NWW list vol. 29. Mothers of invention |
171. Min Bul (Norvegia) - Min Bul (1970). Uno dei lavori migliori del grande chitarrista Terje Rypdal (già con Lester Bowie), che qui si cimenta anche col sassofono. Il distillato, eccellente, è un jazz-rock d’avanguardia poderosamente variegato, dal noise (Ved Soveratn), ad inflessioni più classiche (Notteliten) sino a pieni toni rock (il bellissimo assolo di Champagne of course). I compagni di strada sono all’altezza. Da ascoltare, ovviamente. Terje Rypdal, chitarra, sassofono; Bjørnar Andresen, basso; Espen Rud, batteria.
172. Mnemonists (Stati Uniti) - Horde (1981). Accolita geniale e semisconosciuta (originaria del Colorado) che, in pochi anni, dal 1979 al 1983, ha sfornato un’irresistibile serie di colonne sonore per disturbati mentali. Violini ominosi (The undergrowth), fiati impazziti, frastuoni magmatici (Puncture) amplificati dalle distorsioni di chitarra e da spetezzi elettronici (Horde): Madamina, il catalogo, imperdibile, è questo. Randy Yeates, voce; Torger Hougen, voce; William Sharp, voce, tastiere, clarinetto; Steve Scholbe, chitarra, sassofono, clarinetto; Mark Derbyshire, elettronica, violoncello, ciaramella, cromorno; Sara Thompson, tastiere, basso;
173. Blue Effect & Jazz Q Praha (Cecoslovacchia) - Coniunctio (1970). Noti in patria come M. Efekt o Modrý Efekt (li abbiamo già esaminati nel post sui Settanta cecoslovacchi), i Blue Effect distillarono, sin dalla fondazione, nel 1968, un ottimo progressive che, qui, viene ibridato dal combo jazz di Martin Kratochvíl. Il risultato è un impasto fra blues e jazz strutturato secondo gli schemi del prog più colto del periodo. Il tour de force Coniuntio I (19’15’’) è un superclassico. Jirí Stivín è anche eccellente interprete della musica medioevale e rinascimentale-barocca. Radim Hladík, chitarra; Jirí Stivín, sassofono, flauto; Martin Kratochvíl, tastiere, tromba; Jirí Kozel, basso; Jirí Pellant, contrabbasso; Vlado Cech, batteria; Milan Vitoch, batteria.
174. Moolah (Stati Uniti) - Woe ye demons possessed (1974). Gruppo sconosciuto, capolavoro riconosciuto. Situato fra psichedelia e krautrock, il disco, si compone di sei pezzi strumentali assolutamente evocativi, paragonabili, in terra americana, al Bobby Beausoleil di Lucifer rising. Vociferazioni ctonie, tastiere acide, percussioni velvettiane. Un'esplorazione esoterica; e la copertina, peraltro, parla chiaro: il moniker Moolah è stampigliato sulla piramide massonica dello stemma degli Stati Uniti (e sul retro del dollaro, che è la stessa cosa). Da ascoltare subito. Walter Burns, voce, elelttronica; Maurice Roberson, elettronica, strumenti vari.
175. Anthony Moore (Gran Bretagna) - Pieces from the cloudland ballroom (1971). Già fondatore degli Slapp Happy, Moore si discosta dalle origini e colleziona tre pezzi di impervia fruizione, ma di sicuro fascino. Se Mu na h-uile ni a shaoileas è più rilassato, A.B.C.D. gol'fish già gode dell’ipnotica attrattiva della reiterazione. Ma è la traccia iniziale (Jam jem jim jom jum, 21’23’’), un vertiginoso intersecarsi di tre bordoni vocali (ritmati liturgicamente) a caratterizzare un gioiellino dell’avanguardia minimale; è della partita anche Werner Diermeier dei Faust, che, nel 1973, realizzerà con Tony Conrad in Outside the Dream Syndicate, altro caposaldo della minimal music. Anthony Moore; Ulf Kenklies, voce; Glyn Davenport, voce; Gieske Hof-Helmers, voce; Werner 'Zappa' Diermeier.
176. Mothers of Invention (Stati Uniti) - Freak out! (1966). Quasi mezzo secolo di vita. Inutile dilungarsi etc etc. Anni Cinquanta doo-wop, accenni d’attualità (Trouble every day), sberleffi alla classe media americana, influenze assimilate del maestro Edgar Varèse. A distanza di decenni e di centinaia di ascolti Help I’m a rock rimane quella che è, un capolavoro assoluto. E il resto pure. Frank Zappa, voce, chitarra; Ray Collins, voce, armonica, percussioni; Elliot Ingber, chitarra; Roy Estrada, voce, basso; Jim Black, batteria.
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