Questa è una bella tripletta; e per gli amanti del progressive e dintorni una fonte di notevoli piacevolezze.
Mi chiedo, ancora una volta, en passant, quali storie del rock verranno scritte (in pdf) tra vent'anni. Attenzione: non perché sta emergendo dal buio (o dalla penombra) una quantità sterminata di musica (negli ultimi trent'anni, in aree non anglizzate, sono stati editi centinaia di migliaia di titoli): di questo abbiamo già parlato. Mi riferisco, invece, alla nascita di nuove realtà economiche, e al declino di alcune di quelle tradizionali. Ipotesi: supponiamo che, per una serie di circostanze epocali, la Gran Bretagna imploda su se stessa (non sono tempi per tramonti dolci e graduali, questi): cosa ne sarebbe allora della musica inglese? O meglio: cosa resterebbe, in media, della popolarissima e dominante musica inglese senza quel formidabile e secolare apparato di propaganda e pubblicità che ora muove all'apprezzamento milioni di consumatori e ammiratori?
David Bowie, Beatles e Rolling Stones sopravviverebbero (hanno scolpito già l'immaginario), seppur offuscati dal diradarsi del fumo della sempiterna grancassa promozionale; già i Queen faticherebbero non poco alla distanza (oh, la morte di Freddy! Oh, il maledettismo ... le magliette ... i live di MTV et cetera) ... cantanti e gruppi, pur notissimi, come Dire Straits, Eric Clapton, Robbie Williams, senza il continuo, assillante, pompaggio, tenderebbero, invece, a svanire nel nulla. Vogliamo poi parlare di Verve, Oasis, Blur? O dell'ondata pop elettronica degli Ottanta? O della miriade di boy band che hanno fatto fortuna girando la penisola nei decenni trascorsi (siamo l'Italia, colonia discografica londinese)?
David Bowie, Beatles e Rolling Stones sopravviverebbero (hanno scolpito già l'immaginario), seppur offuscati dal diradarsi del fumo della sempiterna grancassa promozionale; già i Queen faticherebbero non poco alla distanza (oh, la morte di Freddy! Oh, il maledettismo ... le magliette ... i live di MTV et cetera) ... cantanti e gruppi, pur notissimi, come Dire Straits, Eric Clapton, Robbie Williams, senza il continuo, assillante, pompaggio, tenderebbero, invece, a svanire nel nulla. Vogliamo poi parlare di Verve, Oasis, Blur? O dell'ondata pop elettronica degli Ottanta? O della miriade di boy band che hanno fatto fortuna girando la penisola nei decenni trascorsi (siamo l'Italia, colonia discografica londinese)?
Quanto mi piacerebbe, in una storia del rock del 2035, leggere, nella stessa pagina, di Gentle Giant, Caravan, Secret Oyster e Supersister come esponenti di spicco del progressive europeo ... dai che ci stiamo arrivando ...
Alrune Rod - Alrune Rod (1969). Leif Roden, voce, basso, chitarra; Giese, voce, chitarra; Pastor Ziegler, voce, tastiere; Bent Hesselman, flauto; Karsten Høst, batteria, percussioni; Claus From, batteria, percussioni.
Secret Oyster - Secret Oyster (1973). Claus Bøhling, chitarra; Kenneth Knudsen, tastiere; Karsten Vogel, tastiere, sassofono; Mads Vinding, basso; Bo Thrige Andersen, batteria.
Coma - Financial tycoon (1977). Flemming Friberg, voce, chitarra; Viggo Bertelsen, chitarra; Klaus Thrane, tastiere, percussioni; Jakob Mygind, sassofono; Leif (Guru) Christensen, basso; Klaus Thrane, batteria.
Nessun commento:
Posta un commento