Badilate di Yes e King Crimson, spruzzi di Toto, Doors e XTC, una presa di zappiani d'annata (Colaiuta e Dweezil), un pizzico di Talking Heads, Santana, Styx, E Street Band, più i super Robben Ford e Toni Levin e la presenza di Malcom 'Arancia Meccanica' McDowell: tanto si è dovuto scomodare per non essere accusati di sacrilegio.
Sacrilegio: ovvero il rifacimento del disco che ha forgiato l'immaginario psichedelico e d'avanguardia della quasi totalità di voi. E di me (e taccio del fascino di quei due poster lunari che ancora conservo con reverenza; quale reliquia del tempo che fu).
Nonostante il dispiegamento di mezzi superiore alla spedizione di Serse contro la Grecia, è inevitabile riconoscere che la molestia esercitata contro tale opera non è stata una buona idea.
Certo, il disco si segue con simpatia (e ti credo, le canzoni son sempre quelle, epocali). Ciò che manca è proprio la passione. Quella è irrecuperabile. E si sente. Si avverte, insomma, la raggelante ombra della goliardia. O del gioco, seppur portato ad alto livello. E la goliardia o il giocare col passato sono moti dell'animo da additare alla riprovazione e al ludibrio, almeno per me.
Un disco inutile, insomma, anche se vale la pena di un ascolto, visti i giganti coinvolti.
Concludo ereticamente: è giusto che The dark side sia tabù negli anni a venire: il passato ha da essere salvaguardato da operazioni consimili; la sua aura leggendaria, però, non deve farci dimenticare che i Floyd fecero di meglio; e che The great gig in the sky è un po' facilotta, quasi kitsch.
Roba plasticata. Infinitamente meglio la versione irriverente dei Flaming Lips.
RispondiEliminaSono d'accordo con te.
Elimina'Sto disco non vorrei averlo mai ascoltato.
Forse bisognerebbe rivedere i nostri giudizi su dark Dide of the Moon.
RispondiEliminaAlbum epocale si, ma decisamente paraculo!
A tratti datato, diciamo.
EliminaThe great gig, l'ho già detto, un po' kitsch.
Ottimo per testare le casse, però.