martedì 1 ottobre 2013

Nina Hagen - Nunsexmonkrock (1982) : Tu quoque, Nina, filia mea ...


Link rimosso dopo intimazione DMCA
(Prego, ringraziate Nina Hagen)

Chi dice donna dice danno ... avevo appena cominciato una piccola serie di post al femminile, quando la porta del blog è stata schiantata da un giusto calcio legalista (della DMCA) che l'ha mandata in minuscoli frantumi ... Violazione del copyright. Giusto, sono passati appena trentun anni. Sembrano tanti? No, sono pochi. Sembravano tanti solo a me: in fondo Esenin è morto a trenta, Rimbaud a ventisette, Hendrix, Morrison, Cobain e compagnia negli stessi dintorni e guardate quanto hanno scritto e fatto. Ad ogni modo trentuno anni (31) sembrano un bel lasso di tempo per incassare qualche secchiata di dobloni. Occorre poi dire che la porta non ha subito violenza fisica, solo digitale. Anzi, no. Neanche quella. La porta era già aperta per benevola concessione di Blogger, ovvero per concessione di quelli di Google, ovvero i buontemponi che infrangono il copyright su Youtube (pure quello roba loro), ma con il consenso (velato?) degli artisti (e della DMCA) così i guglatori (e gli artisti che piangono miseria) possono fare un bel po' di talleri aggiuntivi (dice il comico: sossoldi) e rifarsi delle spese che hanno sostenuto consentendomi di postare su Nina Hagen, illegalmente. Loro hanno buon cuore, e ti fanno fare le cose gratis, poi ci sono le canaglie che li pugnalano alle spalle come Tepes ...
Comunque mi ravvedo. Ed ecco il post evirato, che mantengo.

* * * * *

Chi guida ha l'indubbio vantaggio di scegliersi la propria musica; chi non guida, per cause di forza maggiore, ha il dubbio piacere di subire le playlist altrui. Non dico che sia sempre un male: si impara da tutti; col tempo ho accettato questa verità, principio della tolleranza.
Qualche tempo fa esercitai il dovere di codesta tolleranza per circa centoquindici minuti; tanti ne occorsero per scavallare dal Lazio verso l'Umbria e, abbastanza incredibilmente, per consumare sino all'ultimo micolo tre CD di una raccolta di successi di Madonna. Le circostanze che mi costrinsero a tale spiacevolezza sono irrilevanti. 
Fu, invece, rilevante la sorpresa nel constatare che una tizia che domina figurativamente e musicalmente la musica leggerissima internazionale da quasi un trentennio abbia lasciato ai posteri davvero poca roba degna d'essere canticchiata sotto la doccia. Non sto qui a sindacare sull'allure charmante della Nostra; indubbiamente irresistibile per il gonzo medio-basso che ormai è legione (recentemente la Ciccone ha aperto una palestra, a Roma, nei pressi del Colosseo: al suo arrivo parecchi fessi erano in lacrime). No, parlo proprio delle cosiddette hit: a parte Material girl e Lucky star, e frattaglie, il resto è una teoria di ammicchi alle mode del momento (la svolta ispanica, ad esempio) con furbesche uscite pour epater les crétins (il bric-à-brac cattolico, le provocazioni finto punk-dance degli inizi, gli accenni all'incesto, all'aborto e a quasi tutte le parafilie sessuali; la pregnanza appaia la saggistica edita su Top Girl o Ragazza Moderna).
Negli stessi anni in cui Madonna cominciava la sua carriera irresistibile, muoveva i primi passi Nina Hagen, anch'essa promanante da un mondo in disfacimento, quello punk; con il punk rovinava l'ultimo tentativo di ribellione comune a livello europeo: all'orizzonte si profilava il vincente edonismo, tuttora vigente. La Hagen agiva al confine fra le due sensibilità: quella morente, in lei più ribellista che ribelle, in realtà, e quella gaudente, disimpegnata e discotecara; una miscela che la berlinese aveva il pregio di filtrare con un'interpretazione polimorfa (memore della tradizione immarcescibile del cabaret politico tedesco) capace di trascolorare follemente da profondi toni androgini, a vocalità infantili, sino all'aria d'opera, alle sguaiatezze beffarde, ai classici toni rock. Antiworld, Smack Jack (gustata su Videomusic trent'anni fa), The future is now, Born xixax sono i capitoli di un'opera che regge solidamente la pressione del tempo trascorso. A differenza di quelli dell'Abruzzese più nota del globo.
Peccato che la Hagen infranse quasi subito quel godibile equilibrio fra residuati estetici dei Settanta e nuove istanze consumiste, consegnandosi, con poca intelligenza, alla dance più grossolana.  

3 commenti:

  1. L'ho persa di vista, ma ho avuto sempre questa immagine di lei come l'anti-madonna...A proposito di quest'ultima che ha aperto la palestra, ho assistito alla scena penosa di quei poveretti che piangevano all'apertura. I clienti però penso che piageranno al momento di pagare.Però lo meritano..

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  2. Carissimo Vlad,
    il tuo post parte da un antefatto del tutto irreale: "Chi guida ha l'indubbio vantaggio di scegliersi la propria musica".
    Vieniti a fare un giro in macchina con mia moglie e mio figlio!
    Renato Zero e Venditti per centinaia di chilometri!!! E quando un pezzo particolarmente bello (sic) finisce ... risentiamolo, porca *#%&.
    Solo quando si addormentano posso mettere un pò di radio ... escludendo gli altoparlanti di dietro e quello del passeggero (Dio, ho fatto proprio una fine di m...).
    Frequentare la palestra di Madonna: è come per un romano andare a mangiare in un ristorante per turisti al Colosseo od a Fontana di Trevi; te lo DEVONO infilare su per quel posto!
    Un abbraccio.

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  3. Ci sono delle pasticchette contro il mal d'auto che, come effetto collaterale, inducono una sonnolenza invincibile.
    Già provate.

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