NWW list vol. 15. Eiliff |
84. Philippe Doray (& Les Asociaux Associés) (Francia) - Ramasse-miettes nucléaires (1977). Disco che ondeggia fra elettronica minimale (Ramasse, Miettes, Nucléaires) dovute al solo Doray e accensioni rock quasi canoniche (Secoue le Flipeur, Fin de semaine). Philippe Doray, voce, tastiere; Jacques Cordeau, chitarra; Gérard Morel, basso; Jacques Staub, tastiere; La Fanfare De La Crique, sassofoni, tromba, armonica; Olivier Pedron, batteria; Anne-Marie Chagnaud, cori; Sandrine Fontaine, cori; M’ahmed Loucif, cori; Claude Derambure, voce, cori.
85. Roger Doyle (EIRE) - Oizzo no (1975)/Thalia (1978). Studente girovago (dapprima in Irlanda, poi in Olanda e Finlandia) e fondatore della compagnia Operating Theatre, riuscì a miscelare elettronica (soprattutto in Thalia, suo capolavoro) ed elementi acustici, spesso tratti dal folclore della sua terra (Ceol sidhe). Oizzo no è dublinese per I don't know.
86. Jean Dubuffet (Francia) - Musique brut (1961). Lavoro storico del pittore e scultore Dubuffet, che ebbe a coniare e definire anche il termine art brut (arte grezza): "L'arte grezza designa lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto (argomenti, scelta dei materiali messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scritture ...) dal loro profondo e non stereotipi dell'arte classica o dell'arte di moda". Improvvisazione purissima ed immediata, propria dei bambini o dei pazzi, il cui scopo (come il bruitismo dei Futuristi) è quello di bruciare ogni legge accademica pregressa.
87. Dzyan (Germania) - Electric silence (1974). Poteva il supervisore Dieter Dierks (Ash Ra Tempel, Cosmic Jokers ...) partorire qualcosa di irrilevante? No. Infatti il disco è un gioiellino strumentale sospeso fra Canterbury sound e decise virate verso la world music, sponda orientale. Il libro di Dzyan è il testo capitale della teosofia propugnata da Helena Petrovna Blavatsky. Eddy Marron, chitarra, sitar, percussioni; Reinhard Karwatky, basso, mellofono; Peter Giger, batteria, percussioni.
88. Eiliff (Germania) - Eiliff (1971). Ancora piacevole Canterbury sound, alle soglie del free jazz; non manca la suite d'ordinanza (Suite, appunto, 20'39''), ma i Nostri sono al meglio nei brani più concisi e concentrati. Houschäng Nejadepour, chitarra, sitar; Rainer Brüninghaus, tastiere; Bill Brown, basso; Detlef Landmann, basso; Herbert J. Kalveram, sassofono.
89. Emtidi (Germania) - Saat (1972). Non solo Dieter Dierks, ma il Papa stesso del krautrock, Rolf-Ulrich Kaiser, si scomoda per un disco dai toni delicati e sognanti dominato dalla voce della canadese Dolly Holmes. Un progressive-folk melodico adattissimo ai palati italiani, e piuttosto inconsueto per gli standard cosmici dei Settanta germanici. Maik Hirschfeldt, voce, chitarra; basso, flauto, tastiere, percussioni, vibrafono; Dolly Holmes, voce, tastiere; Dieter Dierks, basso, tastiere, percussioni.
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