Kaleidoscope |
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Kaleidoscope (USA, Los
Angeles, California) - A beacon from Mars
(1968). Psichedelia purissima, anticipazione della world music (Canaxis 5 di Holger Czukay e Alchemy della Third Band usciranno l’anno
seguente), grazie alla splendida Taxim,
e crossover eccezionale che si ciba di influenze (medio)-orientali, ma non
dimentica inflessioni celtiche, western, acid-rock (A beacon from Mars). Il primo capolavoro della triade in esame. Saul Feldthouse, voce; David Lindley, chitarra; Pete Madlem,
dobro; Maxwell Budda, tastiere; Chris Darrow, basso; John Vidican, batteria.
Litter (USA, Mineapolis,
Minnesota) - Distorsions (1967). Secondo disco recensito per i Litter. Psichedelia
che inclina verso la zona Yardbirds e Who (c’è la cover di Substitute; non manca peraltro la tangente Hey Joe). Action woman è
il loro singolo più famoso e dirompente, ma non si va oltre una generica gradevolezza. I loro dischi sono introvabili, ma la rarità di un oggetto non fa salire le quotazioni nel borsino estetico. Dennis Waite, voce, tastiere,
arpa; Dan Rinaldi, voce, chitarra; Tom 'Zippy' Caplan, chitarra; James
Worthington Kane III, voce, basso, tastiere; Tom Murray, batteria, percussioni.
Silver Apples (USA, New York) - Silver Apples
(1968). Quasi mezzo secolo ed è ancora un capolavoro vero. Uno dei primi album
elettronici (grazie a The Simeon, “meccanismo
organico composto da nove oscillatori e 86 controlli da manovrare con mani,
gomiti, ginocchia e piedi”), ma che non risente di alcun ingenuità pionieristica,
anzi: il canto e le percussioni di Taylor aggiungono un tocco catatonico e
straniante che garantisce la piena attualità dell’opera. Difficile valutarne la
carica rivoluzionaria vista la ridotta diffusione del debutto e del successivo Contact, ma gli va riconosciuta la
primogenitura, pur lasca, di alcuni generi, come il synth pop, il drum ‘n’ bass
o l’elettronica nichilista di New York, a partire dai Suicide. Dan Taylor,
voce, percussioni; Simeon Coxe, sintetizzatore.
Poveri Litter, un vasetto di terracotta tra due di ferro, e che ferro!
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