giovedì 26 giugno 2014

Born to lose - Heartbreakers - L.A.M.F. (1977)/David Johansen - David Johansen (1978)

"Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Qual è il contenuto di questo 'no'? Significa, per esempio, 'le cose hanno durato troppo', 'fin qui sì, al di là no', 'vai troppo in là' e anche 'c’è un limite oltre il quale non andrai'. Insomma questo 'no' afferma l’esistenza di una frontiera ... il movimento di rivolta poggia, ad un tempo, sul rifiuto categorico di un’intrusione giudicata intollerabile e sulla certezza confusa di un buon diritto, o più esattamente sull’impressione, nell’insorto, di avere il 'diritto di…'. Non esiste rivolta senza la sensazione d’avere in qualche modo, e da qualche parte, ragione ... 
La rivolta, in senso etimologico, è un voltafaccia. In essa, l’uomo che camminava sotto la sferza del padrone, ora fa fronte. Oppone ciò che è preferibile a ciò che non lo è".
Questo è Albert Camus, ne L'uomo in rivolta. Al divenire insensato della storia Camus opponeva la forza dell'uomo ribelle e creatore di solidarietà ... schietta filosofia europea: abiura del nichilismo e dell'Ultimo Uomo, colui che rende tutto materiale, piccolo, insignificante ... l'Uomo pago di se stesso e delle proprie carabattole, moderno, modernissimo, creatore di nulla, catatonico ...
Ed ecco la schietta filosofia americana di Thunders e (forse) Johansen: l'Ultimo Uomo l'abbiamo in casa, noi americani ... non l'abbiamo prodotto noi, ma sicuramente ne siamo i cantori e gli apologeti ... 
Solidarietà?Balle ... La rivolta è giocarsi tutto ... da pari a pari col mostro ... e fare il contrario di quello che si aspettano da noi ... tutto sul piatto ... E se si vince? 
Dipende: qualche vigliacco s'intasca da subito i quattrini e si adatta da pecora qual è, altri - i migliori - ributtano il malloppo sul tavolo verde sino all'ultimo centesimo ... giocano al raddoppio con la morte infinita (o con la vita, con lo stato, con il destino: fate voi) sapendo di mettere inevitabilmente in conto la propria autodistruzione ... c'è un piacere nel vivere ai limiti che consiste nella possibilità dell'annientamento ... d'altra parte che gusto c'è a entrare nella tomba tutti interi ... e si badi: tutto questo non lo pensiamo, per carità ... non siamo filosofi ... tutto ciò è naturale come il respiro ... come un movimento involontario dettato da un istinto atavico di pericolo e salute ... scorre nel nostro sangue, insomma, sin da quando siamo nati. Nati per perdere.

5 commenti:

  1. L.A.M.F. credo di averlo ascoltato fino allo sfinimento e poi ancora e ancora e ancora e ancora...

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  2. È possibile non commettere alcun errore, e perdere comunque. Lo diceva addirittura il capitano Picard, quello di Star Trek.
    E quante volte invece accade che qualcuno faccia le peggio cazzate, eppure alla fine sollevi comunque la coppa al cielo? Nello sport, nel lavoro...
    Per una mente razionale ce n'è abbastanza per andare fuori di testa. Forse per questo esiste la musica, l'arte...per impedirci di sprofondare nel baratro.
    Eppure, pensandoci bene, quante volte nella piccola storia del rock, si sono fatte le cazzate più abominevoli e si è lo stesso alzato la coppa?
    Aiuto!

    Salut mes amis!

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