NWW list vol. 33. Keith Tippett |
196. Opus Avantra (Italia) - Introspezione
(1974). Opus Avantra, ovvero l’opera a mezzo fra tradizione e avanguardia. Il
lied di Les plaisirs sont deux,
straniato dai recitativi, la filastrocca infantile di La marmellata, un monologo da teatro off, arie d’opera ingentilite
dai flauti e spezzate da controllate sfuriate progressive … Un pout-pourri ben
studiato e d’interessante eclettismo, specie nelle composizioni lunghe: manca,
tuttavia, come spesso accade alla coeva musica italiana alternativa, sia il melodismo
inarrivabile degli anglosassoni che la lucida follia dei continentali. Da
ascoltare comunque. Donella Del Monaco, voce; Enrico Professione, violino; Pieregidio
Spiller, violino; Alfredo Tisocco, tastiere; Luciano Tavella, flauto; Riccardo
Perraro, violoncello; Tony Esposito, percussioni; Pierdino Tisato, batteria.
197. Orchid Spangiafora (Stati Uniti) - Flee
past’s ape elf (1979). Undici collage concreti: dialoghi e spezzoni di
trasmissioni radiofoniche e televisive scomposti e riassemblati per mezzo di
reiterazioni, frantumazioni, esitazioni, in accordo a un gusto satirico che
nasce dallo snaturamento della fonte originale. Non per tutti, ovvio. Rob Carey
(è lui Orchid) li ideò e compose, ancora studente, nel 1974.
198. Out of Focus (Germania) - Four letter Monday afternoon (1972). Progressive/jazz piuttosto eclettico. Come spesso accade (è
inevitabile vista la pubblicità martellante di tutte le storie del rock) si è
portati a giudicare anche quest’album rilevando i manierismi e i richiami con i
correlativi e coevi gruppi d’estrazione anglosassone, Jethro Tull e Soft
Machine, ad esempio. Se riusciamo a far astrazione di tali ascendenze,
giudicheremo il disco per quello che è: una miscela intelligente e fascinosa di
timbri e sonorità anni Settanta (con un eccellente sezione fiati) che, pur
senza evidenti picchi, riesce lentamente a consegnarsi alla nostra ammirazione.
Da sentire. Moran Neumüller, voce, sassofono; Peter Dechant, voce, chitarra;
Remigius Drechsler, voce, chitarra, flauto, sassofono; Michael Thatcher,
tastiere; Hennes Hering, tastiere; Hermann Breuer, trombone; Jimmy Polivka,
tromba; Ingo Schmid-Neuhaus, sassofono; Stepen Wisheu, basso; Grand Roman
Langhans, bonghi; Klaus Spöri, batteria.
199. Ovary Lodge - Ovary Lodge
(1976). Avanguardia, jazz, improvvisazione. In Fragment #6 lo scatenamento degli interpreti, esacerbato dai
vocalizzi di Julie Tippets, segue il filone prevedibile dell’antiortodossia:
nell’eresia sappiamo cosa attenderci. Nell’iniziale Gentle one says hello affiora, invece, una vena inquietante alla
Ligeti che, in Communal travel
(17’42’’), si tinge di un obliquo esotismo grazie alla strumentazione
orientale. Da ascoltare. Keith Tippett, voce, tastiere, maracas; Julie Tippetts,
voce; Harry Miller, basso; Frank Perry, voce, flauto, percussioni
200. Tony Oxley (Gran Bretagna) - Tony
Oxley (1975). Improvvisazione pura anche per il batterista Oxley,
qui con il suo sestetto. Come accade per la registrazione di Tippet, la prima
traccia ci consegna una free form piuttosto prevedibile; gli altri brani si
assestano, invece, su un incedere sommesso, irto di un insistito tramestare. Fa eccezione il borborigmo di South east of Sheffield. Howard Riley, tastiere; Evan Parker, sassofono; Paul
Rutherford, trombone; Dave Holdsworth, tromba; Barry Guy, basso; Tony Oxley,
batteria.
201. Evan Parker & Paul Lytton (Gran Bretagna) - Collective calls (urban) (two microphones) (1972). Improvvisazione jazz? Macché, devoluzione jazz. Parker
suona il sassofono, forse il flauto, e sfiata in altri strumenti non
immediatamente identificabili traendo ghiribizzi da camera imbottita; Lytton
percuote il percuotibile a completamento d’uno scalpiccìo sonoro fitto di cocci
e frantumaglie. Da ascoltare subito. Non in sequenza coi due precedenti di Ovary e
Oxley, opere affini a Collective calls:
ne uscireste, infatti, paghi d’eccentricità, ma stremati. Evan Parker,
sassofono, flauti; Paul Lytton, percussioni.
Thankyou for this continuing & epic project. Amazing stuff.
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