giovedì 22 marzo 2012

Swans – Discografia completa 1/3: Filth (1983)/Cop (1984)/Greed (1986)



Fondati a New York da Michael Gira e Jonathan Kane, nei primi anni Ottanta, gli Swans* hanno dato vita, in quasi trent'anni (l'ultimo disco, dopo quattordici anni di silenzio è del 2010), a una delle discografie più radicali ed impervie mai esibite dal rock.
Discendono dai Chrome, preconizzano l'industrial più cupo (quello dei Cop Shoot Cop, ad esempio), e, ideologicamente, sono affini ai Throbbing Gristle; pur privi del fascino nichilista e morboso degli inglesi, essi calcano però, consapevolmente, i sentieri da loro tracciati nei territori più desolati dell'animo umano; anzi, l'impressione è che, dopo le vociferazioni di Genesis P. Orridge e compagni, tutto sia stato detto o fatto: non rimane, da un luogo eminente che abbracci la sconfinata desertificazione dell'umanità attuale, che decretare la fine della speranza e recitare le ultime definitive litanie funebri. Il turiferario Michael Gira, su un tappeto di chitarra noise e d'una monumentale sezione ritmica, declama, angoscioso, il desolante lascito testamentario sulla“più perniciosa razza di ributtanti vermiciattoli cui la natura abbia mai permesso di strisciare sulla terra”*.
Filth (Right wrong, Stay here, Gang) è una collezione di disperanti trenodie; Cop ripete la struttura della precedente opera, ma, se possibile, ne accentua le cadenze rituali: il suono è più rallentato e massiccio, grazie alla chitarra di Westberg che amplia il suo imperio, con distorsioni e feeback inesorabili (Your property, Thug, Cop, una Half life alla Black Sabbath); Gira ruggisce come un predicatore millenarista.
Siamo in territori di confine; oltre non si trova che la dissoluzione, musicale e concettuale. Un passo decisivo di fronte al quale letterati, filosofi e scienziati sommi vacillarono: alcuni scelsero il silenzio; altri il gran rifiuto, i più conseguenti s'incamminarono oltre. Fuori dell'angusto cono di luce della ragione umana ci si spinge a proprio rischio: il prezzo da pagare è enorme: Nietzsche e Cantor, fra gli altri, impazzirono coerentemente; Huysmans si gettò ai piedi della croce (l'alternativa era un proiettile nel cervello); Gira si ritrae dall'orizzonte degli eventi che rischiava di inghiottirlo (e di indurlo artisticamente alla catatonia e all'autoparodia) e, grazie alla collaborazione di Jane Jarboe (voce e tastiere; sua compagna anche nella vita), derubrica l'impatto delle prime incursioni in un suono più sommesso, vicino ad alcuni accenti di Black Tape for a Blue Girl, ma, a differenza di questi, semplice e austero come un chiaroscuro d'architettura gotica; la bellissima Fool, lenta e profonda come una processione liturgica, assieme a Greed e Heaven, riassumono la nuova estetica degli Swans.
Nei capitoli successivi tale svolta partorirà i capolavori Children of god e White light from the mouth of infinity, che pubblicheremo (assieme a tutti gli album e gli EP di studio).

* Michael Gira, voce; Harry Crosby, basso; Norman Westberg, chitarra; Jonathan Kane, batteria; Roli Mosimann, batteria; Jane Jarboe (Greed), tastiere.
** Jonathan Swift, Gulliver's travels (righe finali dell'episodio di Brobdingnag).

3 commenti:

  1. Li riascoltavo ieri sera. Visti lo scorso marzo a Verona: ancora devastanti, un vero e proprio tour de force di due ore e mezza! : )

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    1. Purtroppo no. C'erano Gira, Westberg ed altri quattro ceffi poco raccomandabili tra cui un vichingo di nome Thor che martellava sui gong. Più che un concerto una spedizione punitiva : )

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