martedì 30 agosto 2011

Doldrums - Secret life of the machines (1995)


Justin Chearno (chitarra, dai Pitchblende), Bill Kellum (tastiere e chitarra, proveniente dai Rake), e il batterista Matt Kellum, fratello di Bill, diedero vita, alla metà dei Novanta, ad una delle più apprezzabili varianti della musica cosmica.
I Doldrums rinunciano, diversamente dai gruppi elettronici o da alcuni maestri dei Settanta, alla composizioni avvolgenti e antigravitazionali in cui è impossibile discernere punti di riferimento. Ciò avviene, oltre che per l’impiego di strumenti tradizionali e per l’assenza di campionamenti, grazie all’uso della batteria che impone inevitabilmente una linearità unidirezionale. In Weird orbits, ad esempio, dapprima echeggiano le risonanze dei “vacant interstellar spaces”*, minacciosi ed incombenti, poi l’irrompere delle percussioni dirada l’intensità dell’aura atemporale ed istrada il tutto verso una jam cosmica che si scioglie via via nelle atmosfere iniziali; Colossal scissors vanta una struttura simile: i galattici rumori di fondo, indistinti e sospesi, sono via via scanditi e temporalizzati dalla batteria che accresce e guida il ritmo verso uno straordinario crescendo.
Le restanti due tracce sono dissimili: Prog epilogue, introdotta dal probabile rumore di un tagliaerbe (!), esplode inusitatamente con un indiavolato duetto frippiano di Kellum e Chearno; nella bellissima Knife, Spoon, Zug, anch’essa vagamente crimsoniana, la linearità propria della ballata è interrotta da divagazioni e dissonanze che ne arricchiscono l’andamento freddo, ma perfetto.
Con HTMLosers si ritorna alle atmosfere dei primi due brani (ed allo stesso minutaggio, 15 minuti): sono le chitarre ora a dominare, inizialmente tese e sostenute; poi, allo spegnersi del ritmo, esse si riducono ad isolati raschi e fruscii; quindi gli strumenti tacciono, s’avverte il battere della pioggia, lo sgocciolio delle gronde, i rimbombi di un temporale che s’allontana.       
Preparatorio ai susseguenti e più complessi Acupunture, Feng Shui e Desk trickery, il disco d’esordio dei Doldrums, pur rientrando nell’ormai lasca categoria del post-rock, si distingue per la varietà dell’ispirazione e la semplicità dei materiali ad essa sottesi.

* T.S.Eliot, I quattro quartetti: East Coker, 1940


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