NWW list vol. 30. Mythos |
Indice generale/General index
177. Moving Gelatine Plates (Francia) - Moving Gelatine
Plates (1971). Progressive
purissimo sbilanciato sul versante anglosassone, a mezzo fra Soft Machine e
Henry Cow. Grande padronanza dei mezzi tecnici nonostante la giovanissima età
(Thibault e Bertam erano sui vent’anni) e una bella fluidità che, però, non
desta mai vere sorprese. Da ascoltare comunque. Didier Thibault, voce, basso,
chitarra; Gérard Bertram, voce, chitarra; Maurice Helmlinger, tastiere,
tromba,sassofono, flauto; Gérard Pons, percussioni; Jack-Henry Robert, nastri
preregistrati; Jean-Claude Boufferait, nastri preregistrati.
178. Fritz Müller Rock (Germania) - Fritz Müller Rock (1977). Rock ‘n’ roll fuori tempo massimo
declinato secondo un certo tono sguaiato e fuori le righe. La coda del disco
risveglia l’interesse con Ich Stehe Morgens, l’inaspettata Fritz Müller Traum
(nove minuti di musica concreta e marcette inopinate) e I don’t understand it,
una canzoncina ai limiti del punk che sarebbe piaciuta a Lou Reed. Eberhard
Kranemann (Fritz Müller), voce, chitarra, basso, violoncello, sassofono,
clarinetto, tastiere, effetti elettronici; Egon Stüwe, chitarra, cori; Norbert
Foltynowicz, tastiere, tromba, accordion, cori; Oliver Petry, tastiere, cori
Dirk Fleck, basso, cori; Marvin Dillmann, didgeridoo; Peter A. Schmidt,
batteria, cori; Rüdiger Braune, batteria, cori; Marianne Green, voce.
179. (Thierry Müller) Ilitch (Francia) - Periodik mindtrouble (1978). La traccia omonima (25’25), in cui domina
l’organo, dopo alcuni rovesci iniziali, si sintonizza su un ipnotico raga
minimale memore, ovviamente, di Terry Riley. Le Ballades urbaines (in
tre momenti, per un totale di venticinque minuti) sono studi per chitarra e
nastri preregistrati in cui i radi accordi risultano tanto più perturbanti
poiché prendono corpo da un fondo silente e spettrale. Ottime anche le
dodici Innerfilmsequences, dove la chitarra fraseggia con bordoni
di tastiere (l’harmonium: Nico è dietro l’angolo) e litanie di percussioni. Da
ascoltare subito.
180. Musica Elettronica Viva (Stati
Uniti/Francia) - Leave the city (1970). Ensemble
internazionale (formato a Roma, nel 1966) che include alcuni grandi nomi della
sperimentazione come Alvin Curran, Teitelbaum, Steve Lacy. Leave the
city si compone di due tracce elettroacustiche (Message,
22’32’’ e Cosmic communion, 22’29’’) che risentono di espliciti
influssi orientali. Il primo è un disteso OM, il secondo un raga che vira su un
versante cosmico più inquieto. Incombono gli influssi di John Cage con cui i
Nostri si esibirono nel 1967. Da ascoltare. Alvin Curran, Richard Teitelbaum,
Frederic Rzewski, Allan Bryant, Ivan Vandor, Jon Phetteplace, Steve Lacy,
Garrett List, Franco Cataldi, Gunther Carius.
181. Music Improvisation Company (Gran Bretagna) - The Music
Improvisation Company (1970). Noise
e improvvisazione allo stato puro, ma derubricati ad un tappeto sonoro quasi
sempre sommesso, fitto di aborti di chitarra, spetezzi di sassofono, accenni di
percussione. Per tre quarti d’ora camminerete su un pulviscolo di vetri
spezzati. Per orecchie allenate. Derek Bailey, chitarra; Evan Parker,
sassofono, autoharp elettrico; Hugh Davies, tastiere, effetti elettronici;
Jamie Muir, percussioni.
182. Mythos (Germania) - Mythos (1972). Notevole esempio di psichedelia irriducibilmente anni Settanta. A parte l’inizio, Mythoett, l’iniziale tributo a Händel, l’album si compone di due suite. La prima, Oriental journey/Hero’s death (18’03), grazie all’uso del sitar, sconfina nei dilatati territori etnici à la Popol Vuh; la seconda, Enciclopedya Terra (17’42), è una prevedibile, ma gustosa miscela di suggestioni Pink Floyd e Amon Düül. Stephan Kaske, voce, chitarra, sitar, tastiere, flauto; Harald Weisse, chitarra, basso; Thomas Hildebrand, batteria, percussioni.
182. Mythos (Germania) - Mythos (1972). Notevole esempio di psichedelia irriducibilmente anni Settanta. A parte l’inizio, Mythoett, l’iniziale tributo a Händel, l’album si compone di due suite. La prima, Oriental journey/Hero’s death (18’03), grazie all’uso del sitar, sconfina nei dilatati territori etnici à la Popol Vuh; la seconda, Enciclopedya Terra (17’42), è una prevedibile, ma gustosa miscela di suggestioni Pink Floyd e Amon Düül. Stephan Kaske, voce, chitarra, sitar, tastiere, flauto; Harald Weisse, chitarra, basso; Thomas Hildebrand, batteria, percussioni.
Thank you! Love this series!
RispondiEliminaI also love the Nurse with Wound list series! Thanks! John
RispondiEliminaSegnalo per quanto riguarda il disco dei MEV questa nota trovata in rete: Alvin Curran most probably refers to this record when he states that "a couple of French kids [which] we just took [...] in [the group] actually stole the name of the group and put out their own record" ("Live in Roma", ed. Daniela Margoni Tortora, Die Schachtel, 2010, pp. 156-157).
RispondiEliminaInteressante, grazie.
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