Narra Albert Goldman che, in tournée col marito John, Yoko sedesse al piano elettrico, quale membro effettivo della band; l'impegnato tramestio manuale, tuttavia, pare avvenisse a vuoto: fonti oculari, e fededegne, testimoniarono, infatti, come la spina dello strumento fosse incautamente disinserita. Chissà se riferirono alla signora Lennon l'incresciosa scoperta ... in tal caso, ne sono sicuro, lei avrebbe opposto a tali rivelazioni la propria, consueta impassibilità da insetto predatore ...
Nell'episodio (pettegolezzo più o meno vero) c'è tutta Yoko: arrivista, nichilista, velleitaria, anticonformista, artista da fuffa (come solo gli americani della modern art sanno essere), decisamente vuota, ma attuale, attualissima, sempre in linea coi tempi ... e che tempi: gli anni dell'amore libero, della free form, della contestazione ... un mondo in sommovimento in cui tutto era possibile ... persino che un immigrato slovacco, un semplice grafico, armato di epocale faccia bronzea, inaugurasse (con una contraddizione che la dice lunga sul personaggio) la milionaria popular art ...
Nell'episodio (pettegolezzo più o meno vero) c'è tutta Yoko: arrivista, nichilista, velleitaria, anticonformista, artista da fuffa (come solo gli americani della modern art sanno essere), decisamente vuota, ma attuale, attualissima, sempre in linea coi tempi ... e che tempi: gli anni dell'amore libero, della free form, della contestazione ... un mondo in sommovimento in cui tutto era possibile ... persino che un immigrato slovacco, un semplice grafico, armato di epocale faccia bronzea, inaugurasse (con una contraddizione che la dice lunga sul personaggio) la milionaria popular art ...
Yoko (già moglie di Toshi Ichiyanagi, cfr. JPR46 e JPR36) ebbe il merito di liberare definitivamente John Lennon dalle pastoie della melodia piccolo borghese, seppur gravida di talento e gloria; in un certo senso ne allungò la carriera, destinata altrimenti, come per gli altri Beatles, a un doratissimo e irresistibile tramonto.
Unfinished music vol. 1 è il primo episodio della trilogia sperimentale di Lennon (abbiamo già esaminato il secondo, Unfinished music vol. 2. Life with the lions, NWW194), conclusasi con il Wedding album.
Se Life with the lions è, come ho scritto, uno dei migliori dischi dei Bitolz (secondo altri, il migliore), Two virgins propone già quelle provocazioni, seppur in tono più acerbo e incompiuto: concretismi, disarmonie, gorgheggi da menade giapponese, giustapposizioni sonore - un universo che assume valenza storica non in sé (altri osarono molto di più e ben prima), ma in relazione alla pregressa avventura pop di Lennon, decorosa e controllatissima anche negli episodi apparentemente più arditi.
Il terzo capitolo, Wedding album, appare, invece, esteticamente irrecuperabile: è di fatto il resoconto del loro matrimonio: una bomboniera sonora, insomma, sospesa tra registrazioni dalla camera d'albergo del bed-in e gridolini orgasmici da lune de miel ... for fanatics only.