I Melvins, da Aberdeen, Washington State, (Buzz Osbourne, voce, chitarra; Dale Crover, batteria; Matt Lukin, basso, sostituito da Lori Black, Mark Deutrom, Kevin Rutmanis …) sono sempre fonte di grave imbarazzo; con loro la parzialità aumenta a dismisura. Quando occorre compilare un florilegio del 'loro meglio' l'imbarazzo di cui sopra diviene addirittura paralizzante: infatti ogni disco pare coincidere con il 'loro meglio'.
Naturalmente esagero.
Il fatto, incontrovertibile e, questo sì, imbarazzante, è che i Melvins sono simpatici. Simpatia: una categoria abbastanza inservibile nella critica, si dirà; e tuttavia, uno dei maggiori analisti della letteratura italiana, il filologo Gianfranco Contini, uomo serissimo, dalla prosa implacabile e terroristica, asserì che Matteo Maria Boiardo (1441-1494), il poeta cavalleresco ferrarese, era, udite!, “simpatico”. Ipse dixit: non ci esimeremo dall'usare, quindi, tale categoria impalpabile; anzi, forti di tale retroterra culturale, osiamo dire: i Melvins ci piacciono perché sono simpatici e lo sono:
perché da ventisei anni continuano ancora a trapanare timpani;
perché non hanno mai ceduto di un decibel a qualsiasi lusinga;
perché hanno influenzato quasi tutti i gruppi influenzabili;
perché hanno un batterista che aborre sistematicamente il quattro quarti;
perché la copertina col cucciolo a due teste è davvero molto simpatica;
perché si mangiano vivi tutti i best seller del grunge;
perché hanno avuto come bassista la figlia sciroccatissima di Shirley Temple;
perché sono amici di Jello Biafra;
perché sono amici di Jello Biafra;
perché hanno esaurito tutte le definizioni (sludge, slowhardcore, grunge-metal …);
perché Hog leg ha un inizio esilarante;
perché King Buzzo, un soldo di cacio coi capelli ravviati dall'aspiratutto, ha distorto ogni accordo potenzialmente distorcibile generando un Godzilla sonoro oltre il quale c'è solamente la sperimentazione e dietro cui si trovano solo i Black Sabbath che, a loro volta, ci stanno simpatici assai.
Questo che segue è il loro meglio di dieci anni, pesantissimo, e distillato, come conviene, molto lentamente.
Concordo più o meno su tutto, anche se sono sempre stati un po' incontinenti ed autoindulgenti, ma se lo potevano permettere.
RispondiEliminaE soprattutto concordo su Crover, uno dei migliori batteristi degli ultimi 25 anni: l'ho visto dal vivo una volta e sono rimasto esterrefatto.
Le ultime prove, quelle degli anni Duemila, sono state davvero di maniera; però il loro disco peggiore è migliore del meglio di Nickelback, Puddle of Mudd e simili.
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