martedì 27 maggio 2014

Black Flag - Everything went black (1983; recordings 1979-1981) ovvero: welfare e hardcore


I Black Flag SENZA Henry Rollins (sopraggiungerà nel 1981), ma con Greg Ginn (autore di tutti i brani e già manipolatore d'una sei corde catarrosa e trascinante) e Dez Cadena ... già si intuisce tutto. Il punk europeo è una cosa, l'hardcore americano un'altra. Come dire: due popoli divisi da una sola lingua. Il punk si compiace del mondo sottosopra e della provocazione sistematica al perbenismo della classe media (che include il pubblico del punk): una pulsione bruciante e anarchica, ma attutita dal materasso dello stato sociale e risolta spesso in un anelito comune: nazionale, sociale, latamente identitario (If the kids are united!), a volte addirittura giocoso ed esibizionista; negli Stati Uniti, invece, il frontismo è assoluto e, soprattutto, portato a livello individuale con scarsi riferimenti alla mediazione politica (partiti, sindacati, movimenti) anche nei gruppi che potremmo ascrivere, con molta cautela, alla sinistra (Fugazi, Dead Kennedys); la potenza d'urto è fenomenale, irriducibile: essa conferma, peraltro, cosa sia il vero rock da quelle parti: una forma d'arte non popolare, in diretta contrapposizione con i miti fondativi della propria stessa nazione ... una partita a poker che ha la posta più alta: la propria vita ... Ricordate cosa risponde il killer Chiguhr (No country for old men) al proprietario del drugstore che gli chiede cosa si sta giocando? Tutto, gli risponde ... e ci si gioca tutto, in una sorta di ansia distruttiva ... individuo contro Moloch statale: con il corollario clinico di tale scontro impari e fatale: depressione, brutalità, afasia, nichilismo, droga, autolesionismo ... tutti quei condimenti psicologici che insaporiscono le più abissali produzioni sonore della terra di Colombo (Swans, Type 0 Negative, Cop Shoot Cop, ad esempio, fra le migliaia). Essere un fallito in Gran Bretagna o Italia porta il sussidio di disoccupazione o i cento euro della famiglia; in America la vergogna ideologica e il dissolvimento nelle zolle di una terra sempre più straniera. Basta leggere Grapes of wrath.
Presto anche noi godremo di questi trattamenti privilegiati ... il pensiero unico cola giù da Hermosa Beach sino a Modena, Roma e Napoli ... i nostri governanti sono chiari: più Europa e più Stati Uniti d'Europa, questa la sfida della postmodernità. Sindacati, partiti, associazioni sono già stati distrutti. Anche noi deliberemo, perciò, il gusto ineguagliabile del disorientamento, della solitudine, dei parcheggi di roulotte ... case di cartone, espulsione dalla catena sociale, istruzione pressapochista ... il welfare unifica troppo, bene ridurlo con il mantra dell'efficienza ...
Di questo passo prevedo la nascita di bei gruppetti hardcore italiani di qui al 2020; e pongo una domanda che mi sta a cuore: l'arte genuina, dirompente, ha bisogno del disagio sociale? Dell'insicurezza, della malattia? Non saremo diventati troppo morbidi, rispettosi, caldi, pasciuti, viziosi, concessivi verso un potere che ci ricatta minacciando il poco che abbiamo (parva sed apta mihi, il nostro caldo cantuccio borghese)? Non necessitiamo di ingiustizia? D'un tiranno che ci opprima e tiri fuori il meglio di noi stessi - odio finalmente - e una volontà che non si piega poiché non ha nulla da perdere?

6 commenti:

  1. “L’arte genuina, dirompente, ha bisogno del disagio sociale?” Be’, caro Vlad, a giudicare dal voto delle europee, dubito che gli italiani percepiscano realmente il disagio sociale. A giudicare dal voto delle europee, ho scritto? Errore: a giudicare dai voti degli ultimi 78 anni, volevo dire. Il fatto è che troppo morbidi, rispettosi, ecc., non lo “siamo diventati”, lo siamo sempre stati. L’italiano medio(cre) non è essere da rivoluzione, da cambiamenti. È paesano e provinciale, spesso bigotto, figlio del buonismo d’accattonaggio. Democristiano. Oppresso felice, schiavo consapevole. Assuefatto alla vessazione, al venire a patti con gli abusi di potere: “tengo famiglia.” Si batte per i privilegi, non per i diritti. Vive tra parrocchie pedofile e sagre di paese narcotizzanti. Omologato, conforme: si adegua all’andazzo. L’italiano è calcio, c***o, f**a e tette. Pronto a menare le mani, se non peggio, per un torto arbitrale – fa spallucce e allarga le braccia davanti alle nefandezze sociali, civili e politiche: “eh, ma tanto, cosa ci vuoi fare, comandano loro.” Ha il suo orticello: gli basta quello. È melodrammatico e commediante. Pacione: viva i tarallucci e vino. L’italiano è ancora quello del “l’ha detto il dottore.” Quello dei Ligabue e dei Jovanotti, dei Max Pezzali e dei Modà. Affetto da leccaculismo endemico, guidato dalla paura e dal sospetto. Preferisce la comodità della prigione alla dolorosa (e faticosa) conquista della libertà. Questa è l’Italia della Gazzetta dello Sport, dei filosofi da bar, dei sofisti da bocciofila, degli oratori e dei boy scout. Questa è l’Italia del “meglio un uovo oggi che una gallina domani.”
    Perdonami lo sfogo, la lunghezza: vorrei dire ancora di più. Non posso. I Black Flag rievocano in me battaglie di gioventù, ferite che ancora sanguinano… Sì, probabilmente hai ragione: nasceranno gruppetti hardcore da qui al 2020. Ma moriranno non appena si troveranno a fare i conti con un paese che ti impone la mediocrità come condizione necessaria alla sopravvivenza. Perché qui, o diventi una pecora del gregge, o ti sbranano i lupi. Che il più delle volte sono quelli che credi amici.
    Grandissimo post, Vlad, grandissimo post…

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    1. Mi unisco al disgusto.
      Stavolta, però, c'è una novità: ci siamo imbarcati verso la meta 'disastro pilotato'.
      Chi ha qualcosa teme di perderla e fa tutto per tenersela, compreso lo stare zitto di fronte al potere e all'ingiustizia.
      È quando non hai più niente che cominci ad affilare i pugnali.
      Lì ci stiamo recando.

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    2. L'arte ha bisogno di disagio? Si, secondo una visione romantica di arte e artista, senz'altro non distante dalla realtà. Ma non solo: Michelangelo aveva anche bisogno di un vasto soffitto da affrescare, a Dostoevskij poteva anche bastare i suoi demoni, qualche foglio e una penna... almeno per la produzione artistica. Perchè credo che sia importante tenere distinte la produzione dalla diffusione che sono fasi differenti in mano a persone differenti; e allora anche Dostoevskij ha bisogno del suo editore. Ma è una cosa che riguarda la cultura in generale. La produciamo, ok, ma poi...?
      Non so nemmeno se in Italia sia impensabile una scena hardcore; probabilmente avrebbe diffusione più complicata della produzione, ma del resto il Rock è UNO dei linguaggi (musicali) attraverso cui esprimere contestazione; forse in Italia, anche in tempo passato, hanno reso meglio altri linguaggi (il fumetto, la canzone popolare, il teatro...). Io sono sempre convinto che per trovare un buon spirito rock (che non è necessariamente buona musica) nel 2014 si debba guardare a Sud e a Est (ex URSS, paesi islamici...) dove ci siano ancora scarti generazionali importanti, evidenti e irrisolti. Poi qualcuno potrà dire: ma ci sono anche in italia! Si però, qui abbiamo 3 TV in ogni appartamento, 2 PC e 1 automobile a testa, il disagio alla fine si ammorbidisce...

      Torno in ambito strettamente legato al post per dire bravi! ai Black Flag, e per dire che per esempio uno come Rollins, che può piacere o meno, però è un artista con una visione, idee personali e personale modo di esprimerle. Da fuori non sempre si vedono queste "differenze" rispetto ad altri cantanti/musicisti/band; il primo sguardo non basta mai del tutto.
      Ciaoooo

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    3. Ci sono molti spunti interessanti. Vedrò di approfondirli.

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  2. Grande post (e commenti eccellenti che rifiniscono il quadro alla perfezione) non c'è molto altro da aggiungere...
    I Black Flag erano in trincea, ha causa delle loro idee e dei loro messaggi hanno passato più tempo in carcere che sui palchi.
    In Italia abbiamo già avuto la nostra grande stagione hardcore/punk a partire dalla prima metà degli anni 80. Quella scena e quei gruppi sono entrati nella storia (Negazione, Raw Power, Indigesti, Wretched..) al pari di quelli americani e inglesi.
    Ma l'Italia di adesso è ancora peggio di quella di quel periodo. La nostra è l'unica nazione europea dove la BCE, la Merkel, la troika (e quei gran figli della stessa) ottengono un consenso quasi all'unanimità...ci si vende il culo per 80 euro.
    Ognuno ha quel che si merita.
    Il nostro "non è un paese per rivoluzionari."
    Ancora complimenti per il post e il bellissimo blog.
    Un saluto.

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    1. Grazie.
      Cercherò in futuro di delineare una storia dell'hardcore italiano.
      Ultimamente sono usciti un paio di bei libretti.

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