Leggo oggi, nell’edizione online de La Stampa: “L’ascolto di musica come l’heavy metal può mettere i giovani a rischio ansia, depressione e suicidio. Lo studio”. E sotto il titolo, l’incipit idiota dell’articolo:”Senza essere degli scienziati, e se possediamo un buon orecchio musicale, a nostro avviso non ci vuole molto a capire che l’heavy metal – che qualcuno chiama “musica” – non è proprio il prodotto di un’armonia di note. Va da sé che suoni disarmonici non possano essere armonizzanti e, di conseguenza, agire anche sulla mente e l’equilibrio di chi li ascolta”.
Disse
Gadda: “Io stupiva”. E poi la diarrea new age: “Tutto è vibrazione
nell’Universo e noi, che ci stiamo dentro, non siamo da meno. La conseguenza è
che siamo influenzati dalle vibrazioni, chi più chi meno, giovani o adulti che
sia. Tuttavia, in questo caso, i maggiori fruitori di questo tipo di “musica”
sono proprio i giovani, i quali, secondo un nuovo studio, sono a rischio
depressione, ansia e possibile suicidio”.
Poi
si dà voce alla ricercatrice di tale studio autorevolissimo,
così autorevole da aver richiamato l’attenzione dell’altrettanto autorevole (e bennato) quotidiano La Stampa: nientepopodimeno che la dottoressa Katrina McFerran, dell'Università di
Melbourne, ameno continente sito alle nostre antilopi, come scriverebbe Flaiano; ecco
cosa afferma la luminare: “I giovani a rischio di depressione è più probabile che
ascoltino la musica, in particolare l’heavy metal, in modo negativo … Esempi
di questa tendenza li abbiamo quando qualcuno ascolta la stessa canzone o un
album di heavy metal più e più volte e non ascolta altro. Lo fa per isolarsi o
per fuggire dalla realtà. Se questo comportamento continua per un certo periodo
di tempo, allora potrebbe indicare che il giovane soffre di depressione o
ansia, e nella peggiore delle ipotesi, potrebbe suggerire tendenze suicide”.
Ragion
per cui, continua l’articolessa, “ … la scienziata sta cercando di sviluppare
un modello d’intervento precoce che possa essere integrato nelle scuole in modo
da avere un impatto positivo prima che i problemi comportamentali si
verifichino … nel frattempo, i genitori dovrebbero interessarsi riguardo al
tipo di musica che i loro figli ascoltano e porre loro delle domande”.
Infine
la chiusa, che mi fa disperare non solo dell’Italia (e dell’Australia), ma di quel
barlume di sostrato logico che dovrebbe tenere insieme l’universo: “I ragazzi
di oggi sono esposti a molti potenziali pericoli, e anche la musica può essere
un fattore di rischio. Cerchiamo allora di fare in modo che, al contrario, sia
un fattore di positività: la buona musica non manca, quello che forse manca è
l’educazione all’ascolto e al discernimento”.
Tempo
fa lessi di quest’altra rigorosa ricerca accademica: “Chi cura l’igiene dei
denti vive più a lungo”.
Capito?
No, dico, avete capito?
Non
sarà invece che chi è povero, e non ha migliaia di euri per otturazioni,
sbiancature, ponti ed estrazioni campa meno di chi, invece, quei soldi li ha? E li ha non
solo per i denti, ovvio, ma per campare bene, e , quindi, campare più a lungo.
Ultimamente
ne ho letta un’altra: il batterio della carie provoca il cancro all’intestino. Fantastica.
Sublime. Anche qui: non sarà che chi ha i denti guasti ha, in media, un ISEE o 730 o
dichiarazione reddituale che non gli permette di ingurgitare cibo di buona
qualità, ma solo junk food (ricco di coloranti, additivi, zuccheri e carente di
proteine e fibre: una bazza per la carie) e, per questo, ha un metabolismo un
pochino diverso da chi si approvvigiona di delicatessen?
Ma
questa dell’heavy metal, in pieno 2014 … Ancora, dopo decenni … Causa per effetto, effetto per causa: non sarà che è la società a essere depressiva, ansiogena, autistica e allora ...
Basta. Ora ne ho la conferma: Dio non esiste. Non esiste una ragione, un logos, una
dialettica, un senso; non esiste il cosmo. Solo una poltiglia materiale che
obbedisce all’imperio di Azathoth, il demiurgo cieco e idiota che si agita folle al
centro della totalità gorgogliando bavoso al suono di flauti e sistri
abominevoli; e forse heavy metal.
Fra
i liquami di questa orgia dell’irrazionale, lo scarto della creazione: l’uomo.
Non
ho altre spiegazioni.
Siamo arrivati alla fine: i Devo avevano ragione. Non immaginavo, però, che il declino della ragione fosse così rapido.
Siamo arrivati alla fine: i Devo avevano ragione. Non immaginavo, però, che il declino della ragione fosse così rapido.
Nell'attesa dell'ineluttabile voglio rintronarmi sino all’abbrutimento coi primi due album degli
Electric Wizard.
Sino alla perdita di senso, all'estasi da sfinimento, alla depressione, all'ansia indicibile, all'annientamento della speranza, al suicidio.
Abominevole.
RispondiEliminaNon ho altre parole.
Ma chi te lo fa fare di leggere certe cose, però?
Navigando, si incoccia in queste cose ...
RispondiEliminaSenza volere. Non leggo giornali da decenni.
Grande! Pero' io dubito che siamo alla fine... ci sono ancora habitat ed ecosistemi culturali da demolire, abbattere, censurare. C' e' qualche sparuta minoranza da zittire (e non sono certo i forconi).
RispondiEliminaNon e' la fine...ma non so se sia un bene o un'ulteriore agonia....
Come scrisse Junger, il 98% ha bisogno del 2% di dissidenza per legittimarsi.
RispondiEliminaTerranno qualcuno a sbraitare, ma la democrazia, di fatto, e finita.
Non vedi quante autocensure, quante stupidaggini, quanti argomenti tabu?
E poi il cretinismo politicamente corretto ... Una peste ...
Va bene, i giornali, quotidiani principalmente ma non solo, scrivono somme stronzate qualsivoglia argomento riguardi lo scibile umano. Non per niente è da anni che mi rifiuto categoricamente di comprare quotidiani.
RispondiEliminaPremesso tutto ciò però, senza appellarmi a teorie (pseudo)scientifiche e accollandomi tutte le responsabilità del caso, affermo che l'heavy metal è pura merda.
E ora sputatemi pure addosso.... :-)
Qui non è in gioco la validità artistica di un genere musicale (personalmente il 90% di tutto ciò che viene prodotto dovrebbe passare direttamente al cestino).
EliminaQui abbiamo, in una rubrica che dovrebbe inclinare alla scientificità, in uno dei più importanti giornali italiani, due tizi che affermano che un genere musicale istiga alla depressione e al suicidio.
Su quali basi? Fisiche (vibrazioni dannose)? Ideologiche (testi brutali)?
Il politicamente corretto sta distruggendo l'arte. Cosa dovremmo sentire? Mika? Michael Bublé?
E siamo nel 2014.
In un giornale della borghesia illuminata.
Poi ci lamentiamo se in Italia il brano più amato è I Watussi o Piccolo grande amore.