Nativi di Columbus, nell'Ohio, i New Bomb Turks non hanno inventato nulla; su di loro non può dirsi nulla di quanto non sia stato già detto su formazioni affini; nonostante le asserzioni contrarie di menti eccellenti la loro musica non stimola granché l'allaccio critico con altri gruppi coevi o anteriori; se anche queste relazioni ci fossero non varrebbe la pena indagarle poiché limitate a qualche riff, ad isolati gesti vocali, ad una predisposizione genetica (o forse geografica: i canaglioni principi del Midwest, MC5 e Stooges, potrebbero tranquillamente ricantare Raw law o Streamline yr skull ).
S'intenda: funzionano. Questo è un grande album, forse il loro migliore, con fucilate strepitose, Scapegoat soup, Snap decision, Ally smile, Defiled, ma ispira pochi panegirici; forse è il caldo umido che non favorisce messe a punto affilate? Il clima, d'altronde, è all'origine delle religioni: caldo secco e desertico chiama il monoteismo, la foresta demoni e folletti, il mare e il gelo il politeismo, quindi … Forse, però, mi sorprendo a pensare, è l'armonia delle sensazioni: la fame rende piacevole la sazietà, la guerra la pace e viceversa: infatti, dopo un'oretta di Yanni si apprezzano anche i più triviali punkettoni; dopo un'orata di Diamanda Galas e Unsane la new age più stolida sembra un residuo delle armonie delle sfere celesti; tuttavia, ascoltare la più stolida new age dopo un'oretta di Yanni tende a smussare le capacità ricettive del cerebro: allo stesso modo giudicare i New Bomb Turks dopo Laughing Hyenas e Pussy Galore è ingeneroso: infatti il coltello della volontà ha perso il filo e non riuscirebbe ad affondare in un panetto di burro. Occorre ripristinare, resettare. Ad un tratto un rimedio balena alla mente ormai ottusa; ecco la ricetta: alzatevi dalla poltrona (o dallo scranno), aprite la prima pagina online di qualsiasi quotidiano, scorretelo per un minuto circa; poi accendete la televisione (digitale terrestre), sintonizzavi su un canale qualsivoglia (preferite quelli esclusivamente pubblicitari): stazionatevi qualche minuto, indi recatevi in bagno e aspergetevi il viso con abbondante acqua fredda, sospirate a fondo affacciati alla finestra, ripensate alle tasse pagate o a qualche cartella esattoriale, ritornate alla poltrona, gettate le cuffie, alzate il volume quanto basta: ecco, adesso i New Bomb Turks funzionano molto meglio, alla grande direi: tutte e tredici le canzoni. La prima parte di questa recensione è, quindi, da evitare. Il volume, alzate il volume! Arrivano i Turchi!
* Eric Davidson, voce; Jim Weber, chitarra; Matt Reber, basso; Bill Randt, batteria.
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