martedì 22 aprile 2014

Third World War - Third World War I (1971)/Third World War II (1972) ovvero Le confessioni del figlio di un secolo bastardo (come si diventa ciò che si è)


"Guardo l'avvenire dal fondo d'un passato nerissimo, e trovo che nulla mi è permesso, tranne la fedeltà a una causa assolutamente perduta"
Joseph Conrad, lettera a Cunningham Graham

I berlusconiani, il Festival di Sanremo, Al Bano Carrisi, i preti e le femmine in gramaglie, le balere, la DC, Alberto Sordi.
Una volta avrei riso di queste sciocchezze. Non adesso, però. Tutte queste cose, in realtà, dicono molto sull’Italia e, ormai, su di me. No, non rido. E sapete perché non lo faccio? Perché ho imparato ad amare gli Italiani.
Questa affermazione potrà apparire bislacca, ma ... state a sentire.
Sono nato a sinistra. Feci in tempo, per due volte, a votare Partito Comunista Italiano. Amen.
In altre parole: ero comunista.
Dovete stare attenti: queste non sono affermazioni politiche: sono prese d'atto. Ero così. A dirla tutta non sapevo proprio cosa significasse essere comunista: posso confessarvi che c'entrava poco con la collettivizzazione della terra e l'abolizione della proprietà privata. Credevo in uno Stato totale, benigno e regolatore, questo sì, e nell'onestà di fondo dei dirigenti di partito, individui pronti a trasferire questa loro inclinazione a livello nazionale, una volta vinte le elezioni. Punto. Per il resto mi interessavano poco le riunioni, le candidature, i programmi, i preamboli, le intenzioni; le sale fumose, i dibattiti, le mozioni.
Mi piaceva molto la burocrazia attiva: l'assegnazione dei libri scolastici gratuiti, ad esempio. Cosa bisogna fare? E si spiegava alla mamma il passo necessario. L'otturazione del molare all'Enpas: è possibile? Certo, si può fare, ma devi riempire il modulo tale e presentarlo in talaltro posto. E le esenzioni per la borsa di studio? Quest'anno è cambiato tutto: devi fare così e così et cetera. Una volta, al liceo, tentai di organizzare pure una biblioteca gratuita, ma andò a schifio.
Al contrario mi trovavo a disagio (a dire il vero lo trovavo insopportabile) con il lato sessantottino e movimentista del PCI: l’esistenza bohemienne, la scapigliatura di sinistra, il cantautore barbuto col lambrusco sul tavolo, gli artisti off e ‘de sinistra’ (tanto più arroganti quanto più insulsi), i brindisi, le canne, le iniziative estemporanee. Una volta, a una festicciola per l'elezione di non so chi, di fronte all'ennesima birretta stappata sotto il ritratto di Enrico Berlinguer e del fesso che imbracciava una chitarra per declinare (ancora!) De André o Guccini, mi sorpresi a pensare con forza: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista" (i populisti, negli anni novanta, erano ancora merce rara). La mia vita è ricca di queste rivelazioni improvvise: si scorre tranquilli per anni, poi, come se avessi lentamente sovraccaricato di tensione una linea, avviene l'inopinato corto circuito: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista".

Ma no, non ero fascista. Era la mia origine contadina e piccolo borghese a farmi pensare cosi. Non lo diceva pure Lenin che i contadini, in fondo, sono piccolo borghesi? Perbenisti, puliti, poco amanti della goliardia, secolari, ordinati, seriosi. Come parecchi dirigenti del PCI d'antan: timidi, completo bigio e cravatta, oscuri, devoti. Ecco, io ero così: pepponiano, pasoliniano, conservatore, puritano. E non mi piaceva l'andazzo frou frou della nuova sinistra, lanciata verso il partito leggero, la socialdemocrazia leggera, l'affarismo, il capitalismo ben temperato; e ossimoricamente devota al rimpianto nostalgico (La locomotiva! La canzone del maggio!) e al frontismo dell'immaginazione al potere (gli Immaginifici ci sono poi andati davvero al potere: solo l'immaginazione è rimasta a terra).
E così, anno dopo anno, rimasi politicamente solo. Come Dante (quello che cerca moglie, beninteso). Divenni un tritone, mezzo comunista, mezzo risentito; mi prese male: litigai con qualcuno, abbandonai questo, mandai al diavolo quello.
Cambiai. E cambiò l'Italia. Anzi, vi confesso che, forse, fui io a rimanere al mio posto e la nazione, invece, come un satellite eretico, a mutare orbita e rivoluzione. Con una velocità che stupisce ancora adesso.
Il fascismo (ma sì, quello dei picchiatori) si confermò un residuato bellico: insignificante, irrilevante. Sorse il vero Fascismo: quello globale, finanziario; che compra gli uomini al mercato della pace; li irretisce coi flauti del nulla; li depriva delle emozioni, degli scatti dell'odio; li comanda e li placa con i giochi circensi e con gli appelli alla correttezza politica e ai cosiddetti diritti civili: la parodia immonda della politica e dei diritti che furono pagati con la vita dei milioni.
In questo bailamme ho imparato a riconoscere il Nemico. Il Nemico si presenta come un buon padre di famiglia: pensa a tutto lui, tu devi solo accondiscendere. Produci consuma crepa, ma con bonomia pubblicitaria. E però questo padre di famiglia, se lo osservate bene, ha i piedi da caprone e puzza di zolfo. Lo sentite questo odore?
Col tempo divenni ecumenico. Cominciai a parlare con tutti: vecchi fascisti delusi, sindacalisti al confino, casapoundiani, intellettuali dissidenti, trotzkisti fuori tempo massimo, anarchici, bombaroli, futuristi, populisti, nazionalpopolari, inattuali, integralisti cattolici (più sono integralisti più mi piacciono: siete ancora sicuri di seguirmi?).
Quando il Nemico ti sovrasta si rappattumano le legioni reclutando tutta la soldataglia superstite.
Si fanno degli incontri assolutamente impensati, poi. È quasi divertente. Qualche settimana fa venne organizzato un convegno sul partigiano Manlio Gelsomini. Manlio Gelsomini: ex atleta vanto del fascismo, medico, poi oppositore al regime: detenuto a via Tasso e assassinato alle Fosse Ardeatine. Gelsomini riuscì a scrivere, nella galera di via Tasso, un diario: lo nascondeva, durante il giorno, nelle fenditure interne del cappotto. Ma il diario chi lo conosce? Nessuno. Tutti sanno di quello d'Anna Frank (lo conoscono, mica lo leggono), ma chi sa che, prima di crepare, al gabbio, un Italiano scrisse un resoconto simile? Lo sapevate? No. Andiamo avanti: al convegno parlai anch'io: una breve relazione sulla lapide partigiana di Piazza San Zaccaria Papa a Roma, Italia: dodici nomi dodici morti. Ve lo dico per far capire chi sono.
All'incontro si sono presentate quattordici persone. Quattordici. Ve lo dico per farvi capire cosa siamo diventati. Senza rancore.
Il più appassionato alle parole dei relatori fu il signor Antonio: interveniva, rettificava, coinvolgeva. Alla fine si presentò: "Io studio da sempre la Resistenza ... Prima mi sono un po' accalorato ... ho studiato la banda Mosconi [il capitano Fulvio Mosconi, comandante della Banda Fulvi cui apparteneva anche Don Morosini] ... Sa, nei miei studi sono stato emarginato ... in quanto di idee liberali ... e monarchiche ... capisce, vero?".
E certo che capisco. Ora capisco più che mai. Non ho mai capito tanto.
Capisco che a un convegno sulla Resistenza non si presenta un cazzo di politico o micropolitico o attivista di sinistra. Della pletora di politici e micropolitici e attivisti che nutriamo, compresi quelli che fanno la morale agli altri cicalando Bella ciao nel sedicente Parlamento della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza e fondata sul Lavoro.
Questi babbei, almeno, lo sanno cos'è Bella ciao?
E cosa capisco ancora? Capisco, ormai, di amare gli Italiani.
A sinistra abbiamo passato decenni a disprezzare il fascista, il populista, il bigotto, l'ignorante, quello che non legge, quello antifemminista e sessista, il razzista. Ma questi sono Italiani. E sono la maggioranza. Sono un distillato sociale, storico, millenario; e i fenomeni si studiano, non si giudicano.
Li si riconduce alla radice, per comprenderli. Una volta compresi cosa resta? Resta, oggi, la certezza d'essere parte di essi. Popolo. Italia.
Dall'Altro ho imparato tutto su di me.
Capisco, da ultimo, che il Nemico (adesso, 2014) non è il fascista o il sessista. Nossignori. Il Nemico è un potere enorme, disumano, impalpabile e globale che sta annientando la nazione e il suo passato. Un Nemico forte della poltiglia partitica che gli tiene bordone, destra centro sinistra. Di fronte alla liquidazione di un popolo non si può che rimanere atterriti: uno spettacolo mai visto, straziante.
Non si può che provare somma compassione per la Vittima, l'Italia. Non si può che amare gli Italiani, questi poveracci sbandati, senza patria, venduti al miglior offerente da un potere meschino quanto cinico.
Amo l'Italia, il suo passato prossimo, la grandezza remota, i lembi dimenticati, le sacche irriducibili, un antico cantuccio che resiste al genocidio.
Amo il signor Dante, un povero Cristo perso nel suburbio romano, stritolato suo malgrado e a sua insaputa dal Nemico trionfante che lo costringe, come noi, a vivere solo in una folla: accanto agli altri, estraneo agli altri.
Non è facile seguirmi, lo ammetto. D'altra parte, come scrisse Tahar Ben Jelloun, per comprendere una sola vita è necessario inghiottire il mondo.
Magari neanch'io ho capito molto di ciò che sta succedendo. Del signor Dante, dell’Italia e del resto. Sono solo uno sconfitto gonfio di risentimento, un fesso bilioso che invecchia.
Sono ciò che sono.
Spero apprezzerete, se non altro, la sincerità dello sfogo. 
Ho finito.

11 commenti:

  1. Forse col tempo diventeremo tutti ecumenici; se continuo così, finirò anch'io per diventare, che so, cattolico praticante, forse catechista, se non diacono. Campando parecchio.
    Provare compassione mi riesce facile, non posso dire di farlo - non ora, non con sincerità - per gli italiani, ma del resto non amo le masse e i grandi numeri. Mi sento un buon misantropo comprensivo.
    Comunque, bello il post. Ma stai attento a continuare così, che prima o poi qualche rompiballe non ti contatti per suggerirti di fare qualcosa, mettere ordine, radunare gli scritti in un libro...
    Chiedi a Bart, lui ci è già passato))
    W i Third World War! E prima o poi qualcuno mi spiegherà come mai non sono star di culto come Stooges o Hawkwind.
    Salutoni.

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  2. Oltre ad apprezzare, qualsiasi persona con un minimo di sale in zucca, dovrebbe anche ringraziarti, per questo post, per questa sincerità, per questo lucidissimo sfogo. E io mi AUGURO, e auguro a chi ama leggere, che ti arrivi davvero rompiballe alla porta e ti costringa a mettere ordine nei tuoi scritti per tirarne fuori qualcosa: nella mia libreria c’è giusto uno spazio libero tra Paganesimi Elettrici e Viaggiatori nella Notte.

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  3. La tua storia in parte è anche la mia, soltanto che tu l'hai scritta meglio di come avrei fatto io. Così, tanto per conoscenza e visto che il 25 aprile è alle porte, mi sono ampiamente rotto i coglioni anche della retorica della resistenza (la erre minuscola è voluta).
    I TWW non sono diventate star di culto perchè erano troppo estremi e alieni da ogni compromesso. Non mi riconosco più nei loro ideali (probabilmente nemmeno loro) ma comunque...max rispetto!

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    1. Quando la passione politica (in senso ampio) diviene un lavoro, un lucro, una routine ... c'è poco da fare.
      Guarda i sindacati: sono diventati passacarte stipendiati dai soldi pubblici.
      Lasciamo stare che mi fa male il fegato.

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  4. lo firmo in toto questo post, è quello che penso,che provo anch'io.Grazie per averlo scritto Vlad.

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