Uno meglio dell'altro. Una tripletta di rara bellezza (ricordiamoli: John McLaughlin, chitarra; Jan Hammer, tastiere; Jerry Goodman, violino; Rick Laird, basso, Billy Cobham, batteria) che culmina nel tripartito live del 1973, in cui spicca la monumentale The dream (davvero, credete, è così: monumentale).
Della Mahavishnu si è parlato versando fiumi di inchiostro e mettendone in risalto le radici jazz, poi sublimate in jazz-rock ... In effetti McLaughlin compare in due album meravigliosi di Miles Davis e allora ... di lui potremmo mettere in risalto pure le radici blues, dato che cominciò a undici anni suonando blues, ma, già che ci siamo, perché non mettere nella pentola della strega critica pure le radici swing? Ammetto di non replicare a chi cita le radici swing: lo swing, o la parola swing, non fa nascere nella mia mente alcuna associazione d'idee: radici swing ...
Perché, invece, non ammettere che questo disco, completamente libero, suonato, allo stesso tempo, con forza fiammeggiante e fluidità strumentale, deve il fascino proprio ai tempi in cui fu concepito?
Chi riesce oggi a imitare queste sonorità? Nessuno. Ogni tempo possiede i propri timbri: le chitarre, le tastiere, i bassi, le grancasse, l'afflato ideologico, la libertà, le influenze culturali (orientali in questo caso) si miscelano con il talento (a volte smisurato) e rendono frutti succosi e caldi di jazz progressivo come questo; un frutto che la storia successiva non riuscirà a replicare in questi termini poiché tutto il terreno umano e ideologico a venire sarà inquinato dalla serialità e ogni spontaneità sostituita dalla fredda professionalità.
Il che non significa che non nascano altri capolavori, ma suonano in maniera irrevocabilmente diversa. Maledetti Settanta!
Un altro bel capitolo di storia della musica..Se ti interessa questa chicca:
RispondiEliminahttp://myguitarists.blogspot.it/search/label/J.%20MCLAUGHLIN
Non lo sapevo. Fantastico. Grazie.
Elimina