NWW list vol. 21. Guru Guru |
121. Friedrich Gulda (Austria) - Gegenwart (1976). Pianista eccezionale (specializzato nel repertorio beethoveniano; non gli furono indifferenti sassofono e flauto; fu anche cantante sotto lo pseudonimo Albert Golowin) ed insofferente all’accademia, Gulda fu instancabile miscelatore di classica e jazz (assieme a Chick Corea, Joe Zawinul, Herbie Hancock, Cecil Taylor). Non solo, ma la sua eclettica vena libertaria lo rese permeabile ad ambiti più rock, come si può rilevare nelle famose variazioni di Light my fire (una potete gustarla qui). Gegenwart riunisce sei improvvisazioni (tre giocate assieme alla percussionista Ursula Anders), in cui si esibisce al pianoforte e al clavicordo.
122. Guru Guru (Germania) - UFO (1970). L’hard di marca anglosassone (Black Sabbath o il David Bowie di The man who sold the world, tra i tanti), dilavato dalla patina melodica, dalle fioriture posticce e distorto secondo direttive psichedeliche note soltanto ai tre geniacci coinvolti. Dopo più di quarant’anni rimane un capolavoro in cui l’elettricità pare scaturire direttamente da crepacci inferi. Ottimo per resettare i padiglioni e rinsaldare la fiducia nel rock. Storica Der LSD marsch, ma Stone in è davvero una roccia atemporale. Ax Genrich, chitarra; Uli Trepte, basso; Mani Neumeier, voce, batteria.
123. Hairy Chapter (Germania) - Can’t get through (1971). Hard rock senza tentennamenti: costante tensione, accenni zeppeliniani (consapevoli), trascinanti ed infuocate sessioni per sei corde e un guitar hero che, lo ammetto, ho colpevolemente dimenticato d’inserire nella serie Fools & villains (ma compare nell'Hardrocksampler). Chiediamo scusa a Meister Harry Unte. Più sfacciatamente rock and roll dei Guru Guru, ma da ascoltare, subito. Harry Unte, voce, chitarra; Harry Titlbach, chitarra; Heinz Schachtner, tromba; Rudolf Oldenburg, basso; Heinz Greven, contrabbasso; Ulrich Hübinger, armonica, percussioni; Werner Faus, batteria; Rudi Haubold, batteria.
124. Hampton Grease Band (USA) - Music to eat (1971). Album eccezionale quanto misconosciuto in cui convivono l’anima del Southern rock (con gl’intricati fraseggi chitarristici, come nell’iniziale Halifax), bozzetti zappiani (Maria), ascendenze vocali beefheartiane e tirate à la John Cipollina (il finale della strepitosa Evans). Una godibile brezza anarchica, a maggior gloria, sfiora le forme di questo monumento sonoro. Bruce Hampton, voce, tromba; Harold Kelling, voce, chitarra; Glenn Phillips, chitarra, sassofono; Mike Holbrook, basso; Jerry Fields, voce, percussioni.
125. Pierre Henry (Francia) - Le voyage (d'apres le Livre des Morts Tibétain) (1967; recordings 1963). Uno dei grandi protagonisti della musica concreta (di cui abbiamo già investigato l’opera, cfr. Pierre Henry I e Pierre Henry II), che qui ricrea le atmosfere del libro cardine del buddismo tibetano (su cui ci siamo soffermati nel post Transmigration dei Voice of Eye). Da ascoltare, ovviamente.
126. Henry Cow (Gran Bretagna/Germania) - Concerts (1976). Qui c’è poco da dire: è il resoconto sonoro di alcuni concerti tenuti in Europa: Londra, Groningen, Oslo, Udine (oltre alla sessione BBC registrata il 5 Agosto 1975, già esaminata qui). In Bad alchemy e Little red riding hood hits the road c’è Robert Wyatt alla voce. Un capolavoro, ovviamente. Greaves (assieme a Blegvad) licenzierà l’anno seguente l’ottimo Kew.Rhone. (NWW115). Dagmar Krause, voce; Fred Frith, chitarra, tastiere; Lindsay Cooper, contrabbasso, flauto, oboe; Tim Hodgkinson, tastiere, Clarinetto, sassofono; John Greaves, voce, basso, tastiere; Chris Cutler, batteria.
Henry Cow veramente prezioso e imperdibile, grazie
RispondiEliminaGreat works, but those are already unavailable. Could you be kind to re-up if possible ?
RispondiEliminaGrazie Mille :))
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