venerdì 20 settembre 2013

Sandy Denny - The north star grassman and the ravens (1971)


Cantante sublime dei Fairport Convention, poi con Fotheringay e Strawbs, e artefice non secondaria del revival della tradizione popolare inglese a cavallo fra Sessanta e Settanta, Sandy Denny è oggi, a torto, un'autrice abbastanza trascurata. 
A rivalutare la sua figura contribuisce un doppio ordine di motivazioni: il primo apparentemente gratuito, il secondo assolutamente decisivo.
Come per Michelle Shocked, la vita tragica della cantautrice Sandy Denny (1947-1978) stinge sulla considerazione estetica della sua opera. È impossibile separare  autore e prodotto artistico, a meno di far astrazione completa dell'autore stesso (per l'ignoranza di chi legge, perché sono passati millenni et cetera). Facciamo un esempio: se, in un'antologia latina, leggo, per l'ennesima volta, l'appassionato corpo centrale delle quattordici righe d'amore più belle di tutti i tempi: "Dammi mille baci, poi cento/poi altri mille, poi ancora cento/poi altri mille, poi cento ancora", rischio, per l'ennesima volta, le lacrime; se leggessi: "Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi altri mille, poi cento ancora. TVUKDB" in un libro adolescenziale di Moccia, strapperei ghignando le pagine. Inutile obiettare, è così. Fatevene una ragione. Sono le stesse parole, ma quello è Catullo (col suo retroterra coprolalico e ribelle, il fratello morto, il disprezzo per la politica ...) e l'altro un tizio romano di nome Moccia. Un eventuale marziano che, fra diecimila anni, atterrasse sulla Terra e compulsasse i due libri, ignorando le vicissitudini biografiche degli autori, arriverebbe (logicamente) a diverse conclusioni; in una eventuale antologia marziana Catullo, in quanto plagiario, potrebbe addirittura figurare in una nota a pie' di pagina del celebrato Moccia, letterato autentico e turgido di sensualità. 
Ho ragionato per assurdo, per motivi didattici.
Ovviamente Catullo è Catullo e Moccia, altrettanto ovviamente, è Moccia. E tale resterà, temo.
Amiamo, perciò, Sandy Denny in considerazione della sua esistenza sincera e sofferta, durata poco più di trent'anni, e vissuta nell'insicurezza, nella volontà costante di annullarsi, in una sorta di candida coazione che la spinse a consegnarsi a compagni interessati e fedifraghi.
E la amiamo, in secondo luogo, per la voce: meravigliosa; e per quell'impasto tenue e autunnale che è North star, suo primo album solista. Il brano eponimo, Late November e John the Gun sono capolavori indubbi, in grado di scuotere il piedistallo di Grace Slick. E il resto, umile e trasognato, scorre con la certezza di un piccolo classico.

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