Solo recentemente sono venuto a conoscenza di questo volume misconosciuto: Rumori sacri, in cui si parla di quattro protagonisti, italiani, della scena post industriale: Ain Soph, Atrax Morgue (Marco Corbelli), Rosemary's Baby e Sigillum S.
I primi ascolti effettuati delineano un ambito sonoro sospeso fra elettronica, doom e noise, e accomunato dal rifiuto feroce, più o meno consapevole, di ogni consuetudine, ordine e aspirazione distillati dalla tradizione, dalla ragionevolezza e dalla serenità classiche (o borghesi, vedete un po' voi).
I post industriali italiani (e i loro maestri nobili) sono, insomma, decadenti; ma non di quell'intensità decadente propria, ad esempio, di un Baudelaire o Huysmans. Sarebbe troppo poco; Baudelaire o Huysmans reagivano all'arte tradizionale coi metodi dell'arte. I nostri non vogliono l'arte; e aborrono ogni euritmia e regolarità; in breve: odiano la bellezza così come ci è stata tramandata nei secoli. E amano il brutto (in quanto categoria opposta a quella bellezza codificata): necrofilia, orrore, strage, perversioni sessuali, incubi, satanismo, magia nera, mostruosità esoteriche: l'alito del maligno soffia incessante da questi recessi musicali virtualmente inesplorati.
Ciò che affermò Terenzio: "Nulla di ciò che è umano mi è estraneo", per loro ha un valore negativo: tutto ciò che è inumano per noi ha rilevanza, sembrano dire. E al diavolo il passato!
Atrax Morgue/Corbelli non fa eccezione; guidato dal proprio personale disgusto per l'umanità, compone tre ossessivi pezzi elettronici per sintetizzatori scorticati: senza speranza, in attesa di avviarsi al nulla.
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