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venerdì 19 dicembre 2014

John Lennon & Yoko Ono - Unfinished music vol. 1. Two virgins (1968)/Wedding album (1969)

Narra Albert Goldman che, in tournée col marito John, Yoko sedesse al piano elettrico, quale membro effettivo della band; l'impegnato tramestio manuale, tuttavia, pare avvenisse a vuoto: fonti oculari, e fededegne, testimoniarono, infatti, come la spina dello strumento fosse incautamente disinserita. Chissà se riferirono alla signora Lennon l'incresciosa scoperta ... in tal caso, ne sono sicuro, lei avrebbe opposto a tali rivelazioni la propria, consueta impassibilità da insetto predatore ... 
Nell'episodio (pettegolezzo più o meno vero) c'è tutta Yoko: arrivista, nichilista, velleitaria, anticonformista, artista da fuffa (come solo gli americani della modern art sanno essere), decisamente vuota, ma attuale, attualissima, sempre in linea coi tempi ... e che tempi: gli anni dell'amore libero, della free form, della contestazione ... un mondo in sommovimento in cui tutto era possibile ... persino che un immigrato slovacco, un semplice grafico, armato di epocale faccia bronzea, inaugurasse (con una contraddizione che la dice lunga sul personaggio) la milionaria popular art ...
Yoko (già moglie di Toshi Ichiyanagi, cfr. JPR46 e JPR36) ebbe il merito di liberare definitivamente John Lennon dalle pastoie della melodia piccolo borghese, seppur gravida di talento e gloria; in un certo senso ne allungò la carriera, destinata altrimenti, come per gli altri Beatles, a un doratissimo e irresistibile tramonto.
Unfinished music vol. 1 è il primo episodio della trilogia sperimentale di Lennon (abbiamo già esaminato il secondo, Unfinished music vol. 2. Life with the lions, NWW194), conclusasi con il Wedding album.
Se Life with the lions è, come ho scritto, uno dei migliori dischi dei Bitolz (secondo altri, il migliore), Two virgins propone già quelle provocazioni, seppur in tono più acerbo e incompiuto: concretismi, disarmonie, gorgheggi da menade giapponese, giustapposizioni sonore - un universo che assume valenza storica non in sé (altri osarono molto di più e ben prima), ma in relazione alla pregressa avventura pop di Lennon, decorosa e controllatissima anche negli episodi apparentemente più arditi.
Il terzo capitolo, Wedding album, appare, invece, esteticamente irrecuperabile: è di fatto il resoconto del loro matrimonio: una bomboniera sonora, insomma, sospesa tra registrazioni dalla camera d'albergo del bed-in e gridolini orgasmici da lune de miel ... for fanatics only. 

giovedì 21 novembre 2013

Nurse With Wound vol. 32 (Nine Days' Wonder/Nosferatu/Nu Creative Methods/Oktober/John Lennon & Yoko Ono/Opération Rhino)

NWW vol. 32. John Lennon & Yoko Ono

190. Nine Days’ Wonder (Germania) - Nine Days’ Wonder (1971). Piccolo capolavoro che schizza, mercuriale, fra progressive colto (Henry Cow, Soft Machine, Jethro Tull), accensioni rock e tonalità acustiche più rilassate. Inclassificabile. Grande John Earle, ma una menzione va alla sezione ritmica che bracca sassofono e flauto senza tregua imprimendo un ritmo impetuoso, seppur controllato, all’intera vicenda. Da sentire, ovvio. Rolf Henning, chitarra, tastiere; John Earle, voce, chitarra, flauto, sassofono; Karl Mutschlechner, basso; Walter Seyffer, voce, batteria, percussioni; Martin Roscoe, batteria.

191. Nosferatu (Germania) - Nosferatu (1970). Disco bifronte sospeso fra una psichedelia manierata e derivativa e brani dal ritmo rallentato e dilatato (Willie the fox, 10’49’’) o meritoriamente inacidito (No. 4, 8’48’’), che meritano il prezzo del biglietto: ovvero l’ascolto. Michael "Mick" Thierfelder, voce; Michael "Xner" Meixner, chitarra; Reinhard "Tommy" Grohé, tastiere; Christian Felke, sassofono, flauto; Michael "Mike" Kessler, basso; Byally Braumann, batteria.

192. Nu Creative Methods (Francia) - Nu jungle dances (1978). Improvvisazioni jazz con tocchi esotici che donano un (retro)gusto malfermo e squilibrato all’intera opera. Free macerato al punto giusto. Ottima la seconda parte di No jungle folies (19’50’’). Attenzione: è per orecchie allenate. Pierre Bastien, chitarra, basso, tastiere, sassofono, flauto, clarinetto, corno, cembalo, nastri, percussioni; Bernard Pruvost, voce, chitarra, basso, tastiere, sassofono, flauto, oboe, clarinetto, corno, cembalo, nastri, shenai, percussioni.

193. Oktober (Germania) - Die Pariser Commune (1977). Rock politico (celebra la Comune parigina del 1871 in polemica contro eventi storici più prossimi, come il Vietnam), seppur immemore della vena sarcastica, virulenta e funebre di Brecht e degli espressionisti, e orientata ai Genesis di The battle of Epping Forest. Quattro lunghe suite (venti minuti circa), a tratti piacevoli; già si avverte, però, la graveolenza del declino ideologico e musicale del fiume germanico, avviato verso il grossolano oceano sonoro degli Ottanta. Carl-F. Dörwald, voce, flauto; Kalla Wefel, voce, chitarra, basso; Hans-Werner Schwarz, chitarra; Pierre Meyn, chitarra, basso; Michael Iven, voce, chitarra, tastiere; Peter Robert, tastiere; Klaus-Peter Harbort, percussioni.

194. John Lennon & Yoko Ono (Gran Bretagna/Giappone) - Unfinished music vol. 2. Life with the lions (1969). Yoko Ono, la mente della coppia, volto da strega e strega a tutto tondo; artista i cui meriti, di sabotatrice goliarda, dell’accademia e delle trite e irresistibili canzonette del marito, assumono, già da oggi, un rilievo non banale. Scrittrice, regista (celebre il film sulle natiche) e pesce a suo completo agio in quel demi-monde sperimentale americano in cui tutti fanno qualcosa anche se non hanno nulla da dire. Ma a Yoko va riconosciuto un coraggio sfacciato: i 26’33’’ di Cambridge 1969 coi suoi vocalizzi etnici da sciroccata giustapposti ai feedback di Lennon; il silenzio à la John Cage di Two minutes of silence; il battito cardiaco del figlio mai nato (Baby’s heartbeat); i folli concretismi radio di Radio play; le intonazioni infantili e malate di Mulberry: tutta farina dell’ottuagenaria di Tokyo. Da sentire. Uno dei migliori dischi dei Beatles. Yoko Ono, voce; John Lennon, voce, chitarra.

195. Opération Rhino (Francia) - Fête de politique hebdo Lyon 76 (1976). Claude Bernard e Raymond Boni (NWW40), Gilbert Artman (NWW23), Pierre Berrocal (NWW35), Pierre Bastien (NWW192) uniscono le forze per un album sospeso fra jazz e sperimentazione: se Improvisation 1 (18’56’’), e la coda di Improvisation 1. Suite, ricreano le inquiete atmosfere da grande orchestra come in Urban Sax di Artman, la Improvisation 2 cede a un free jazz paradossalmente più rassicurante. Opera obliqua, notturna, da sentire assolutamente. Mallot Vallois, chitarra; Patrice Raux, chitarra; Raymond Boni, chitarra; François Tusques, tastiere; Evan Chandlee, flauto, clarinetto; Dominique Christian, basso; Harald Kenietzo, basso; Pierre Bastien, basso; Claude Bernard, sassofono; Richard Raux, sassofono; Daniel Deshays, tromba; Itaru Oki, tromba; Tonia Munuera, trombone; Philippe Pochan, violoncello; Alain Pinsolle, vibrafono; Jacques Berrocal, corno, trombone, oboe; Gilbert Artman, batteria; Mion Cinellu, percussioni.