martedì 17 settembre 2013

Michelle Shocked - The Texas campfire tapes (1986)


Se esiste una Bohéme americana - una vita randagia e zingaresca che si appaga di contestazioni, sacchi a pelo, pasti tigliosi, gattabuia, contraddizioni micidiali, un'esistenza, insomma, che attira il disprezzo del nababbo e del piccolo borghese, del democratico e del redneck - questa l'ha di certo vissuta Michelle Shocked.
Michelle Shocked mi è simpatica. Ha preso bastonate da quando è nata (a Dallas, nel 1962) e continua a prenderle imperterrita, con un talento inimitabile (la foto del suo secondo lavoro, il più famoso, Short sharp shocked, la ritrae in una smorfia di dolore mentre viene arrestata a San Francisco, durante una convention democratica). Michelina è femminista, anticapitalista, animalista, si fa la galera a intermittenza, lascia la scuola, viene fatta internare in un ospedale psichiatrico dalla madre, una bigotta, poi girovaga qua e là per la California, dorme dove capita, strimpella la chitarra.
Un discografico inglese la nota in Texas, registra fortunosamente i suoi brani su un registratore a cassetta; ne esce questo The Texas campfire tapes, una collezione di scarne esecuzioni per voce e chitarra, che rinverdisce, per l'infinitesima volta, la tradizione dei folksinger americani e dimostra, una volta per tutte, che, spesso, è la vita, estrema, sincera e vissuta, a decidere della qualità e del fascino della musica prodotta.
Happy ending? Macché, la Nostra litiga con la casa discografica, quindi sforna uno dei suoi album migliori (Kind hearted woman, distribuito da una label indipendente), le beghe legali la riducono al silenzio, ma la ragazza si libera degli importuni lacci della normalità, si autoproduce e vende i propri dischi ai concerti; si avvicina a Dio e al movimento pentecostale, sbraita contro gli omosessuali, divorzia, si perde nell'alcool. La fine? Ancora no; nel 2011 aderisce al movimento Occupy di Los Angeles dove, per festeggiare l'incipiente mezzo secolo, si fa arrestare. Back to the roots.
Che dire? Una nazione per metà psicopatica non può che generare un molesto calcolo biliare come la Shocked. Anzi, lo credo fermamente, il rock, latamente inteso, non è che la reazione all'american way of life più crassa. Una forma di ribellione individualista e crudamente contraddittoria, che poteva nascere e prosperare genuinamente solo in America.
Dovrebbero ricordarlo i nostri esangui perbenisti.

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