martedì 13 maggio 2014

Nurse With Wound list vol. 35 (Plastic People of the Universe/Poison Girls/Pôle/Pop Group/Michel Portal-John Surman-Barre Phillips-Stu Martin-Jean-Pierre Drouet/Bomis Prendin)

NWW list vol. 35. Plastic People of the Universe

208. Plastic People of the Universe (Cecoslovacchia) - Egon Bondy's Happy Heart Club Banned (1978). Attenzione: i Plastic People si formano dopo l’invasione sovietica del 1968 (mente del gruppo: il bassista Hlavsa) sotto l’egida artistica del poeta Ivan Jirous (sorta di Andy Warhol ceco: i Plastic erano, infatti, devoti ai Velvet Underground); traggono il proprio nome da Plastic people, brano d’apertura di Absolutely free di Frank Zappa; il titolo lo trafugano, ovviamente, al Sgt. Pepper’s dei Bitolz sostituendovi il nome di Egon Bondy, eccentrico poeta surrealista praghese, studioso marxista in polemica sia con il totalitarismo sovietico che con le strutture capitaliste mondiali; in fundo: i Plastic furono osteggiati dal partito comunista cecoslovacco che gli ritirò la licenza nel 1970: il disco fu, perciò, registrato in Francia … Serve altro? Egon Bondy è un capolavoro; esso spazia con forza bislacca fra raucedini beefheartiane, arieggiamenti del primo Zappa, sfiati di sassofono, inserzioni acide di violino: un fondo underground e notturno (ascrivibile anche al loro esilio artistico) dona un fascino costante a tutta l’operazione. Da ascoltare subito. Josef Janíček, chitarra, tastiere, vibrafono; Vratislav Brabenec, sassofono, clarinetto; Jiří Kabeš, chitarra, violino, theremin; Milan Hlavsa, basso; Jaroslav Vožniak, batteria.

209. Poison Girls (Gran Bretagna) - Hex (1979). A quarant’anni suonati la milfettona Frances Sokolov vede i propri figli adolescenti (un maschio e una femmina) suonare con due distinti gruppi punk. E cosa fa? Li manda dallo psicologo? Aspetta disperata la menopausa? Macché, mette su una propria band dove sferraglia rauca il proprio anarco-femmminismo col nom de plume Vi Subversa. 
Complici politico-ideologici sono i Crass; il disco, quindi, più che verso gli sbeffeggiamenti anglosassoni, al cui fondo residua un compiacimento teppistico per l’infrangimento della morale corrente, inclina potentemente verso le ruvidezze hardcore oltreatlantiche, tanto punk da ignorare il punk. Marciapiede opposto a Clash e compagnia; un caposaldo. Vi Subversa, voce, chitarra; Richard Famous, voce, chitarra; Bernhardt Rebours, basso; Lance D'Boyle, batteria; Eve Libertine, voce.

210. Pôle (Francia) - Kotrill (1975). Disco oscurissimo, sorto dalla collaborazione di tre sperimentatori elettroacustici. Opera che, in virtù dell’appartenenza alla NWW list, e di tale irrilevanza commerciale, ha assunto, nel tempo, statuto leggendario. Non del tutto usurpato, tuttavia; loop, saliscendi elettronici, frequenze intergalattiche, gong ominosi, e la lunga sequenza purgatoriale di Villin-gen (21’00’’), esornata da sgocciolii à la Neu!, formano un impasto retro al cui fascino è impossibile sottrarsi. Da ascoltare. Daniel Bodon, Paul Putti, Thierry Aubrun, elettronica.

211. Pop Group (Gran Bretagna) - Y (1979). Ecco Webbaticy: “Devo confessare che ci ho messo un po' di tempo a riconoscere il valore di questo gruppo pop ... ma col passare del tempo ho iniziato ad amarlo, senza riserve. Non serve raccontare molto di Y, è un po' uno di quei dischi dei quali si è parlato e scritto così tanto e così profondamente che non ritengo di dover aggiungere un granché. Mi sento solo di riconoscere l'immensa valenza artistica di una voce come quella di Stewart, un pazzo delirante che canta come uno strumento aggiunto, soltanto che non assomiglia a nessun ferro/legno/avorio di mia conoscenza … Y è un monumento non solo della new-wave (lo affiancherei a Soldier talk dei Red Krayola), ma un po' di tutto il free-rock”. Non aggiungo altro. Mark Stewart, voce, chitarra; John Waddington, chitarra; Gareth Sager, tastiere, sassofono; Simon Underwood, basso Bruce Smith, batteria.

212. Michel Portal/John Surman/Barre Phillips/Stu Martin/Jean-Pierre Drouet (Francia/Gran Bretagna/Stati Uniti) - Alors!!! (1970). Ascritto al solo Michel Portal (metà composizioni portano la firma di Phillips), il disco è, invece, un’opera a più mani che prende le mosse dal free jazz più classico per inoltrarsi nei territori dell’avanguardia elettroacustica. Portal e Drouet collaboreranno nel progetto consimile New Phonic Art 1973 (NWW186). Michel Portal, sassofono, clarinetto; John Surman, sassofono, clarinetto; Barre Phillips, basso; Stu Martin, batteria; Jean-Pierre Drouet, percussioni.


213. Bomis Prendin (Stati Uniti) - Test (1979). Si parte scanzonati con il pop di Rastamunkies, si piega subito verso la psichedelia slabbrata di Artemia salinas, quindi si aprono inopinate le porte del manicomio elettronico: giustapposizioni, loop, interferenze, cacofonie, segnali radio vomitati nella cisterna vuota dell’insensatezza (Umbral vectors). Voce e chitarra fanno capolino ancora con 2%,  poi di nuovo l’abisso. Gran finale con il pop deviante di Auto-acupuncture. Da ascoltare. Bomis Prendin, voce, tastiere, percussioni, nastri; Miles Anderson, voce, chitarra; Hungry "Isaac" Hidden, voce, basso; Candee, effetti sonori; Corvus Crorson, effetti sonori.





3 commenti:

  1. I Plastic People mi hanno risolto la giornata. Mi sembrano dei Pere Ubu della Mitteleruropa.

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  2. Alla fine della lista dovrai riaggiornare la classifica top 100.

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  3. Sarà un peccato arrivare in fondo: all'inizio contai un'ottantina di dischi noti, meno di un terzo. Finora Modry Effekt, Magical Power Mako, Lard Free, Moolah, Guru Guru sono ottimi candidati.

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