Le parodie di esseri umani sopra riprodotte, reduci della prima guerra mondiale, provengono dal libro fotografico Krieg dem Kriege (Guerra alla guerra/War against war) pubblicato, nel 1924, da Ernst Friedrich. Ogni immagine reca una didascalia che, forse, in origine, voleva essere sarcastica, ma, a fronte di una serie di orrori indicibili, suona come una iscrizione funeraria sulla lapide dell'umanità.
Pochi conoscono questa antologia da incubo. Potete trovarla qua. Il libro rimane clandestino, almeno in Italia; un'edizione da quattro soldi della Mondadori, esaurita, risale al 2004. Dagli MMM (mainstream mass media) colano impasti appicciccosi di diritti umani, libertà, bevande gassate, concertucoli e fiche in rivolta, ma nessuno (nessuno) vi farà vedere immagini simili: potreste capire e disertare (ideologicamente). Stessa sorte è riservata all'eccezionale pellicola di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi (Oh, uomo, del 2004) che, assieme a Prigionieri della guerra e Su tutte le vette è pace, tocca i temi del libro di Friedrich rielaborando filmati d'archivio della Prima Guerra Mondiale. Provate a cercare il DVD in una videoteca traboccante di titoli; provate a cercarlo a dorso di mulo o nel torrente o sul tubo: in tutti i casi riceverete una pernacchia. Si può ciarlare di diritti e libertà, ma quando la verità e l'orrore veri insorgono le telecamere e la propaganda vanno in corto.
Krieg dem Kriege fu un testo fondamentale per il sottoscritto. Accanto ad esso metto Im Westen Nichts Neues (Niente di nuovo sul fronte occidentale/Nothing new on Western front) di Eric Maria Remarque, del 1929. Altri testi ad esso coevi lo superano letterariamente (I proscritti/Die Geächteten di Ernst von Salomon, 1930; Nelle tempeste d'acciaio/In Stahlgewittern di Ernst Jünger, 1920; notevole, a tratti, anche il nostro Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu, 1938), ma il testo di Remarque (e quello successivo, il potente La via del ritorno, Der Weg zurück, 1930-1931) rimane unico per la disarmante semplicità di mezzi con cui vengon descritti il cameratismo, la morte, le privazioni di un gruppo di giovanissimi fanti tedeschi e la dissoluzione dei loro ideali entro una quotidianità fatta di desideri e gioie elementari (il cibo, le sigarette, il sesso mercenario, i bisogni corporali).
Aggiungo a questi due il mio terzo scritto fondamentale, La guerra, di Voltaire, risalente al 1764 e pubblicato nel Dizionario filosofico (qui il testo integrale in italiano e francese):
" ... la guerra ... ci viene dall’inventiva di tre o quattrocento persone sparse sulla superficie del globo sotto il nome di principi o di governanti; è forse per questo motivo che costoro, in molte dediche, vengono chiamati 'immagini viventi della divinità'
... moltitudini si accaniscono le une contro le altre non soltanto senza avere alcun interesse nella faccenda, ma senza neppure sapere di che si tratti.
... la cosa più strabiliante di questa impresa infernale è che ogni capo assassino fa benedire le sue bandiere e invoca solennemente Dio prima di andare a sterminare il prossimo. Se un capo ha avuto la fortuna di far sgozzare solo due o tremila uomini, non ne ringrazia Dio; ma quando ce ne sono almeno diecimila sterminati dal ferro e dal fuoco e, per colmo di grazia, è stata distrutta fino all’ultima pietra qualche città, allora si canta a quattro voci una canzone abbastanza lunga, composta in una lingua ignota a tutti coloro che hanno combattuto.
... la religione artificiale incoraggia tutte le crudeltà che si commettono in gruppo: congiure, rivolte, rapine, imboscate, assalti alle città, saccheggi, stragi. Ognuno allegramente va incontro al delitto sotto la bandiera del proprio santo.
... che m’importano l’umanità, la beneficenza, la modestia, la temperanza, la dolcezza, la saggezza, la pietà, mentre mezza libbra di piombo sparata da seicento passi mi dilania il corpo, e muoio a vent’anni tra tormenti indicibili, in mezzo a cinque o seimila moribondi, mentre i miei occhi, che s’aprono per l’ultima volta, vedono la città dove sono nato distrutta dal ferro e dalle fiamme, e gli ultimi suoni che odono le mie orecchie sono le grida delle donne e dei bambini agonizzanti sotto le rovine, il tutto per i pretesi interessi di un uomo che non conosciamo?"
Bob Dylan - Masters of war
Boris Vian - Le déserteur
Buffy Sainte-Marie - Universal soldier
Caterina Bueno - Canto dei coscritti
Celia Cruz - Guantanamera
Coro degli Alpini - Sul ponte di Perati
Country Joe McDonald - Feel like I’m fixin’ to die
CSI - Cupe vampe
Eric Bogle - No man’s land (Green fields of France)
Fabrizio De André - La guerra di Piero
Georges Moustaki - Hiroshima
Giovanna Daffini - La tradotta che parte da Novara
Jean Ferrat - Nuit et brouillard
Jimi Hendrix - Machine gun
Joan Baez - A hard rain’s a-gonna fall
Joan Baez - C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones
José Afonso - Menina dos olhos tristes
Kris Kristofferson - Don’t let the bastards get you down
Lalli - Mostar
León Gieco - Sólo le pido a Dios
Leonard Cohen - The partisan
Luigi Tenco - Li vidi tornare
Marc Ogeret - Chant une femme
Marlene Dietrich - Lili Marleen
Noir Désir - Des armes
Pete Seeger - If I had a hammer
Pete Seeger - Where have all the flowers gone
Phil Ochs - I ain’t marching anymore
Phil Ochs - There but for fortune
Sergio Endrigo - La guerra
Stormy Six - 8 Settembre
Yves Montand - La butte rouge
"Where have all the flowers gone"... mamma mia...
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