Progetti del chitarrista marchigiano Antonio Bartoccetti, Jacula e Antonius Rex sono una delle più clandestine e bizzarre infiorescenze del rock italiano.
L'estrema marginalità della produzione, le vendite inesistenti, il rifiuto di esibirsi dal vivo, i recitativi da liturgia nera, il latinorum, hanno creato un culto prima ancora che l’opera fosse concretamente conosciuta dal pubblico e vagliata dalla critica; questo corpo già indistinto venne poi avvinto da catene di edere velenose ovvero da un’aneddotica varia e tenace che, se ha contribuito a rinfocolare la fama maledetta dei Nostri, d’altra parte ha reso opaca, almeno ad una filologia più superficiale, l’analisi della loro prima produzione, la più famigerata**. A questo si aggiunga che il suono originale degli album, almeno quello di In cauda e Neque, fu surrettiziamente rimaneggiato a metà degli anni Ottanta quando fu editato in CD e poi, conseguentemente, riversato nelle nuove edizioni viniliche; tali aggiornamenti importano, ad ogni modo, solo per la valutazione storica del gruppo, comunque originale, più che per quella strettamente estetica.
In cauda semper stat venenum ricrea, attraverso la recitazione ossessiva di liriche oblique sopra estesi tappeti d’organo da chiesa, certa ingenua atmosfera degli Hammer movies inglesi o dei gotici italiani allora in voga (il migliore d’essi, La maschera del diavolo di Bava, è del 1968); la materia, ammesso che fosse partorita nel 1969, è davvero monotona e povera; più indovinati, invece, sia gli aggressivi inserti chitarristici di Bartoccetti che lo scandire delle percussioni (entrambi probabilmente aggiunti o rielaborati in pieni anni Ottanta), specialmente in Triumphatus sad e Veneficium. Da tale costruzione non si distacca il successivo Tardo pede in magiam versus, che, infatti, ha la sua punta di diamante proprio nell’episodio meno caratterizzante, U.F.D.E.M., sorta di denuncia ecologista ed antiplutocratica declamata in toni beat dalla Norton in versione Patty Pravo. Jacula valzer, tema che pare estirpato da una delle tante commedie italiane del periodo (soprattuto a tema soft-horror), fa sorgere il sospetto che sia il cinema e non l’esoterismo la maggior fonte d’ispirazione di Bartoccetti.
Con Neque semper arcum tendit rex si assiste ad un certo salto di qualità del gruppo: Antonius Rex fatica a liberarsi dalle ragnatele spray e dalle rovine di polistirolo degli album precedenti (come nel cascame Devil letter), ma, nei restanti episodi, le percussioni di Goodman, le tastiere di Doris Norton (anche al piano) e il tetragono incedere metal della chitarra rendono profondità alle cruente invettive antimoderniste di Bartoccetti contro l’asservimento al denaro, la violenza verso la natura, l’appiattimento indotto dalla televisione, il disseccamento spirituale; i testi, pur oscuri e stilisticamente farraginosi, rimangono un tratto distintivo essenziale per una delle prime produzioni progressive-dark italiane finalmente dignitose e curate.
Caso tipico di alcuni gruppi minori dei Settanta, in cui l’avventurosità della carriera discografica e la scarsa conoscenza del materiale registrato alimentano fin troppe sopravvalutazioni, gli Jacula/Antonius Rex possono, tuttavia, ostentare una coerenza musicale e tematica pluridecennale, tanto più ammirevole quanto più difficile da sostenere, almeno in Italia.
* Jacula (Antonio Bartoccetti, voce, chitarra; Doris Norton alias Fiamma dello Spirito, voce, violino, flauto; Charles Tiring, tastiere); Antonius Rex (Antonio Bartoccetti, voce, chitarra; Doris Norton, voce, tastiere; Albert Goodman, batteria)
** Aneddotica: registrazione del primo album in una chiesa sconsacrata; il ricorso al medium Franz Parthenzy di cui si rielaboravano i messaggi ultraterreni; l’occultista Asmodeo; l’esuberanza venerea di Tiring à la Aleister Crowley; il logo ‘Jacula’ identico a quello del fumetto horror-softcore omonimo (il 1969, anno di In cauda sempre stat venenum fu anche quello di pubblicazione di tale strip che, pare, regalasse punti buoni per l’acquisto del disco); la donazione di parte delle copie invendute a sette religiose, la morte prematura di Goodman …
** Aneddotica: registrazione del primo album in una chiesa sconsacrata; il ricorso al medium Franz Parthenzy di cui si rielaboravano i messaggi ultraterreni; l’occultista Asmodeo; l’esuberanza venerea di Tiring à la Aleister Crowley; il logo ‘Jacula’ identico a quello del fumetto horror-softcore omonimo (il 1969, anno di In cauda sempre stat venenum fu anche quello di pubblicazione di tale strip che, pare, regalasse punti buoni per l’acquisto del disco); la donazione di parte delle copie invendute a sette religiose, la morte prematura di Goodman …
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