"Forse la terra è l'inferno di qualche altro pianeta" (Aldous Huxley)
J. L. Borges, Lo specchio degli enigmi: "Un versetto di San Paolo (1 Cor, 13, 12) ispirò Léon Bloy. "Videmus nunc per speculum in aenigmate: tunc autem facie ad faciem. Nunc cognosco ex parte: tunc autem cognoscam sicut et cognitus sum" ... Cipriano de Valera [traduce]: "Ora vediamo attraverso uno specchio, nell'oscurità; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte; ma allora conoscerò come sono conosciuto" ... Cipriano de Valera (e Léon Bloy) [si riferiscono] alla nostra visione generale.
A quanto ne so, Bloy non dette alla sua congettura una forma definitiva. Sparse per la sua opera frammentaria (nella quale abbondano, come tutti sanno, la lagnanza e l'ingiuria), ci sono versioni o facce distinte. Eccone alcune, che ho tratto dalle pagine clamorose di Le mendiant ingrat, di Le Vieux de la montagne e di L'invendable. Non credo di averle esaurite: spero che qualche specialista in Léon Bloy (io non sono tale) le completi e le rettifichi.
La prima è del giugno del 1894. La traduco così: "La frase di san Paolo: Videmus nunc per speculum in aenigmate è come un lucernario dal quale immergersi nell'Abisso vero, che è l'anima dell'uomo. La paurosa immensità degli abissi del firmamento è un'illusione, un riflesso esteriore dei nostri abissi, percepiti in uno specchio. Dobbiamo invertire i nostri occhi ed esercitare un'astronomia sublime nell'infinito dei nostri cuori, per i quali Dio volle morire ... Se vediamo la Via Lattea, è perché esiste veramente nella nostra anima".
La seconda è del novembre dello stesso anno. "Ricordo una delle mie idee più antiche. Lo Zar è il capo e il padre spirituale di centocinquanta milioni di uomini. Atroce responsabilità che è solo apparente. Forse non è responsabile, davanti a Dio, che di pochi esseri umani. Se i poveri del suo impero sono oppressi durante il suo regno, se da questo regno derivano catastrofi immense, chi sa se il servo incaricato di lustrargli gli stivali non è il vero e solo colpevole? Nelle disposizioni misteriose della Profondità, chi è veramente Zar, chi è re, chi può vantarsi di essere un semplice servo?".
La terza appartiene a una lettera scritta in Dicembre: "Tutto è simbolo, anche il dolore più lacerante. Siamo dormienti che gridano nel sonno. Non sappiamo se la cosa che ci affligge non sia il principio segreto della nostra gioia futura. Vediamo ora, afferma san Paolo, per speculum in aenigmate, letteralmente: 'in enigma per mezzo di uno specchio' e non vedremo in altro modo fino alla venuta di Colui che è tutto avvolto da fiamme e che deve mostrarci tutte le cose".
La quarta è del maggio del 1904. "Per speculum in aenigmate, dice San Paolo. Vediamo tutte le cose al rovescio. Quando crediamo di dare, riceviamo, ecc. Allora (mi dice una cara anima angustiata) noi stiamo in cielo e Dio soffre sulla terra".
La quinta è del maggio del 1908. "Terrificante idea di Giovanna, a proposito del testo Per speculum. I godimenti di questo mondo sarebbero i tormenti dell'inferno, visti al rovescio, in uno specchio".
La sesta è del 1912. In ciascuna delle pagine di L'anima di Napoleone, libro il cui proposito è decifrare il simbolo Napoleone, considerato come precursore di un altro eroe - uomo e simbolico anche lui - che sta nascosto nel futuro. Basterà citare due passi. Uno: "Ogni uomo è sulla terra per simboleggiare qualcosa che ignora e per realizzare una particella, o una montagna, dei materiali invisibili che serviranno per edificare la Città di Dio". L'altro: "Non c'è sulla terra essere umano capace di affermare chi egli sia, con certezza. Nessuno sa che cosa è venuto a fare in questo mondo, a che cosa corrispondono i suoi atti, i suoi sentimenti, le sue idee, né qual è il suo nome vero, il suo imperituro Nome nel registro della Luce ... La storia è un immenso testo liturgico nel quale le iota e i punti non valgono meno dei versetti o dei capitoli interi, ma l'importanza degli uni e degli altri è indeterminabile e sta profondamente nascosta".
Gli esseri umani sono pedine inconsapevoli di un disegno di cui sfugge (e sempre sfuggirà) la trama complessiva. Sono d'accordo. Unica mia obiezione: Dio, il Dio di Bly, non esiste; esiste, invece, il suo opposto: Ubik, il Demiurgo malvagio, Azathoth, Satana.
Siamo pezzi su una scacchiera la cui unica ratio è il caso, l'infelicità e la Morte.
David Tibet (demiurgo dei Current), forse, acconsentirebbe.
Capolavoro, poche storie. Lo ascoltavo proprio domenica pomeriggio. E' un richiamo fortissimo, ed ogni tanto ne ho bisogno.
RispondiEliminaGrazie! Avevo ascoltato solo How He Loved the Moon. Però mi concedo una glossa a margine: "Siamo pezzi su una scacchiera la cui unica ratio è il caso, l'infelicità e la Morte."
RispondiEliminaSiamo per questo anche liberi nella nostra leggerezza e un briciolo di senso che diamo alle nostre traiettorie, anche se irrilevante su una scala cosmica, conta di più dell'ordine magniloquente stabilito fin dall'eternità. Siamo liberi come Sisifo, per dirla con Camus. "Je vois cet homme redescendre d'un pas lourd mais égal vers le tourment dont il ne connaîtra pas la fin...La lutte elle-même vers les sommets suffit à remplir un cœur d'homme... Il faut imaginer Sisyphe heureux".
Ciao e grazie per le tante idee del blog.
Franco