giovedì 8 agosto 2013

Julian Cope - Japrocksampler vol. 7 (Rallizes Dénudés 1^ parte/Rallizes Dénudés 2^ parte/Gedo/J. A. Caesar)


31. Rallizes Dénudés - December’s black children (live 13.12.1980 (1980). Abbiamo già incontrato i Rallizes col loro classico Live ’77. Se avete ascoltato quello, non avete bisogno di spiegazioni: questo bootleg è una riconferma, ciclopica, del modo di intendere il mondo sonoro da parte dell’eccentrico leader e chitarrista Takashi Mizutani. Sezione ritmica inchiodata a fare da bordone ad un’orgia continuata di feedback e distorsioni. I titoli dicono poco: uno qualsiasi dei nove pezzi contenuti in December’s è stato replicato centinaia di volte nell’alluvionale produzione di bootleg lo-fi a loro nome; sempre in modo diverso, però, che l’essenza del brano conta meno rispetto al groviglio elettrico ordito proditoriamente da questi terroristi. Mizutani non è Haino, ma un orecchio bisogna buttarcelo sempre.

30. Gedo - Gedo (1974). Piccolo capolavoro dell’hard rock anni Settanta, orchestrato, come sempre in terra nipponica, con fermo sprezzo della pulizia sonora. Aggressivo, sporco, diretto, il trio di Osaka porta avanti, al netto di qualsiasi crossover e intellettualismo, la più schietta manifestazione del rock duro dei primi anni Settanta. Se li avesse prodotti Tony Visconti sarebbero stati un gruppo culto della scena minore inglese, invece ... Da ascoltare. Hideto Kano, voce, chitarra; Masayuki Aoki, voce, basso; Ryoichi Nakano, voce, batteria, tastiere.

29. J. A. Caesar - Shin toku maru (1978). Abbiamo già conosciuto Caesar nella recensione su Jashumon. Shin toku maru (Veleno, corpo, circolo) è la colonna sonora dell’omonima pièce teatrale di Tenjo Sajiki. Un ragazzo, orfano della madre, viene duramente maltrattato dalla matrigna e dal padre. Fugge. Ritornerà per prendersi la sua vendetta in panni femminili: quelli della madre morta. Nonostante l’impianto teatrale prevarichi  in parte sulla struttura del disco, quest’ultimo rimane altamente godibile. Alcuni hanno parlato, giustamente, di toni zeuhl; a tratti, infatti, l’andamento marziale e le vocalità perturbanti rimandano al progressive transalpino (la seconda parte di Wara-ningyou no noroi). Da ascoltare.

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