Reduci dai fasti di Ufo (NWW21), concentrato bionico d'una rocciosa miscela di hard rock psichedelico, i Guru Guru (Ax Genrich, chitarra; Uli Trepte, voce, basso; Mani Neumaier, voce, batteria) affrontano le insidie della conferma del debutto.
Episodi come Stone in o Der LSD march rimangono irripetibili, ma i Guru non si spostano un millimetro dalla precedente formula, un impasto free form, virtualmente strumentale, che vede parimenti molestate la memoria dell'Hendrix di The third stone from the sun e di A merman I should turn to be e l'allure cosmica della legione di gruppi conterranei. Hinten si frange in quattro lunghe improvvisazioni in cui spiccano Electric junk e Space ship, sempre meritoriamente estranee alla melodia e a ruffianerie da guitar heroes; Känguru si struttura similmente (l'ottima Immer lustig arriva sino ai 15'40''), ma il suono, decisamente più curato, annuncia la fine delle debordanti provocazioni elettriche degli inizi. Le tracce sembrano ancora largamente improvvisate, ma affiora la normalizzazione (ovvero la concessione a certo hard rock di marca anglosassone, più pulito e definito).
Per chi ama le sonorità di Ufo, c'è comunque parecchio da godere; e occorre riconoscere ai Nostri una imperterrita coerenza, fuori da ogni concessione, da ogni moda sfacciata.
Band immensa. Fossero stati un po' meno squilibrati e intransigenti...
RispondiEliminaFa parte del loro fascino.
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