mercoledì 5 dicembre 2012

Francesco Landini - Love ballads of the late Italian Middle Age plus Italian, English and French texts


Francesco Landini nacque a Fiesole, probabilmente nel 1325, a quattro anni dalla morte di Dante Alighieri.  Nonostante la sua precoce cecità (dovuta al vaiolo) egli divenne un virtuoso dell’organo e il miglior rappresentante di ciò che venne definita ars nova, ovvero la nuova arte polifonica italiana (nata sulla scia di quella francese, già fiorente), estranea alla liturgia sacra ed espressione d’una sensibilità cortese, e già proiettata oltre la dicotomia Chiesa-Impero del pieno Medioevo.
La sua fama fu grande presso i contemporanei, non solo come esecutore d’eccellenza e compositore; compose versi contro la corruzione della gioventù fiorentina e un poema in esametri latini in onore del filosofo Guglielmo di Ockam; progettò di persona alcuni strumenti, tra cui la syrena, combinazione fra un liuto e un ‘mezzo cannone’, ovvero un tipo di salterio italiano; ideò la quasi totalità dei propri testi in cui ritroviamo echeggiamenti di Dante e Petrarca, oltre a quelle degli stilnovisti più eminenti: Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Franco Alfani, Guido Guinizelli, Matteo Frescobaldi, Rustico di Filippo, Giovanni Boccaccio e, ovviamente, Guido Cavalcanti, l’autore di Donna me prega, la più spettacolare canzone filosofica della letteratura italiana. Possiamo considerarlo, quindi, un intellettuale completo, permeabile alla insuperata fioritura artistica del tardo Medioevo.
Egli lasciò, oltre a vari frammenti, 12 madrigali, 1 caccia, 1 virelai e 140 ballate, quasi tutti tramandati tramite due codice manoscritti, il Mediceo Palatino 87 (Cod. Squarcialupi) e il Panciatichiano 26 (Cod. Panciatichi).
Il madrigale, nella versione strofica medioevale, a due o tre voci, “è di norma composto da un numero variabile di terzetti di endecasillabi e settenari, con rime differentemente assortite, seguiti da un distico di chiusura a rima baciata”*. Ecco un esempio musicato da Giovanni da Cascia:

Abraçami cor mio
baxami e po va via
che dal ciloso sentita non sia.
Çentil anema e bella
come poss’io partire
chi tegno in braço tuti i miei disiri.
Se non te parti amor serò morta.
Vita mia dolce, et io te farò schorta.

La caccia “consiste nella libera successione di versi che pure si chiudono con un ritornello, costituito da un distico a rima baciata, conclusivo e chiarificatore dell’azione narrata”. È incerto se il nome derivi dalla vivace descrizione di scene cinegetiche o dalla struttura contrappuntistica della composizione in cui una voce 'fugge' ed è inseguita, dopo determinati intervalli, come in una caccia, da una o più voci che ne ripetono lo schema armonico.

Così pensoso com’Amor mi guida
Per la verde rivera passo passo
Senti’: ‘ Leva quel sasso!’
'Ve’ ‘l granchio, ve’’- Ve’ ‘l pesce, piglia piglia’.
‘Quest’è gran maraviglia’
Cominciò Isabella con istrida:
‘Omé omé!’ Che hai? Che hai?’
‘I’ son morsa nel dito’
‘O Lisa il pesce fugge’.
‘I’ l’ho, i’ l’ho: l’Ermellina l’ha preso’
‘Tiel ben tiel ben. Quest’è bella peschiera’
Intanto giunsi a l’amorosa schiera
Dove vaghe trova’ donne ed amanti
Che m’accolson a lor con be’ sembianti.

Il virelai, di derivazione oïl, fu un componimento monodico, strutturato in stanze (a loro volta divise in refrain, strofa e volta), assimilato in Italia alla ballata. E fu proprio la ballata la forma in cui Landini trasfuse il proprio genio.
Di derivazione provenzale (e quindi, forse, mozarabica), la ballata si struttura in tal modo:

1 Donna s’i’t’ho fallito
2 O altr’amor che ‘l tuo seguir consento,  
3 Son di morir per le tue man contento.

4 Ma s’i’ ti porto e t’ho portato fede
5 E sempre il tuo volere
6 Seguito più che ’l mio, come tu sai,

7 Perch’a diletto mi fai ognor dolere,
8 Vegendo tuo merzede
9 Mancar nel viso bel che tolto m’hai

10 Vuo’ tu, perch’io t’amai
11 e tanto t’amo ch’altro ben non sento,
12 tener la vita mia in tal tormento?

13 Donna s’i’t’ho fallito
14 O altr’amor che ‘l tuo seguir consento,
15 Son di morir per le tue man contento.

Struttura principale: stanza (versi dal 4 al 12) e ripresa (o ritornello; versi 1-3 e 13-15).
Struttura secondaria: la stanza si divide in fronte (versi dal 4 al 9) e volta (o sirma; versi 10-12)
Struttura terziaria: la fronte è divisa in due piedi (o mutazioni) eguali (versi 4-6 e 7-9).
Se la ripresa o ritornello è di quattro versi abbiamo la ballata grande; se di tre la ballata mezzana (tipica del Landini); se di due la ballata minore; se d’un solo verso la ballata piccola; se d’un verso minore dell’endecasillabo (un settenario) abbiamo la ballata minima.
La forma musicale è bipartita: la prima melodia accompagna la ripresa e la volta; la seconda melodia le mutazioni (e, quindi, l'intera fronte).
Impossibile non ammirare la composta semplicità e la grazia incantata di queste creazioni, proprie di un cosmo ordinato e sereno; capolavori musicali, e letterari, di un'età dell'oro italiana ormai irrecuperabile.

* Tutte le citazioni provengono dal bel libro di Alessandra Fiori, Francesco Landini, 2004.

Nessun commento:

Posta un commento