venerdì 17 gennaio 2014

Creedence Clearwater Revival - The very best of Creedence Clearwater Revival (1999)



Questo post non era previsto. Reduce da quattro ore di Oren Ambarchi, me ne stavo immerso nel traffico metropolitano, riposante come un mormorio di fonte new age, quando, da un barattolo di latta semovente, di quelli creati ad arte per immobilizzarti nel traffico metropolitano suddetto, ho colto uno sferragliare antico: Sweet hitch-hiker.
Niente, è impossibile resistere allo strumming dei fratelli Fogerty.
Come una partoriente bizzosa mi è presa voglia dei CCR: ed eccoli qui. Li ho ascoltati a rotazione tutto il giorno. Ricordi, ovvio. E ricordi di film impressi a fuoco nell'immaginario, Suzie Q e Apocalypse now, Bad moon rising e Un lupo mannaro americano a Londra. E Il grande Lebowski: il finissimo intenditore (e superbo fancazzista) Drugo Lebowski è un appassionato di CCR.
Dopo decenni di ascolti devo ancora decidere di cosa siano intessute le canzoni dei californiani.
Ideologia antibellica senza se e senza ma? Purezza rock? Incedere sanguigno? Screziature blues? Sane rudezze country? Nostalgia di un'età dell'innocenza irrimediabilmente persa (quella che ingigantisce il surf rock e i tappeti sonori della provincia profonda alle orecchie dell'americano medio)?
L'ultima interpretazione è quella che mi convince di più.
Sta accadendo anche a noi, fra l'altro. Cos'è questa nostalgia canaglia per i Sessanta e i Settanta se non il rimpianto per un'Italia che non c'è più e che vorremmo disperatamente indietro?
Con il suo carico di dolore e passione.
Ma dove sono le nevi di un tempo?

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