mercoledì 16 dicembre 2015

Una giornata (nera) tra fiche e cretini

L'Unità, 16 dicembre 2015
Ho ricominciato ad avere brevi allucinazioni davanti all'edicola.
Ve ne avevo parlato. Una volta, infatti, rimirando un numero di Playboy Italia, scambiai una strappona per Laura Boldrini (http://isle-of-noises.blogspot.it/2015/09/residents-eskimo-1979_10.html).
Stamattina una vertigine simile mi ha colto davanti all'edizione (16 dicembre 2015) del quotidiano fondato (pensate un poco) da Antonio Gramsci. Il caso ha voluto che lo Sventurato (Gramsci, appunto) comparisse proprio sulla prima pagina che ha indotto la mia mente, seppur per qualche frazione di secondo, al miraggio sommenzionato.
Lo ripeto: sono attimi, battiti di ciglia, fugaci aliti, in cui la realtà vien meno, sostituita, forse, dai nostri desideri o dai nostri odii più remoti. In breve: ho creduto di leggere, in luogo d'un innocuo titoletto di politica estera (che annuncia l'invio di 500 soldati per difendere una diga in un paese lontano 5000 chilometri - paese che l'Italia ha contribuito a devastare militarmente per due volte), "La difesa della diga", un più triviale "La difesa della figa"; il cervello opera per vie ancora misteriose: forse speravo, nel mio intimo, che la sinistra, gettata via la maschera dell'ipocrisia e della finzione politica più guitta, si fosse finalmente decisa a una svolta berlusconiana (anche la 'g', in luogo della 'c' - che preferisco - testimoniava a favore del lombardismo). Una svolta che, addirittura certificata dal quotidiano fondato da Antonio Gramsci, avrebbe riappacificato davanti al popolo, senza infingimenti, le due anime - PD e Forza Italia - di quel potere unico che guida la nazione da quasi venticinque anni. E invece ... 

Ancora sotto shock per quell'involontario calembour (mi si comprenda: avevo appena pagato TASI e IMU) sono entrato nello storico negozio di dischi di Roma Nord Ovest, la vecchia Discoland (chi abita nel quadrante Torrevecchia-Boccea-Primavalle, a Roma, capirà). Storico. Comprai lì i miei primi vinili. Un sacrario ricco di decine e decine di scaffali. Vinili. Divisi per genere; e autore. Anche d'importazione. Vinili. Neri, pesanti, larghi. Decine di migliaia di vinili. Migliaia di gruppi e solisti. E poi le musicassette. A centinaia. E strumenti musicali, di ogni sorta. Spartiti. Stereo. Casse. Equalizzatori. Piatti. Testine di ricambio (per un ricordo di Discoland e dei negozi di dischi a Roma: http://isle-of-noises.blogspot.it/2011/10/black-sabbath-beyond-wall-of-spock-1.html).
Discoland. Se amavi la musica andavi lì. Non solo per comprare. Ma per guardare e saziarti. Mirabile mondo!

Lasciamo stare il passato. Ne abbiamo già parlato profusamente.
Negli ultimi quindici anni (o venti) il negozio è cambiato, per così dire.

Sparita la musica. C'è ancora qualche CD, e persino qualche vinile di ritorno, ma il grosso ora è l'oggettistica. Pupazzi. Ciondoli. Profumi. Zainetti. Giochi. Libercoli. Borse. DVD di cartoni animati.
La cosa avvilente è la dozzinalità - assolutamente micidiale - dei materiali. La sciatteria del design; dei caratteri tipografici. La grossolanità pubblicitaria. La goffaggine invasiva del packaging. Fatico a trovare un solo oggetto degno d'essere acquistato. Anche cinque euro sarebbero mal spesi, qui.
Il minuscolo reparto musicale è occupato manu militari dai manifesti di cartone dei soliti straccioni: Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Biagio Antonacci, Jovanotti.

Anche qui a colpire è la mediocrità crassa. Spessa. Si potrebbe affettare.
Mediocrità quale sinolo - per usare un termine colto - fra stupidità e bassa qualità. Fra pastone per maiali e sciatteria. Cretinismo di massa.
Non si può che rimanere ammutoliti. 
Ragazzi: in un paio di decenni ci hanno asfaltato.
Un cancro ci divora.
Il cretinismo di massa. Pietanza grassa da MCDonald's, scemenza assortita, buonismo idiota, ipocrisia, miopia ... un frullato devastante.

Chi ama la musica - tutta - e ancora ricorda cosa rappresentavano questi luoghi sino ai primi anni Novanta non può che andare in depressione.
Si comincia a diventare vecchi quando sorgono le prime nostalgie.
E però quelle ci rimangono, e poco altro.

Giovanni Allevi crede di mimare un cuore, ma, forse (ah, l'inesperienza), mima qualcosa d'altro.
Una diga?

8 commenti:

  1. Guarda tu sei un profeta alla Isaia e fai pure ridere! Buona giornata.

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  2. Ah, i vecchi negozi di dischi! Sarebbe da scriverci un libro.
    Non sono mai andato da Discoland ma ricordo benissimo le volte che, pischellissimo, frequentavo Consorti: una vera caverna di Alì Babà vinilica. Se allora avessi avuto la grana, con gli lp che mi sarei comprato a poche migliaia di lire adesso camperei di rendita vendendoli a peso d'oro su ibbei.
    Poi c'era anche Millerecords....Rock Set a Via Veturia, il tempio della new wave...e il negozio di Viale Libia del quale non ricordo il nome ma che ogni volta che ci passo davanti mi viene quasi da piangere. E anche Ricordi a Piazza Indipendenza; mi ricordo ancora quella volta che vi trovai in offerta il secondo ellepi della Third Ear Band originale d'importazione a un paio di biglietti da mille (lire non euri).
    Tutte queste miniere d'oro col tempo hanno inesorabilmente chiuso lasciandoci, noi vecchi rottami degli anni 70, un po' più soli & tristi.
    Mò vaglielo a raccontà ai ventenni di oggi....
    Certo che se il Corrierino dei pidioti titolava veramente "La difesa della Figa", con magari sottostante foto della boldrini come mamma l'ha fatta, avrebbe guadagnato parecchi punti nella mia considerazione.

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    1. Questo di Via Veturia l'ho mancato, un peccato.
      Adesso è veramente cupa. Non c'è rimasto nulla, se non altro per scambiare quattro chiacchiere.
      Solo uno a Via dei Quattro Venti resiste.
      Io, a bei tempi, andavo in giro con 500 lire in tasca ... se ricordo bene il costo di un biglietto d'autobus.

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    2. Conosco quello di Via dei Quattro Venti anche se è da qualche anno che non ci vado (è un po' distante da dove abito). Ce ne era uno ottimo, Soul Food, anche a Via S.Giovanni in Laterano, ma anche qui è da parecchio che non ci passo...non so se è ancora aperto

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    3. Neanch'io frequento più molto.
      Me ne vado ogni tanto per i mercatini dell'usato: qualche vinile decente si trova ancora, a poco prezzo.

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  3. Fine '70. Un mio amico apre un negozietto di dischi in via Perugia a Pescara o in via Pescara a Perugia (scherzo). Una favola! Io già lavoravo di brutto nella dura edilizia. Questo mio amico andava a volte in pellegrinaggio fin su a Gallarate da Carù alla ricerca dell'introvabile. Quante sere meravigliose passate ad ascoltare ciò che altrimenti sarebbe stato inascoltabile. Quante passioni condivise il sabato mattina. I joy division per fare un nome... Zappa a dismisura per farne un altro. E poi lo scambio e il mercato dell'usato ci riservavano sorprese inestimabili: un esemplare di The Cycle is Complete non note vergate a mano chissà da chi, che ancora conservo; dischi misteriosi dei Third Ear Band recuperati dalle cantine. Con quanta cura si poggiava il vinile sul piatto. Le valvole termoioniche ci restituivano attraverso casse che oggi paiono smisurate un suono sontuoso. Poi la notte naturalmente nella nostra radio (libera) a fare casino in onda con questa colonna sonora. Mi scuso per la prolissità e saluto.

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    1. Un mio cavallo di battaglia è questo: importante il contenuto, ma altrettanto importante il vestimento del contenuto. Un vinile di Third dei Soft Machine è tutt'altra cosa rispetto al CD; e così per i libri.
      Un esemplare dell'Iliade stampato su una buona carta, ottimi caratteri tipografici, cucito, dalla sobria copertina è tutt'altra cosa dall'Iliade editata su brossura dalla Newton Compton. Il contenuto è lo stesso, ma cambia il rapporto fra questo e il lettore.
      Una questione di artigianato.
      Senza artigianato non viene mai generata arte, o passione.

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