Nella prolusione a Gli assassini della Rue Morgue, in cui viene presentato l'investigatore par excellence, Auguste Dupin, Edgar Allan Poe teorizza la superiorità del gioco della dama rispetto a quello degli scacchi; nel gioco degli scacchi, infatti, essendo “i pezzi dotati di movimenti diversi e bizzarri e di valori diversi e variabili, quello che è soltanto complessità … vien preso per profondità … Nel gioco della dama, al contrario, nel quale la mossa è una sola e non subisce che poche variazioni, le probabilità di inavvertenze sono minori e l'attenzione del giocatore [è] relativamente libera, per cui i vantaggi riportati da questo o da quel contendente si ottengono grazie ad una perspicacia superiore”. In altre parole il giocatore di dama, con un numero ristretto di permutazioni, deve necessariamente rivelare una sagacia maggiore dello scacchista che, inevitabilmente, non può controllare l'altissimo numero di disposizioni possibili; nella dama i giocatori, in virtù del numero di mosse limitate, non possono fare affidamento sulla concentrazione e sulla memoria (richiesta dagli scacchi), ma bensì ad “un abile mossa dovuta a uno sforzo potente della mente”, forse un tranello ordito grazie ad una superiore finezza psicologica.
Allo stesso modo non è possibile che, in campo musicale, si scambi certo complesso sperimentalismo o certa cacofonia deliberata (scacchi) per profonda innovatività e si trascuri e svaluti a priori il manierismo di alcuni autori (la dama) solo perché ritenuti derivativi, già sentiti o semplicemente ossequiosi ad una tradizione?
Nei tre album* dei Baroness (provenienti dalla Georgia e capitanati dal ruggente chitarrista John Baizley) si trovano i più vari spunti ed echeggiamenti (stoner, x-core**, hard rock classico …); non mancano tocchi thrash metal; né vengono risparmiati brevi strumentali acustici d'alleggerimento à la Black Sabbath o incedere da ipertecnici guitar heroes. Niente di nuovo, come detto, ma il centone funziona grazie allo smagliante lavoro di Baizley che, rimaneggiando frusto materiale dejà entendu, riesce a distillare tre opere notevoli e a rivitalizzare i vari generi citati. Non vi è in questo la maggior gloria del giocatore di dama di Poe? Vision, Grad, Wanderlust, Aleph alcune delle punte creative.
Se i Baroness avessero costruito un paio di pezzi davvero mainstream sarebbero da tempo su MTV e Rolling Stone, indecisi su come investire i numerosi sacchi di dobloni e talleri raccolti.
Allo stesso modo non è possibile che, in campo musicale, si scambi certo complesso sperimentalismo o certa cacofonia deliberata (scacchi) per profonda innovatività e si trascuri e svaluti a priori il manierismo di alcuni autori (la dama) solo perché ritenuti derivativi, già sentiti o semplicemente ossequiosi ad una tradizione?
Nei tre album* dei Baroness (provenienti dalla Georgia e capitanati dal ruggente chitarrista John Baizley) si trovano i più vari spunti ed echeggiamenti (stoner, x-core**, hard rock classico …); non mancano tocchi thrash metal; né vengono risparmiati brevi strumentali acustici d'alleggerimento à la Black Sabbath o incedere da ipertecnici guitar heroes. Niente di nuovo, come detto, ma il centone funziona grazie allo smagliante lavoro di Baizley che, rimaneggiando frusto materiale dejà entendu, riesce a distillare tre opere notevoli e a rivitalizzare i vari generi citati. Non vi è in questo la maggior gloria del giocatore di dama di Poe? Vision, Grad, Wanderlust, Aleph alcune delle punte creative.
Se i Baroness avessero costruito un paio di pezzi davvero mainstream sarebbero da tempo su MTV e Rolling Stone, indecisi su come investire i numerosi sacchi di dobloni e talleri raccolti.
* In First and second si raccolgono i primi due EP.
** La x sta per grind, hard, post …
Nessun commento:
Posta un commento