giovedì 5 marzo 2015

Sex Pistols/Sham 69 - Live in Glasgow, June 1979 (2001)


Se il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie il supergruppo lo è dei dinosauri bolliti.
Ma non è questo il caso. O forse sì, dipende dai gusti.
Steve Jones, chitarra, e Paul Cook, batteria, dai Sex Pistols; Dave Triganna, basso, e Jimmy Pursey, voce, da Sham 69. Il nomignolo escogitato, Sham Pistols, era davvero ignobile, ma i Nostri si fecero perdonare riproponendo una serie di hit di puro punk inglese; cantabile, ballabile, comunitario; eversivo, ma non troppo: nei limiti permessi dal welfare britannico. Altro cosa l'hardcore americano, come abbiamo già spiegato: negli Stati Uniti ci si gioca la buccia e i toni sono, come dire, da o la va o la spacca ...
Il protagonista è proprio Jimmy Pursey con i suoi inni populisti, identitari, pogo e sudore: If the kids are united, vero anthem; poi Borstal breakout, ovviamente, Angel with dirty faces, What have I gotThey don't understand; non mancano Pretty vacant, una White riot rubata ai Clash e, ahi, Day tripper rubata alle glorie nazionali.
Che devo dire? Gustarli dal vivo, essendo parte di una comunità, sarebbe forse esaltante ... ma anche dal morto sono, a tutt'oggi, piacevoli, con quei ritornelli trascinanti, l'esecuzione basica e l'aria da ritrovo virile in birreria ... erano focherelli, però; si sente già, a quarant'anni di distanza, la netta sensazione di una resa ... il mese prima era stata eletta la signorina Thatcher ... due anni dopo sarebbe morto Bobby Sands, nel 1984 avremmo avuto gli scontri fra minatori e polizia a Orgreave, ultimo atto del catastrofico sciopero che sancì la disfatta del sindacato ... dell'idea di sindacato ... e l'inizio della bella merda che ancora dura. 
Non c'è niente da fare, è come oggi in Italia. Quando il vento della storia piglia a soffiarti in faccia è finita. Hai due possibilità: perdere bene o perdere da coniglio. 
Gli italiani, come sempre, ti tolgono ogni dubbio.

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