Kathleen Hanna/Bikini Kill |
Il fenomeno delle riot grrrls nacque nello Stato di Washington (Olympia) all’inizio dei Novanta e a pochi chilometri da Seattle. Tale terza ondata femminista (la prima inveratasi agli albori del Novecento, la seconda dai Sessanta in poi), materiata da etica DIY (Do it yourself) e da connessioni con associazioni LGBT (Lesbian Gay Bisexual Transgender), riviste di settore, arti alternative, rimane di fatto scevra da rivendicazioni politiche universaliste o a sfondo economico; se le lavoratrici tessili della fascia atlantica degli Stati Uniti, sin oltre la Depressione, lottavano per non crepare a trent’anni, le nuove grrrls si occupavano, più o meno coscientemente, della inferiorità sessuale femminile in una vessatoria società post-industriale che credevano ancora strutturata patriarcalmente.
Tale il loro limite: attivare un contro-sciovinismo (anche se spesso declinato con autoironia sardonica: vedi Kathleen Hanna che si tatua ‘slut’ sulla trippetta) in un mondo il cui proprio il patriarcato e la famiglia tradizionale eran già cascami inutilizzabili e le leggi che assoggettavano le donne nient'altro che lacci pensati per l’intera umanità, ridotta a poltiglia scialba, androgina, irriflessa e consumatrice: il turbocapitalismo si occupa fintamente dello squilibrio nei rapporti fra i sessi (e di qualsiasi diritto) in modo da coprire rapporti di forza economici e sociali sempre più induriti nell’ingiustizia; e proprio le lotte delle riot per la liberazione sessuale furono, allora come adesso, adeguatamente decostruite e rimontate in ossequio al subliminale simbolismo pubblicitario oppure per semplici abbellimenti di progressismo spicciolo, debordianamente spettacolari: gli outing famosi, i vari Live Aid, le campagne di MTV, le modelle ecologiste, la prurigine delle diversioni sessuali, la gnagnera sui diritti umani, l’ecumenismo d’accatto … Basta sfogliare una rivista glamour qualunque per essere asfissiati da tale mistura di terzomondismo, trasgressione, ribellismo anarcoide e goliardico, istigazione al consumo, superficialità, il tutto declamato in una neolingua scipita e piatta che aborre il polisenso e le subordinate (inframezzata dalle pagine dei consigli commerciali, in schiacciante maggioranza). Negare in concreto ciò che si predica ardentemente dal palco, cianciare con foga di diritti universali mentre si approntano leggine particolari che conducono alla miseria, e, soprattutto, concedere il fantasma della libertà, una libertà apparentemente sfrenata, illimitata, in vista di negarne, all'atto pratico, i veri fondamenti: questa l’essenza del Potere, oggi come nei Novanta delle riottose. L’operoso silenzio, l’assenza, lo studio assiduo, il Non serviam!, le alternative reali, sono virtù per pochi.
La loro ideologia fuori bersaglio (il che vale anche per il grunge) fu, insomma, abilmente riutilizzata dal Moloch per ottenere proprio quegli effetti sociali che le grrrls asserivano di detestare. Ciò non toglie che alcuni gruppi abbiano prodotto buona musica; in alcuni casi molto buona.
La madrina delle grrrls parrebbe essere Courtney Love, ma, per usare le parole di un grande critico, stinge sulla signora la fama spropositata di uno dei più celebri suicidi degli ultimi vent’anni.
In realtà eleggeremo a tale carica la succitata Kathleen Hanna; Revolution girl style now delle Bikini Kill (1991) è il terminus a quo del nuovo movimento. L’electroclash postremo di Le Tigre una loro degna evoluzione.
Bikini Kill (USA, Washington State). Kathleen Hanna, voce; Billy Karrem, chitarra; Kathi Wilcox, basso; Tobi Vail, batteria.
Le Tigre (USA, New York). Kathleen Hanna, voce; Johanna Fateman, chitarra; Sadie Benning sostituita da JD Jocelyn Samson, elettronica.
Sleater Kinney (USA, Washington State). Carrie Kinney, voce, chitarra; Corin Tucker, voce, chitarra; Lora MacFarlane, batteria.
Bratmobile (USA, Oregon). Allison Wolfe, voce; Erin Smith, chitarra; Molly Neuman, batteria.
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