La giusta fortuna del disco è riposta senza dubbio nei ventidue minuti della composizione Blend, capolavoro-suite strumentale che inaugura l'opera; Blend è una sorta di raga orientale (suonato da un americano di New York!) in cui la musica, nella sua concrezione più alta, si svela per ciò che è, da sempre: una imitazione (ed evocazione) inconscia di ritmi e pulsioni ancestrali, stratificati in noi dopo centinaia di migliaia d'anni d'evoluzione biologica. Quando il ritmo degli strumenti (chitarre, percussioni) riesce a ripetere (e, quindi, a render manifesto) ciò che in noi dorme o pulsa sotterraneo da tempi immemori, ecco, abbiamo la musica nella sua forma più pura.
Una musica, in tale accezione, priva di qualsiasi caratteristica che la definisca come genere o come tratto distintivo d'una particolare cultura (o, peggio, d'una particolare nazione).
Quando ciò accade desideriamo che tale miracolo si protragga per sempre: venti trenta minuti, ore ... non interessa ... in tali frangenti siamo davvero uomini del mondo.
Le altre quattro tracce del disco sono più individuabili; vi è persino una fantasia dedotta dai Carmina Burana di Carl Orff: troppo facile.
E tuttavia quei ventidue minuti non possono ignorarsi: questa è la musica, questo il monumentum aere perennius, l'arte universale, indistruttibile.
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Mi piace congetturare che i Doors di The end ascoltarono con profitto Blend.
Notare la data: 1963!
RispondiEliminaUn disco enormemente avanti per il suo tempo.
Alla faccia di Love me do.
EliminaUn affettuoso pensiero, visto che ci siamo, anche per il Maestro Robbie Basho! O no?
RispondiEliminaMi hai dato un'idea.
EliminaRobbie la prossima settimana.
Grazie! Spero che anche a te piaccia il cantato di Robbie, che a quanto pare non è molto apprezzato.
RispondiEliminasi oltre the end, anche spanish caravan,si rifà a queste atmosfere. adesso oltre Basho,ci vuole anche John Fahey.
RispondiEliminaGià pubblicato il grande Fahey:
Eliminahttp://isle-of-noises.blogspot.it/2013/10/john-fahey-america-1971-1998-reissue.html
musica assoluta come dici, se pensi che siamo nel '63 è straordinario! Penso che si, che i Doors si siano largamente ispirati, specie il chitarrista. Il tipo di accordatura comunque "conduce" a suonare quelle note. Grazie per avere postato questo album che non conoscevo e che è stato un sorpresa.
RispondiEliminaInteressante notazione questa dell'accordatura.
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