domenica 9 novembre 2014

Fleetwood Mac - Blues jam at Chess (1969)

Non credo d'aver mai menato scandalo nella mia vita. Qualche sparata ogni tanto. Soprattutto negli ultimi tempi.
Negli ultimi tempi molte cose che in passato mi regalavano piacere (o meglio: eran piacevoli abitudini) sono scadute, ai miei occhi (o meglio: ai miei sensi) a noiosissime incombenze; tanto da averle cassate dall'esperienza quotidiana. Son diventato, insomma, insofferente; a tratti oltremisura. Dei libri non parliamo; più ne leggo meno mi piacciono. Ho fucilato parecchi autori, dismesso interi settori della biblioteca. Col tempo si diviene essenziali, forse. Fatto sta che ormai sopporto poco e se un disco, uno scritto, un quadro devono appesantire il mio piatto, i miei scaffali o le mie pareti devono essere il risultato di un vaglio spietato.
Ma dicevamo delle sparate. Sparate per delle questioni musicali ne ricordo poche, ma buone. Una volta tentai di strappare una EKO dalle mani importune di un tizio che tentava i primi accordi di Hey Jude. Ancora: mi torna in mente un battibecco a proposito dei Led Zeppelin. Uno screzio a causa di Elton John e Lou Reed. E ricordo gli inevitabili scontri con i cultori delle Corporazioni, ovvero coloro che ammettono dignità solo al genere preferito: i melomani classici (da cui discendono gli odiosissimi audiofili), i proggaroli, i metallari (forse i più fanatici), i jazzaroli (alcuni sono irritanti), e i bluesaroli. Con un bluesarolo ebbi un amabile diverbio qualche centinaio d'anni fa. Sostenevo, in buon ordine e accettabile italiano, questa tesi: l'unico blues degno di rilievo è quello che promana necessariamente dalla sofferenza e dal disagio (sentimento che, infatti, contraddistingue i  bluesmen radicali - nati alle radici del blues - oppure personalità d'eccezionale rilievo). Ed è necessario che sia così, poiché tale musica, a causa della propria stessa struttura, risulta chiusa e devota a uno schematismo ben riconoscibile; quindi, se manca tale elemento, essa si risolve o nella prevedibile maniera o nel virtuosismo più stucchevole. Ne concludevo che Blues jam at Chess era un buon album, piacevole e caldo, ma anche datato, ripetitivo, manieristico, e tutt'altro che entusiasmante - un disco il cui alone leggendario (gli inglesi di Mayall a Chicago! C'è Peter Green! E Buddy Guy e Willie Dixon!) riposava sull'eredità di recensioni e considerazioni d'alto conformismo.
Lo sventurato rispose.
E ci attaccammo con foga. 
Erano bei tempi. Pensate un poco: due ventenni che si accapigliano per i Fleetwood Mac prima maniera!
Erano bei tempi.
Ma dove sono le nevi dell'altr'anno?

17 commenti:

  1. Ma quanto mi piace leggere questi tuoi pezzi. Mi ci ritrovo alla grande.

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  2. si lo ammetto, mi piace il blues primordiale.

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  3. l'altro blues..... è rock blues .poi come sopra il tempo a certi dischi toglie qualcosa ad altri ne aggiunge. dipende poi dal nostro stato d'animo.

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  4. Si erano bei tempi! Adesso per che cosa ti vuoi accapigliare? Per Lady Cacca o i Modà?

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    1. E soprattutto ti arrabbiavi e accaloravi per tenere il punto.
      Adesso gli va tutto bene, sembrano castrati.

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  5. Il doppio dei Fleetwood si inserisce in quella trita moda dell'epoca per cui i "giovani discepoli bianchi" suonavano con i maestri neri; gli Yardbirds con Sonny Boy Williamson, i Groundhogs con John Lee Hooker, i Canned Heat sempre con Hooker, gli stones incidevano alla chess...poi c'è qualcuno che mi dimentico che ha suonato con Muddy Waters. Poi i gruppi bianchi tornavano a casa a guadagnare 10 volte tanto i maestri, però "che bello incidere a chicago!".
    Accomodarsi prego, se si accetta la paga.
    Esercizi di stile, tanto per rendersi più credibili. Coi fleetwood credo ci sia almeno Walter Horton, ma forse ricordo male, che è sempre un bel sentire. Almeno quello.

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  6. A proposito, alla fine i metallari sono poi i più simpatici, stanno lì a bere birra e ascoltare i motorhead e a bire birra ascoltando motorhead bevendo birra.
    Ma magari è solo uno stereotipo.
    I melomani mi piacciono, (perchè) mi ci metto anch'io, il rock era un passatempo, e rischia di ritornalo presto, visti i tempi.

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  7. Approvo: il blues è uno stato d’animo,e se manca questo, quello che si suona diventa la "rappresentazione di un blues" e dopo un pò stanca. Sul blues non si può fingere..
    Sulle questioni dell'ascolto invece, dico mi piace ascoltare tutto.Poi magari mi affeziono a quello che mi piace.Penso che la musica sia per curiosi,per coloro che amano farsi sorprendere, e che non debba far litigare.Discutere,si,magari davanti a un buon bicchiere..

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    1. Caro Hyde, a vent'anni si litiga, a cinquanta si discute ...

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  8. Non sono d'accordo, suonare con il proprio idolo è un aspirazione che hanno tutti i musicisti.Quei ragazzi bianchi avevano come modello di musica il blues, e grazie a loro questo genere è stato assimilato,presso il popolo bianco(sempre un pò troppo razzista) avvezzo sicuramente ad altre sonorità.(beatles) Dopo questi incontri, molti ascoltatori hanno cercato i dischi di Sonny Boy,di Willie Dixon,di John lee hooker, ecc.. a quei tempi era un buon modo per dilvugare il blues. Quei ragazzi bianchi che andavano a Chicago erano spinti da amore e rispetto, verso quei musicisti di colore Non erano solo i soldi a comandarli era il confrontarsi su un terreno comune il blues. Una passione enorme per tutti loro.

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  9. Quindi, io che ancora litigo a 44 anni sono anacronistico?

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    1. Sei una mosca bianca.
      Non vedi come tutti sono appisolati, zombificati.
      Gli va bene tutto, si lagnano, al massimo, poi si girano dall'altra parte e si rimettono a dormire.

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  10. Vlad il tuo bellissimo commento al post di Massi, l'ho postato nel mio blog. Se hai qualcosa in contrario, basta che me lo dici. ciao

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  11. <questo lp e veramente bello ma le Live in Boston e le meglio vinilo di il mondo. Cosa magnifica si alcuna persona fai il upload. Grazie e disculpa il mio Itagnol.

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