Lee, voce, basso, tastiere; Neil Peart, batteria); per le stesse motivazioni, probabilmente, che m'indussero a trascurare i Dream Theater. La fusione, spesso di cattiva lega, che gruppi a loro simili avevano operato su progressive e hard rock aveva scoraggiato, a priori, un'analisi approfondita (id est, di tutta la discografia).
E questo, naturalmente, fu un errore. Non che i Nostri non abbondino, specialmente nella produzione tarda, in compiacimenti formali, ma alcuni episodi della seconda metà dei Settanta sono innegabilmente notevoli; e in questo live essi vengono riuniti in larga parte e sublimati dall'esecuzione di uno dei power trio migliori di sempre (non si accettano obiezioni). Jacob's ladder, Broon's bane/The trees/Xanadu e i due strumentali, YYZ, con piacionico assolo di Peart, e la straordinaria La villa strangiato (sorta di neologismo angloispanico) valgono, eccome, il prezzo del biglietto.
Resta da stabilire se i Nostri siano destri o mancini, un enigma che ha appassionato parecchi in Italia; sulla sponda sinistra, soprattutto. Nella canzone The trees, forse, la risposta: il testo di Peart parla di aceri e querce; i primi sono invidiosi dell'altezza delle seconde e chiedono pari diritti e pari opportunità di luce. La ottengono e così, conclude l'apologo, tutti saranno uguali per l'ascia, la sega e l'accetta.
L'ideologia di Peart, che ha fortemente subito le suggestioni della scrittrice Ayn Rand, è quella di un libertario individualista, ovviamente di destra, devoto della libera impresa e di uno Stato che assommi esclusivamente le funzioni di guardiano della pace sociale; ogni pulsione collettivista e livellatrice di matrice socialista (o comunista) e fascista (o nazionalsocialista), va dunque aborrita. Si delinea una sorta di anarcocapitalismo moderato che contempla esclusivamente la forza creatrice dell'individuo (un egoista razionale) - un individuo che ha il diritto morale, in tali termini, di perseguire la propria felicità senza danneggiare il prossimo. Una visione del mondo che si è inverata, senza residui e sforzi, proprio nella nazione, gli Stati Uniti, che accolse nel proprio seno l'esule ebrea russa Ayn Rand. 
Peccato che la Rand non avesse previsto che tale filosofia (garante, a suo dire, di una pace perpetua e della fine della storia) sarebbe rovinata, in virtù proprio delle premesse, entro un capitalismo di guerra sorretto da un nichilismo tecnico e psicopatico. Non stupisce che nel Collettivo Ayn Rand, un gruppo di studio devoto all'ideologia della russa, sedesse il futuro presidente della Federal Reserve, il genocida seriale Alan Greenspan.
Chissà se Neil s'è mai accorto del ginepraio ideologico a monte delle proprie canzonette.

domenica 22 settembre 2013

Pentangle - Cruel sister (1970)


Dietro un gruppo, un disco, e un fenomeno che si ritiene tutto sommato secondario come il folk tradizionale inglese, affiora inopinatamente la storia, con le sue complesse ascendenze e diramazioni.
In questo caso essa insorge già dal nome, Pentangle, che il chitarrista Renbourn ideò a partire dalle suggestioni del ciclo arturiano (della scritto tardo trecentesco Sir Gawain e il cavaliere verde) in cui concorrono, al solito, echi vertiginosi (il mondo della cavalleria medioevale, ovviamente, ma anche quel mondo sospeso fra dissoluzione della latinità, irruzione della koiné germanica-sassone e resistenze celtiche).
I Pentangle (Jacqui McShee, voce; Bert Jansch, chitarra;  John Renbourn, chitarra; Danny Thompson, basso; Terry Cox, batteria) operarono, soprattutto in Cruel sister, in tale zona brumosa in cui ogni riferimento, dai toponimi alle rielaborazioni delle leggende al delicato revival strumentale, congiura ad una evocatività sommessa, ma inesorabile.
Se Lord Franklin è un omaggio all'esploratore ottocentesco John Franklin che perì, assieme all'equipaggio, nella morsa dei ghiacci artici, mentre cercava il passaggio a Nord-Ovest (sopra l'Alaska), le altre ballate (quelle decisive) derivano da regioni fiabesche e mitiche: Cruel sister è modellata su Twa sisters (una ragazza, rosa dalla gelosia, uccide la sorella; quest'ultima si incarnerà in un'arpa - costruita colle sue ossa e i suoi capelli - generando una letale melodia di vendetta); Jack Orion (18'40''), già nel repertorio di Bert Jasch, ripete la Child ballad Glasgerion, ancora una cruda danza di Amore e Morte (le Child ballads formano il corpus poetico dei tradizionali inglesi e scozzesi - leggi europei - ordinati dal professor Francis Child).   
Le armonie vocali, la strumentazione acustica, l'intelligente rielaborazione letteraria toccano corde di un passato sepolto, ma ancora vigente; ci strugge, in tali opere, la nostalgia indefinibile di una comune origine.

venerdì 20 settembre 2013

Sandy Denny - The north star grassman and the ravens (1971)


Cantante sublime dei Fairport Convention, poi con Fotheringay e Strawbs, e artefice non secondaria del revival della tradizione popolare inglese a cavallo fra Sessanta e Settanta, Sandy Denny è oggi, a torto, un'autrice abbastanza trascurata. 
A rivalutare la sua figura contribuisce un doppio ordine di motivazioni: il primo apparentemente gratuito, il secondo assolutamente decisivo.
Come per Michelle Shocked, la vita tragica della cantautrice Sandy Denny (1947-1978) stinge sulla considerazione estetica della sua opera. È impossibile separare  autore e prodotto artistico, a meno di far astrazione completa dell'autore stesso (per l'ignoranza di chi legge, perché sono passati millenni et cetera). Facciamo un esempio: se, in un'antologia latina, leggo, per l'ennesima volta, l'appassionato corpo centrale delle quattordici righe d'amore più belle di tutti i tempi: "Dammi mille baci, poi cento/poi altri mille, poi ancora cento/poi altri mille, poi cento ancora", rischio, per l'ennesima volta, le lacrime; se leggessi: "Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi altri mille, poi cento ancora. TVUKDB" in un libro adolescenziale di Moccia, strapperei ghignando le pagine. Inutile obiettare, è così. Fatevene una ragione. Sono le stesse parole, ma quello è Catullo (col suo retroterra coprolalico e ribelle, il fratello morto, il disprezzo per la politica ...) e l'altro un tizio romano di nome Moccia. Un eventuale marziano che, fra diecimila anni, atterrasse sulla Terra e compulsasse i due libri, ignorando le vicissitudini biografiche degli autori, arriverebbe (logicamente) a diverse conclusioni; in una eventuale antologia marziana Catullo, in quanto plagiario, potrebbe addirittura figurare in una nota a pie' di pagina del celebrato Moccia, letterato autentico e turgido di sensualità. 
Ho ragionato per assurdo, per motivi didattici.
Ovviamente Catullo è Catullo e Moccia, altrettanto ovviamente, è Moccia. E tale resterà, temo.
Amiamo, perciò, Sandy Denny in considerazione della sua esistenza sincera e sofferta, durata poco più di trent'anni, e vissuta nell'insicurezza, nella volontà costante di annullarsi, in una sorta di candida coazione che la spinse a consegnarsi a compagni interessati e fedifraghi.
E la amiamo, in secondo luogo, per la voce: meravigliosa; e per quell'impasto tenue e autunnale che è North star, suo primo album solista. Il brano eponimo, Late November e John the Gun sono capolavori indubbi, in grado di scuotere il piedistallo di Grace Slick. E il resto, umile e trasognato, scorre con la certezza di un piccolo classico.

martedì 17 settembre 2013

Michelle Shocked - The Texas campfire tapes (1986)


Se esiste una Bohéme americana - una vita randagia e zingaresca che si appaga di contestazioni, sacchi a pelo, pasti tigliosi, gattabuia, contraddizioni micidiali, un'esistenza, insomma, che attira il disprezzo del nababbo e del piccolo borghese, del democratico e del redneck - questa l'ha di certo vissuta Michelle Shocked.
Michelle Shocked mi è simpatica. Ha preso bastonate da quando è nata (a Dallas, nel 1962) e continua a prenderle imperterrita, con un talento inimitabile (la foto del suo secondo lavoro, il più famoso, Short sharp shocked, la ritrae in una smorfia di dolore mentre viene arrestata a San Francisco, durante una convention democratica). Michelina è femminista, anticapitalista, animalista, si fa la galera a intermittenza, lascia la scuola, viene fatta internare in un ospedale psichiatrico dalla madre, una bigotta, poi girovaga qua e là per la California, dorme dove capita, strimpella la chitarra.
Un discografico inglese la nota in Texas, registra fortunosamente i suoi brani su un registratore a cassetta; ne esce questo The Texas campfire tapes, una collezione di scarne esecuzioni per voce e chitarra, che rinverdisce, per l'infinitesima volta, la tradizione dei folksinger americani e dimostra, una volta per tutte, che, spesso, è la vita, estrema, sincera e vissuta, a decidere della qualità e del fascino della musica prodotta.
Happy ending? Macché, la Nostra litiga con la casa discografica, quindi sforna uno dei suoi album migliori (Kind hearted woman, distribuito da una label indipendente), le beghe legali la riducono al silenzio, ma la ragazza si libera degli importuni lacci della normalità, si autoproduce e vende i propri dischi ai concerti; si avvicina a Dio e al movimento pentecostale, sbraita contro gli omosessuali, divorzia, si perde nell'alcool. La fine? Ancora no; nel 2011 aderisce al movimento Occupy di Los Angeles dove, per festeggiare l'incipiente mezzo secolo, si fa arrestare. Back to the roots.
Che dire? Una nazione per metà psicopatica non può che generare un molesto calcolo biliare come la Shocked. Anzi, lo credo fermamente, il rock, latamente inteso, non è che la reazione all'american way of life più crassa. Una forma di ribellione individualista e crudamente contraddittoria, che poteva nascere e prosperare genuinamente solo in America.
Dovrebbero ricordarlo i nostri esangui perbenisti.

venerdì 13 settembre 2013

Diamanda Galás - The litanies of Satan (1982)


"Pape Satàn, pape Satàn aleppe!",
cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil, che tutto seppe,

disse per confortarmi: «Non ti noccia
la tua paura; ché, poder ch'elli abbia,
non ci torrà lo scender questa roccia".

Ecco la vera lingua del diavolo, un'espressione che Dante mutuò, abbastanza liberamente, dall'arabo: "La porta dell'Inferno! La porta dell'Inferno! Fermati!".
Dante operava, però, in ambito umanistico; tutti i suoi orrori vengono filtrati, attutiti e resi simbolici dal ricorso ad una cultura alta che possiede lo statuto dell'autorevolezza e, nel caso della teologia, della verità.
La demoniaca Diamanda, invece, ha oltrepassato il meridiano zero dell'umanità e, come Gnaw Their Tongues, Throbbing Gristle e Khanate, opera in piena era nichilista.
Non bastano esorcismi e preghiere: Dio è morto e le cose non rendono più ombra. Come disse Nietzsche: "Il mistero è che non c'è più mistero". Siamo soli. Costretti a trascinare le nostre esistenze senza alcun rifugio. l'Inferno è sulla terra e coincide con essa: la Galas ne è la portavoce. Singulti, grida, bisbigli, cacofonie, invocazioni, barbarismi, poliglottie blasfeme, bordoni e filtri elettronici, tutto congiura nella resa atmosferica di un mondo alla fine dei tempi filosofici.
Un disco ai limiti dell'espressività umana, che lasciava alla californiana di origine greca pochi margini di vivibilità estetica e, di conseguenza, il rischio d'una caduta nel manierismo e, poi, nell'autoparodia. Cosa puntualmente avvenuta.
Lithanies rimane la sua cosa migliore, un tour de force ancora impressionante, a distanza di trent'anni.

domenica 8 settembre 2013

Dream Theater - Once in a livetime (1998) 1^ parte/2^ parte


James LaBrie alla voce, John Petrucci alla chitarra, John Myung al basso, Mike Portnoy alla batteria e Derek Sherinian, tastiere. Formazione classica per un disco live, suonato ai massimi livelli, che racchiude il meglio che i Nostri seppero distillare nel decennio precedente ad esso (dall'arrivo di LaBrie, 1990).
Ho sempre esitato di fronte a Dream Theater e Rush; la magniloquenza del tono, gli scarti strumentali, la complessità quasi artificiosa degli arrangiamenti venivano esacerbati da un virtuosismo spinto, che non arretrava di fronte all'ostentazione (gli assoli di prammatica). Vi si intravedeva l'estrema sublimazione del progressive rock, defunto alla fine dei Settanta, contaminato dal nuovo metal insorgente nei primi Ottanta, fra cui spiccavano Iron Maiden e Metallica (gruppi che vennero, infatti, omaggiati in due cover concerts; i Dream Theater riproposero i brani di Master of puppets e The number of the beast). 
Tale monumentalità sonora aveva, peraltro, il difetto d'essere celebrata dai consueti, insopportabili iniziati della tecnica, quelli che delibano solo Shawn Lane e Michael Angelo e Steve Vai, manco fossero i Colossi di Memnone a Tebe. 
C'era materiale sufficiente a scansarli per sempre. Invece il caso mi fece capitare fra le mani questo doppio CD a prezzo irrisorio e, da allora, fin dal primo ascolto fatto quasi per inerzia, scoppiò un amore senile per i bostoniani. A conferma che i pregiudizi (o i giudizi dati con lo stomaco) sono i nostri maggiori nemici.
Il disco è un gioiello, c'è dentro tutto: Pull me under, una strepitosa Take the time (con un inserto sonoro di Nuovo cinema Paradiso: "Ora che ho perso la vista ci vedo di più"), Caught in a web, Lie, Lines in the sand, Metropolis; e ovviamente abbondano gli assoli, di Petrucci, Portnoy e Sherinian, ma va bene così. 
Due ore e mezza del meglio dei Dream Theater, suonato splendidamente. Da ascoltare subito.

venerdì 6 settembre 2013

A brief history of electroacoustic music vol. 6

Luigi Nono

1982

01 - Philippe Manouri - Zeitlauf

1979-1982

01 - Harvey, Jonathan - Mortuos plango, vivos voco - 1980
02 - Ricardo Mandolini - El juego de la marioneta - 1979-80
03 - John Chowning - Phoné - 1980-81
04 - Jonty Harrison - Klang - 1981
05 - Ricardo Mandolini - Canción de madera y agua - 1981
06 - Luigi Nono - Das atmende Klarsein - 1980-81
07 - Vânia Dantas Leite - Di-stances - 1982

1982-1983

01 - James Dashow - Mnemonics - 1982
02 - Jean-Claude Risset - Passages - 1982
03 - Tristan Murail - Désintégrations - 1982-83
04 - Annette Vande Gorne - Tao - Métal - 1983

1981-1984

01 - Karl-Heinz Stockhausen - Kanthinkas Gesang als Luzifers Requiem - 1983
02 - Pierre Boulez - Répons - 1981-84

1981-1984

01 - Mesias Maiguashca - Melodies II - 1981-84
02 - Luis Maria Mucillo - Au delà des portes d'ivoire - 1984
03 - Ake Parmeud - Yan - 1984

1982-1984

01 - Denis Smalley - Tides - 1984
02 - Marco Stroppa - Traiettoria - 1982

martedì 3 settembre 2013

Roger Waters, un appello per la pace in Palestina


Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org di Roberta Papaleo

Ai miei colleghi del Rock and Roll
Varsavia, 18 agosto 2013 

In occasione dei recenti Promenade Concerts alla Royal Albert Hall di Londra, il virtuoso violinista e violista inglese Nigel Kennedy ha accennato al fatto che Israele è uno stato che pratica l'apartheid. Voi penserete che non ci sia nulla di strano, finché la baronessa Deech (nata Fraenkel) ha contestato il fatto che Israele sia uno stato di apartheid e ha avuto la meglio sulla BBC per censurare l’esibizione di Kennedy, rimuovendo la sua dichiarazione. 
Nonostante la baronessa Deech non abbia prodotto uno straccio di prova per sostenere la sua dichiarazione, l’apolitica BBC, che probabilmente agisce solo su comando della baronessa Deech, si è improvvisamente comportata alla 1984. Bene!! È tempo che mi faccia avanti, insieme a mio fratello Nigel Kennedy, com’è giusto che sia. A proposito Nigel: grande rispetto, amico. Qui di seguito una lettera modificata l’ultima volta a luglio.

25 luglio 2013 

Alla luce della tragica uccisione dell’adolescente disarmato Travon Martin e dell’assoluzione del suo omicida Zimmermann, ieri Stevie Wonder ha dichiarato ad un concerto che non si esibirà in Florida fino all’abrogazione da parte di questo Stato della sua legge sulla difesa personale. Di fatto, ha proclamato un boicottaggio basato sulla coscienza. Approvo la sua posizione e lo sostengo; mi ha ricordato una dichiarazione che avevo fatto in una lettera scritta lo scorso 14 febbraio alla quale ho fatto riferimento ma che non ho mai pubblicato. 
È giunto il momento, quindi ecco qua. 
Questa lettera ha ribollito sul fornello più piccolo della mia coscienza e della mia consapevolezza per un po’ di tempo. 
Mi sono unito al BDS sette anni fa, un movimento non-violento che si oppone all’occupazione israeliana della Striscia di Cisgiordania e alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani dei palestinesi. Lo scopo del BDS è quello di concentrare l’attenzione internazionale su queste pratiche di Israele, sperando di contribuire alla loro fine. Tutte le persone della regione meritano molto di meglio. Andando al sodo, Israele è stata scoperta colpevole di gravi violazioni del diritto internazionale da parte di, indipendentemente, organizzazioni per i diritti umani, funzionari ONU e la Corte Internazionale di Giustiza. Tra le violazioni, ne citerò solo due: 

Il crimine di apartheid:
L’oppressione sistematica di un gruppo etnico da parte di un altro. Il 9 marzo 2012, ad esempio, il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale ha fatto appello al governo israeliano per porre fine alle sue politiche ed alle sue leggi razziste che contravvengono al divieto alla segregazione razziale e all’apartheid. 

Il crimine di pulizia etnica:
La rimozione forzata di popoli indigeni dal loro legittimo territorio per la sistemazione di un’altra popolazione tramite occupazione. Ad esempio, a Gerusalemme Est le famiglie non-ebree vengono abitualmente sfrattate fisicamente dalle loro case per lasciare spazio agli occupanti ebrei. 
C’è dell’altro. 
Vista l’incapacità o la riluttanza dei nostri governi o del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di fare pressione su Israele affinché fermi queste violazioni e risarcisca le vittime, è compito della società civile e dei cittadini coscienziosi di tutto il mondo di rispolverare le nostre coscienze, prenderci le nostre responsabilità ed agire. Vi scrivo, fratelli e sorelle della famiglia del Rock and Roll, per chiedervi di unirvi a me e ad altre migliaia di artisti in tutto il mondo per proclamare un boicottaggio culturale contro Israele, per far luce su queste problematiche e per sostenere i nostri fratelli e sorelle in Palestina e Israele che stanno lottando per porre fine a tutte le forme dell’occupazione israeliana e che desiderano vivere in pace, giustizia, eguaglianza e libertà. 
Scrivo a voi tutti adesso a causa di due recenti fatti. 
Stevie Wonder. 
La prima settimana dello scorso dicembre, mi era giunta voce che Stevie Wonder era stato richiesto per aprire una cena di gala per gli Amici delle Forze di Difesa Israeliane a Los Angeles il 6 dicembre 2012. Un evento per raccogliere denaro per le forze armate israeliane, come se i 4,3 miliardi di dollari che i contribuenti americani gli danno ogni anno non fossero abbastanza. Questo è successo subito dopo che le Forze di Difesa Israeliane avevano concluso un’altra guerra contro Gaza (Operazione Colonna di nuvola), commettendo crimini di guerra contro 1,6 milioni di palestinesi sotto assedio, secondo Human Rights Watch. 
Ad ogni modo, ho scritto a Stevie per cercare di convincerlo a disdire. La mia lettere diceva più o meno così: “Ti saresti sentito a posto ad esibirti al Policeman’s Ball a Johannesburg la sera dopo il massacro di Sarpeville nel 1960, oppure a Birmingham in Alabama per raccogliere fondi per gli ufficiali di polizia che hanno preso a manganellate, attaccato con lacrimogeni e con pompe d’acqua i bambini che cercavano di integrarsi nel 1963?
Anche l’Arcivescovo Desmond Tutu ha scritto una spassionata supplica a Stevie e 3.000 hanno firmato una petizione su Change.org. Stevie, a suo merito, ha disdetto! 
Quella stessa settimana avevo tenuto un discorso alle Nazioni Unite. Lo potete trovare su YouTube. 
La cosa interessante è che di queste due notizie NON È STATO MENZIONATO NIENTE nei media principali statunitensi. 
L’ovvia conclusione è che i media negli USA non sono interessati alla difficile situazione del popolo palestinese, o per quello del popolo israeliano. Possiamo solo sperare che si interesseranno come hanno fatto con le politiche di apartheid in Sud Africa. 
All’epoca dell’apartheid in Sud Africa, all’inizio c’erano pochissimi artisti che si rifiutavano di suonare lì esercitando un boicottaggio culturale, poche gocce, diventate poi un ruscello, poi un fiume, poi un torrente e poi un’alluvione (ricordate Steve van Zant, Bruce e gli altri? “Noi non suoneremo a Sun City”?). Perché? Perché, come l’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia, avevano capito che l’apartheid è sbagliato. 
La comunità sportiva si è unita alla battaglia: nessuno sarebbe andato a giocare a cricket o a rugby in Sud Africa e alla fine anche la comunità politica si è unita. Tutti noi, in quanto comunità globale, musicale, sportiva e politica, abbiamo alzato la nostra voce all’unisono e il regime di apartheid in Sud Africa è caduto. 
Forse ci troviamo al momento cruciale con Israele e Palestina. Sono entrambi due popoli per bene e meritano una soluzione giusta per la loro difficile condizione. Ognuno di loro merita libertà, giustizia e eguaglianza di diritti. Giusto di recente, il Congresso Nazionale Africano, il partito al potere in Sud Africa, ha sostenuto il movimento BSD. Ci siamo quasi. 
Vi prego di unirvi a me e a tutti i fratelli e le sorelle di questa società civile globale nel proclamare il nostro rifiuto dell’apartheid in Israele e nella Palestina occupata, impegnandoci a non esibirci in Israele o accettare nessun premio o finanziamento da nessuna istituzione legata al governo israeliano, finché non rispetterà il diritto internazionale e i principi universali sui diritti umani. 

Roger Waters
Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/waters250813.htm
25.08.2013 

domenica 1 settembre 2013

Fools, villains and guitar heroes vol. 11 - Hard and heavy rocks 1978 1^ parte/2^ parte/3^ parte



1978

29th & Dearborn (Gran Bretagna) - Stealer
1994: (Stati Uniti) - Once again
AC/DC (Australia) - Riff raff
Ace Frehley (Stati Uniti) - Rip it out
Alkana (Stati Uniti) - On our own
April Wine (Canada) - Get ready for love
Axis (Stati Uniti) - Circus world
Bandit (Stati Uniti) - Best of you
Bighorn (Stati Uniti) - Helen Betty
Blue Öyster Cult (Stati Uniti) - Kick out the jams
BM Smith (Svizzera) - Chaincy fever
Boyzz (Stati Uniti) - Destined to die
Budgie (Gran Bretagna) - Pyramids
Centaurus (Stati Uniti) - Cold emotion
Cheap Trick (Stati Uniti) - Surrender
Creed (Stati Uniti) - Time and time again
David  Rock  Feinstein (Stati Uniti) - Midnight lady
Desert Rat (Australia) - Need your love
Dictators (Stati Uniti) - Fast and louder
Dokken (Stati Uniti) - Hard rock women
Dunder (Svezia) - Varje låt har sin egen tid
Factory (Francia) - Black stamp
Flying Squad (Gran Bretagna) - Backroom boys
Foghat (Stati Uniti) - Stone blue
Foreigner (Stati Uniti) - Double vision
Frank Marino & Mahogany Rush (Canada) - I’m a king bee
Ganafoul (Francia) - Full speed ahead
Gary Moore (Gran Bretagna) - Flight of the snow moose
Godz (Stati Uniti) - Gotta keep a runnin’
Hawklords (Gran Bretagna) - 25 years
Heart (Canada) - Cook with fire
Hounds (Stati Uniti) - Bite the dog
Jimi Sumén (Finlandia) - If it's too loud
Judas Priest (Gran Bretagna) - Exciter
Kashmir (Stati Uniti) - Texas city
Krokus (Svizzera) - Bad love
Lafauci (Stati Uniti) - My woman
Legs Diamond (Stati Uniti) - Underworld king
Magnum (Gran Bretagna) - Kingdom of madness
Mandrake (Stati Uniti) - Cold hearted woman
Molly Hatchet (Stati Uniti) - Bounty hunter
Moon (Spagna) - ¿Porqué os portáis así?
Morningstar (Stati Uniti) - Turn out all the lights
Moses (Canada) - Ballerina dance
Network (Stati Uniti) - Star gazer
Rainbow (Gran Bretagna) - Long live rock ‘n’ roll
Ram Jam (Stati Uniti) - Pretty poison
Ramones (Stati Uniti) - I just want to have something to do
Rhapsody (Svezia) - I’ve done all I can
Rock & Roller (Francia) - Energie
Rose Tattoo (Australia) - Rock ‘n’ roll outlaw
Runaways (Stai Uniti) - Mama weer all crazee now
Rush (Canada) - Circumstances
Sammy Hagar (Stati Uniti) - Red-Rock ‘n’ roll weekend
Samson (Gran Bretagna) - Telephone
Scorpions (Germania) - Steamrock forever
Shakin' Street (Francia) - Solid as rock
Sorcery (Stati Uniti) - Book of magic
Starchild (Canada) - Wizard woman
Striker (Stati Uniti) - We got the power
Tarántula (Spagna) - Es demasiado
Teaser (Olanda) - I'm a bad man
Teaze (Canada) - Ready to move
Ted Nugent (Stati Uniti) - Weekend warriors
Thin Lizzy (EIRE) - Cowboy song
Thor (Canada) - Keep the dogs away
Titanic (Norvegia) - New Orleans
Trigger (Stati Uniti) - Deadly weapon
UFO (Gran Bretagna) - Only you can rock me
Van Halen (Stati Uniti) - Runnin’ with the devil
Vatreni Poljubac (Jugoslavia) - Nostalgija
Vox Dei (Argentina) - Gata de noche
Vulcan (Stati Uniti) - Meet your ghost
Walter Rossi (Canada) - Goin’ down
White (Svezia) - Hit the sky
Winterhawk (Stati Uniti) - There and back again
Y&T (Stati Uniti) - Struck down