domenica 7 agosto 2011

B.A.L.L. - Hardball (1990)


J
ay Spiegel (batteria), Don Fleming (chitarra) e Mark Kramer (basso)* costituiscono, ad onta dei nomi coinvolti, uno dei gruppi più misconosciuti della fine degli Ottanta.

D
on Fleming era reduce dall’esperienza dei Velvet Monkeys in cui tentava di riesumare bizzarramente certo pop psichedelico dei Sessanta; Mark Kramer, noto come Kramer, hippie e libertario, in attesa di divenire il santone dell’underground di New York, poteva già annoverare collaborazioni disparate: Eugene Chadbourne, John Zorn, Butthole Surfers e, soprattutto, Ann Magnuson con cui, a nome Bongwater, partorì almeno un capolavoro.
I
l disco, il loro quarto, è il trionfo di Don Fleming. Può sommariamente dividersi in due parti: la prima è composta da cinque rock ‘n’ roll scatenati la cui struttura basica è già corrosa dalla sua chitarra acidissima; la seconda da una suite articolata in cinque tracce strumentali in cui Fleming si lancia come un piromane in un fienile. In tutte egli non stacca mai la presa; le attraversa come un fulmine globulare impazzito che ustiona tutto ciò che lambisce. La coda R.I.P., che funge da sesta parte della jam, fu davvero l’epitaffio del gruppo, già scioltosi quando il disco usciva nei negozi.
La versione in CD arricchisce questo campionario con otto brani, sette da Period (1987) e uno da Bird (1988). Di queste solo Caveman, con le sue percussioni selvagge, e l’incedere implacabile di I can never say possono coesistere con i pezzi dell’Hardball LP. Gli altri sono episodi minimi, seppur brillanti (Always, The French), di poco più d’un minuto, incapaci di spingersi oltre lo spunto.

* Nei primi tre album figurava come secondo batterista David Licht, sodale di Kramer.

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