Allievo di Olivier Messiaen e Nadia Boulanger al Conservatorio di Parigi, Henry, alla fine degli anni Quaranta, passa al Club d’Essay della RTF (Radiodiffusion Télévision Française); qui, in collaborazione con Pierre Schaeffer, per circa dieci anni contribuisce alle prime sperimentazioni e allo sviluppo della musica concreta (ovvero derivata da eventi sonori preesistenti, più o meno denaturati) divenendone uno dei pilastri assieme al più anziano collega e a Bernard Parmegiani.
I suoi massimi capolavori possono situarsi proprio in questo periodo. Tra questi i lavori con Schaeffer (già esaminati: Symphonie pour un homme seul, del 1950, poi rielaborata nel 1953, nel 1956 e, dal solo Henry, nel 1966; L’Orphée, del 1953; quindi La course au kilocycle, 1950, Bidule en ut, 1950, Toute la lyre, 1951, Sahara d'aujourd'hui) e quelli autonomi:
Concerto des ambïguités (1950). I due pianoforti del concerto vengono suonati secondo il capriccio dell’esecutore; il loro suono viene distorto progressivamente, grazie alla denaturazione degli strumenti, o mediante interpolazioni sonore. Già si coglie, tuttavia, a differenza di Schaeffer, rigido archivista, non solo la maggior statura di Henry come compositore, ma il suo congenito rifuggire dall’assoluta casualità donando agli effetti un’interpretazione, un proprio stile, un’atmosfera (come nella sezione Etendu).
Musique sans titre (1950). I dettami della musica concreta vengono eseguiti scrupolosamente, ma le sei sezione dell’opera confermano uno ‘schema’ creativo.
Le microphone bien temperé (1950-1952) ove si ritrovano field recordings, effetti elettronici e strumenti tradizionali trattati come nel Concerto.
Notevoli, oltre a Le voile d’Orphée, Spatiodynamisme, 1954, Spirale, 1955, Haut-voltage, 1956, e soprattutto Coexistence, del 1958, dove, sempre più, gli esperimenti sonori che rischiavano di rimanere isolate curiosità, tendono a raggrumarsi in unità emozionali, quasi colonne sonore d’un esperienza oltreumana (vedi la sezione Andante, presaga di certa avanguardia ambientale).
Nel 1958 Henry (che aveva già incontrato Edgard Varèse) romperà definitivamente con Pierre Schaeffer: per lui si aprirà un decennio di nuove esperienze che lambiranno persino il rock (come nella collaborazione con gli Spooky Tooth).
I suoi massimi capolavori possono situarsi proprio in questo periodo. Tra questi i lavori con Schaeffer (già esaminati: Symphonie pour un homme seul, del 1950, poi rielaborata nel 1953, nel 1956 e, dal solo Henry, nel 1966; L’Orphée, del 1953; quindi La course au kilocycle, 1950, Bidule en ut, 1950, Toute la lyre, 1951, Sahara d'aujourd'hui) e quelli autonomi:
Concerto des ambïguités (1950). I due pianoforti del concerto vengono suonati secondo il capriccio dell’esecutore; il loro suono viene distorto progressivamente, grazie alla denaturazione degli strumenti, o mediante interpolazioni sonore. Già si coglie, tuttavia, a differenza di Schaeffer, rigido archivista, non solo la maggior statura di Henry come compositore, ma il suo congenito rifuggire dall’assoluta casualità donando agli effetti un’interpretazione, un proprio stile, un’atmosfera (come nella sezione Etendu).
Musique sans titre (1950). I dettami della musica concreta vengono eseguiti scrupolosamente, ma le sei sezione dell’opera confermano uno ‘schema’ creativo.
Le microphone bien temperé (1950-1952) ove si ritrovano field recordings, effetti elettronici e strumenti tradizionali trattati come nel Concerto.
Notevoli, oltre a Le voile d’Orphée, Spatiodynamisme, 1954, Spirale, 1955, Haut-voltage, 1956, e soprattutto Coexistence, del 1958, dove, sempre più, gli esperimenti sonori che rischiavano di rimanere isolate curiosità, tendono a raggrumarsi in unità emozionali, quasi colonne sonore d’un esperienza oltreumana (vedi la sezione Andante, presaga di certa avanguardia ambientale).
Nel 1958 Henry (che aveva già incontrato Edgard Varèse) romperà definitivamente con Pierre Schaeffer: per lui si aprirà un decennio di nuove esperienze che lambiranno persino il rock (come nella collaborazione con gli Spooky Tooth).
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