I tempi sono gravidi di sciagure: “i cieli, sconvolti per l’azione dell’uomo, minacciano questo sanguinoso teatro!”*; la città di Columbia (Missouri)**, e l’intero Midwest americano sono stati polverizzati da un attacco nucleare. Un gruppo di superstiti si aggira fra paesaggi sbriciolati e radioattivi, reperti anacronistici e razze mutanti; l’insorgere di nuovi culti post-atomici sostituisce le vecchie credenze ormai inservibili e fraudolente.
L’anno è l’ominoso 2012 (i Warhammer lo stampano sin sulla grancassa) ed An ethereal oracle, suddiviso in nove pezzi senza titolo, è il resoconto sonoro di queste immaginarie cronache del dopobomba. 1 esordisce con un annuncio radio in cui un militare, come in un film di George Romero sui risorgenti, rende conto della situazione; la trasmissione è presto soffocata dalle urla dei superstiti mentre la sezione ritmica entra e comincia a menare randellate. In 2 il cantato viene progressivamente insidiato e quindi soverchiato dalla chitarra per poi improvvisamente ricomporsi e spegnersi nei suoni di un paesaggio palustre; ma è un’illusione: un micidiale giro di basso introduce e sostiene il potente strumentale 3 che, a sua volta, apre la strada a 4, forse la traccia rivelatrice della versatilità di questo gruppo: la linearità quasi progressive dell’inizio è sconvolta dalle distorsioni chitarristiche che, scombinando le carte e velocizzando il tutto, porta al collasso la canzone sino al sabba finale con urla dannate alla Khanate.
5 è l’intelligente cesura che, al netto di un inizio noise, consente di ripigliare fiato. 6 si struttura in modo anzidetto: l’andamento regolare e caratterizzante viene spezzato sino al deragliamento risolto in distorsioni e gorgoglii. 7 vanta, come contrassegno, rimbombi di basso e percussioni: sostrato di un breve concerto da camera per sega circolare; 8 è la traccia monotona del disco, mentre 9, come di consueto, vede il ritmo accelerare in un vortice di riff sino alla brutale cesura.
L’univocità dell’ispirazione garantita dall’idea di fondo consente ai Warhammer 48K di poter variare, all’interno del singolo pezzo, i toni più prevedibili e bruciare, quindi, la trita aspettativa di genere (come in 4 e 6). Il progetto parallelo Cave, con la restaurazione di certo progressive lineare alla Neu, in special modo nell’eccellente Pure moods, confermerà tale ammirevole predisposizione all’eterodossia.
* Macbeth, II, 4
** Terra d’origine dei Warhammer 48K.
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