mercoledì 16 ottobre 2013

Sid Vicious - Sid sings (1979)


Neanche trenta minuti di musica, per così dire, undici canzoni undici live di cui nove rifacimenti, low fidelity davvero low: questo il meschino resoconto sonoro di uno dei più riconoscibili simboli del punk anglosassone.
Abbiamo già affermato, a proposito di Michelle Shocked, che un'esistenza borderline, vissuta sinceramente, influisce anche sulla considerazione estetica di un dato artista. Spesso, però, è proprio il dato biografico, nel caso di Vicious di sovrabbondante maledettismo, a prevaricare sulla valutazione della figura storica. Vogliamo essere esagerati e crudeli: cosa sarebbe Cobain senza lo spettacolare suicidio? Probabilmente un quarantaseienne che si trascina di palco in palco, imbolsito e sfiatato, riproducendo gli accordi del tempo che fu annegati nelle tracce del nuovo disco presentato fresco fresco su MTV e Rolling Stone... Meglio non pensarci.
Cosa sarebbe Vicious senza l'omicidio dell'amante groupie Nancy, le successive indagini, le intemperanze, l'overdose? Nulla. Le sue doti musicali, interpretative, compositive semplicemente non esistono. Rotten, che genio lo fu davvero, testimonia in tal senso. Di Vicious possiamo congetturare (lo dicemmo al riguardo di Darby Crash, uno parecchie volte meglio di lui, però) ciò che scoprì l'indagatore Gottfried Benn: "Genio è follia, genio è degenerazione ... La comunità culturale ... cerca questa circolazione di psicopatia e anomalie negative; essa forma ... la moderna mitologia fatta di ebbrezza e decadenza e tutto questo lo chiama genio".
Eppure, nonostante la plateale inconsistenza di Vicious, si è riusciti a farne il santino punk dell'Inghilterra ribelle e a strizzare da quella misera esperienza decine di album.
Per fortuna c'è il web e ci sono i volumi della serie Early British punk from A to Z!

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