Reduce dai Fairport Convention, Richard Thompson fu l'unico di quell'ensemble storico, unitamente all'eccezionale Sandy Denny, a rilevare artisticamente negli anni successivi (registrarono assieme il primo lavoro di Thompson, Henry the human fly).
Entrambi, Thompson e la Denny, con scarso successo di critica, ma con un gruppo inossidabile di fedeli, che intravedevano in quei due scampati una purezza d'ispirazione rara.
Richard Thompson unì, peraltro, dal 1972 ai primi Ottanta, i suoi destini a quelli di Linda Pettifer, sua compagna anche nella conversione al sufismo, il misticismo esoterico di derivazione islamica.
La conversione, ovvio, non influì sulla musica; fu la personalità di Thompson, dolente e languida, e già formata, ad accedere a quella pratica religiosa: le canzoni (troverete parecchi capolavori) di Thompson costituiscono un paesaggio dell'anima che trova oggettivazione in un folk esistenziale e fatalista a cui il cantato cristallino di Linda e la fisarmonica di John Kirkpatrick donano un coronamento atmosferico ulteriore.
Ma sono la voce e la chitarra di Thompson a costituire il nerbo di queste tracce: perché Thompson è un grande chitarrista, tanto più apprezzabile in quanto sfuggente dai riflettori dell'assolo pieno. A volte si limita a far tintinnare lo strumento, altre disperde l'esecuzione lungo tutto il fronte sonoro del brano, limitandosi a gestirla sottopelle: solo nei live essa risalta ineludibile eppure, anche qui, a scappare dall'applauso riservato ai virtuosi: l'eccezionale Night comes in, da questo punto, è indicativa.
Calvary Cross, I want to see the bright lighs tonight, The great Valerio, A sailor's life, Can't win, I still dream: c'è tanto da scoprire, tanto da amare.
"c'è tanto da scoprire, tanto da amare." Impossibile non essere d'accordo con te.
RispondiEliminaTutto molto bello. Amo molto i Fairport e i Pentangle. Grande Thompson in Night Comes In: 12 minuti di chitarra suonata veramente con classe!
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