lunedì 14 gennaio 2013

MC5 - '66 breakout (1999; recordings 1965-1966)/Babes in arms (1983)


Nel recente telefilm Boss, ambientato nella Chicago d'oggi (e trasmesso a casaccio dai Rai3), vengono evocati, indirettamente, i disordini di Newark e Detroit, del Luglio 1967; nella finzione la rivolta è innescata da un immane processo di gentrificazione, ovvero da una cacciata di massa della popolazione nera da un quartiere periferico in vista di una riqualificazione della stessa area (con annesso casinò, edilizia residenziale, aeroporto ...). Una speculazione da manuale del turbocapitalismo attuale, avido di tangenti e bramoso di un riassetto sociale ormai pensato in funzione di una sempre meno blanda plutocrazia. Nel telefilm i riots, di breve respiro e guidati da una parte politica assai poco disinteressata, si risolvono nel nulla e con un solo morto - morto, peraltro, debitamente strumentalizzato dal sindaco Tom Kane, assassino e manipolatore (forse un omaggio al Citizen Kane di Orson Welles). Nel 1967, fra Newark e Detroit, furono circa settanta le vittime ufficiali (più di cento per le fonti indipendenti); la finzione televisiva, insomma, coglie un punto preciso dell'evoluzione della lotta urbana, a favore, ad esempio, dell'edilizia popolare e dell'allargamento degli spazi pubblici: il martellamento pubblicitario che criminalizza ogni dissonanza (i ridicoli inni alla coesione sociale, allo smorzare i toni, alla concertazione etc etc) ha evidentemente partorito generazioni ormai sazie delle proprie sconfitte e pronte a recarsi al macello senza sospettare alternative. La vittoria delle vittorie per i Tom Kane mondiali. Nel 1967, nel Michigan, tale operazione di snervamento mediatico non era stata affinata; i sentimenti prevalevano sul sentimentalismo (ovvero sulla recitazione indotta degli stessi); la pressione di casta (operata politicamente e militarmente) veniva percepita come innaturale e insopportabile (innaturale poiché in contrasto immediato coi diritti congeniti all'uomo). In tale liquido in ebollizione guazzavano cinque splendidi canaglioni, Rob Tyner, voce; Fred Smith, chitarra; Wayne Kramer, chitarra; Michael Davis, basso; Dennis Thompson, batteria: MC5.
Come si è notato a proposito dei New York Dolls l'esistenza in America è più aspra e conflittuale; genera arte, ma esige un dazio pesante: tre quinti, infatti, son passati a peggior vita, Tyner nel 1991 a neanche 47 anni; Smith nel 1994 a 45; Davis nel 2012 a 69 (praticamente un Matusalemme).
Le registrazioni di Babes in arms sono versioni alternative o b-sides; quelle di '66 breakout mostrano i Nostri che giocherellano con fiaccole blues (cover di Van Morrison, James Brown, Big Joe Williams), in attesa di appiccare incendi di più vasta portata.
Buon ascolto.  

5 commenti:

  1. Questo che hai scritto è VERAMENTE un bel pezzo, molto apprezzato.
    Poi gli MC5, ma vabbè...quelli lo sappiamo che sono fantastici!

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    1. Grazie. Comunque in America c'è ancora molto underground da riscoprire, a parte i padri nobili.

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    2. Senza dubbio... dopo tutto è stato (è) un mercato talmente enorme!
      Pensa tra 50 anni i nuovi Vlad e Evil Monkey che dovranno imparare il cinese per scoprire quel rock underground che magari sta fiorendo proprio adesso senza che nessuno se ne accorga!))

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  2. Sante parole Vlad!
    Abbiamo provato negli anni settanta a portare la "fantasia al potere": ci siamo fatti fregare quando abbiamo creduto che tale lotta doveva condurla la politica, quella che ha fatto il compromesso "storico-economico" (dove mangia uno, mangiano anche due!).
    Quel compromesso dura ancora oggi!

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  3. A metà Settanta il punto di svolta. Ci hanno stritolato.
    Abbiamo perso tutta la nostra umanità, la nostra storia, in cambio di un piatto di lenticchie. Parlo dei diritti civili conseguiti dopo un secolo, ma anche di un patrimonio millenario spirituale ormai praticamente disperso.
    La cosa da ridere è che ora rivogliono indietro anche le lenticchie (con gli interessi).

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